“«Ama il tuo sogno se pur ti tormenta»:
passione della libertà / obbligo della liberazione”

Incontro nazionale PO / Viareggio, 30 aprile – 2 maggio 1999


Interventi


Siamo alla fiera delle diversità. Questo intervento sarà sicuramente diverso da quello di Nicolino. Sarebbe bello, ma il tempo e l’organizzazione non ci consentono un dialogo e un confronto più serrato. Diversità è ricchezza. Devo ringraziare Reginato perché mentre parlava mi si riscaldava il cuore all’ascolto delle Scritture. E Cesare perché ha stimolato la testa, anche se mi viene da osservare che la sua è una prospettiva molto eurocentrica.
Questo incontro assomiglia più ad un seminario che ad un convegno. Seminario nel senso etimologico, come luogo dove si mettono semi a germogliare. Ma dagli interventi preordinati si avverte che questi semi sono già divenuti piante. Avrei voluto preparare qualcosa anch’io consultando gli amici, i figli, la moglie ed ho suggerito il tema in forma semplice: liberazione da…, libertà per… Ma non sono arrivati contributi. Mi sarebbe piaciuto fare come una litania con i vari apporti in un linguaggio scarno ed essenziale. Così propongo solo le mie riflessioni.

 

1. Liberazione da… i pregiudizi. Libertà per… la verità


Sullo sfondo c’è la frase del vangelo: La verità vi farà liberi.
Offro, per farmi intendere con semplicità, questo disegno che porta in sé contemporaneamente due immagini (Gestalt). A prima vista chi ne coglie una chi l’altra e ognuno è convinto di vedere il giusto. Sente che i suoi sensi gli dicono il vero e trova difficoltà a spostare la sua attenzione su un aspetto del disegno che sembra non esserci. L’osservatore influisce sull’oggetto osservato a partire dalla sua capacità di recezione. Dice Gesù: …togli prima la trave dal tuo occhio e poi potrai…
Cogliamo solo una parte della realtà perché il nostro occhio è limitato e spesso deviato. Ci sono pregiudizi, condizionamenti che ci tolgono la libertà di abbracciare globalmente le cose e noi stessi. La tendenza naturale è quella di fare riferimento da un solo paradigma di lettura, mentre la libertà consiste nel poter saltare tranquillamente da un paradigma all’altro. Questo ci apre il cuore ad un atteggiamento di umiltà, come dice Mario Signorelli, di flessibilità, che non nasce dalla nostra virtù e dalla nostra bontà, ma dalla coscienza del senso del limite. Ci rende molto più concreti e disponibili ad ascoltare. Stare fissi su una sola immagine, qualche volta, non significa essere fedeli, ma infilarci su una strada dove la coerenza ci blocca come una prigione, inducendoci un atteggiamento di nevrosi che ci paralizza e ci fa girare su noi stessi.
Gesù ci promette: Lo Spirito vi farà accedere alla verità tutta intera.

 

2. Liberare che cosa?


a. Liberare la Parola che è dentro di noi, ognuno ha la sua, originale, inedita, che non è assoluta, ma è storica proprio quella lì che siamo noi.
b. Liberare l’energia che portiamo dentro. Quella forza che anima tutto il nostro essere, dalle parti materiali a quelle più elevate. Come suggeriscono alcune filosofie orientali e le medicine olistiche.
c. Liberare il respiro, che sale dal diaframma, che esce per rientrare. Ci dà vita la ruah, la materna tenerezza di Dio che non ci abbandona mai­.
d. Liberare il Risorto che abita dentro di noi, alcune volte ancora nascosto sotto la pietra rotolata davanti al sepolcro. Liberiamolo come si libera il respiro. Se esce è Risorto, e noi siamo vivi con Lui che è vivo.

 

3. Chi libera chi


Ramona ieri ha fatto una domanda interessante a proposito di maestri e discepoli.
Vorrei dare il contributo per una risposta.
a. Lida, la mia sposa mi può liberare, come io posso liberare lei. Siamo nella grande categoria donna/uomo. Lungo cammino di schiavitù e di liberazione.
b. I figli/e possono liberare i padri e le madri. Hanno il potere di metterci a nudo, e rigirarci come si fa con un calzino. Ti prendono dal fondo e ti fanno vedere il tuo rovescio, alcune volte in modo crudo che è difficile accettare.
c. Il laico libera il prete. È un po’ dura. Si avverte bene il potere di chi ha la giurisdizione e l’ordine (per dirla con le parole di Nicolino) e chi non ce l’ha. Basta saltare il muro della gerarchia per accorgercene. Senza rimpianti. È da lì che passa una strada di liberazione e forse anche la storia dei PO.
d. L’alunno libera il maestro dalla propria presunzione di sapere. Ho la fortuna di provare la via di liberazione che mi propongono i pazienti psichiatrici che seguo al Centro Diurno. Gliene sono molto grato.
e. Il nemico ci libera dall’odio, come nessuno può fare meglio. Gesù dice: Amate i vostri nemici. Non per darci un difficile comandamento in più, ma per indicarci la strada della vita e della verità. La chiave per accedere in parti di noi stessi chiuse ermeticamente, i nostri egoismi, ce l’hanno solo i nostri nemici, solo chi ci fa soffrire. Da una ventina di anni ci troviamo con un gruppo di famiglie, come in un Villaggio virtuale. Chi abita vicino, chi un po’ più lontano. Negli ultimi due anni è stato difficile vivere come prossimi. Qualcuno mi ha avvertito come avversario, come nemico. Ho dato sofferenze e ho subito sofferenze. Ognuno di voi sa quali storie si snodano dentro la casa e nelle comunità. Queste sono chiavi che entrano nella toppa giusta.
f. La guerra e la violenza sono dentro di noi. prima che nel Kossovo e nella Serbia. Io sono violento, non so quanto e fin dove. Devo riconvertire questa radice. Se ognuno di noi permettesse al Risorto di estirpare la radice dal profondo si asciugherebbe l’acqua che alimenta i conflitti.
g. Devo confessare che mentre vi sto parlando il mio io gongola. È una strada difficile liberarsi dall’ ego. È un sogno. Arrivare ad essere trasparenti, permettere il dispiegamento della luce senza ostacoli. Per gli orientali è l’immersione nel universale, come la goccia che si fonde nell’oceano. Per noi che vogliamo camminare seguendo Gesù è entrare nel flusso che va dall’alfa all’omega nel grande mistero della riconciliazione cosmica.

Mario Facchini


 

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