“IL VANGELO NEL TEMPO:
SENSO DI UNA VITA”
Incontro nazionale PO / Viareggio, 28-30 aprile 2000

Interventi


 

Riprendo alcune riflessioni che avevo espresso a Viareggio nell’ultimo incontro dei PO. Cesare Sommariva, di ritorno da Cuba, aveva letto e distribuito il discorso pronunciato da Fidel Castro all’inaugurazione del Vertice dei Paesi del sud a La Habana il 12 aprile 2000, che presenta un’analisi puntuale e rigorosa della situazione mondiale con un titolo significativo: “O ci uniamo e cooperiamo strettamente, o ci aspetta la morte”.
Tale discorso aveva suscitato in alcuni qualche perplessità quasi che le affermazioni di Fidel Castro fossero meno attendibili a causa della complessa situazione attuale a Cuba, del suo futuro problematico e dei limiti e errori di ogni rivoluzione nata da lotte di liberazione.
Nell’ambito della tematica di Viareggio, molto ampia, “Vangelo e tempo”, mi sembra molto opportuno, anzi questione “di vita o di morte” (v. titolo del discorso di Fidel), richiamare l’urgenza del “ridare la vista ai ciechi”, l’imperativo della verità, per smascherare la menzogna che copre, nasconde la verità.
Il diritto alla vita nel nord e nel sud del mondo è diritto, troppo spesso negato, alla verità, diritto a conoscere come funziona il “sistema”. 
Una menzogna a lungo ripetuta diventa verità.

Ignacio Ellacurria, rettore della U.C.A., l’università dei gesuiti a San Salvador, nel 1989 pochi mesi prima di venire ucciso con altri suoi compagni, aveva scritto un articolo in preparazione al 500° anniversario della scoperta dell’America che in America latina è, con più precisione, chiamata “conquista”.
Ellacurria sosteneva che non è vero che l’Europa ha scoperto l’America, ma piuttosto è stata l’America a scoprire l’Europa, l’occidente cristiano.
È l’America che ha tolto il velo, scoperto, e ha fatto conoscere il vero volto dell’occidente. Questo significa dare il giusto nome alle cose, fare pulizia del linguaggio e del nostro descrivere e commentare gli eventi e le storie degli uomini. (Si consiglia la lettura de “Il mondo alla rovescia” di E. Galeano, ed. Sperling e Kupfer, 1999).
Ridare la vista ai ciechi, aiutare ad aprire gli occhi.
“Annunciare la vista ai ciechi” dice Gesù a Nazareth, citando Isaia, anzi integrandolo, perché questo elemento della profezia non è presente nel testo di Isaia. È significativo e illuminante quell’annunciare” nella traduzione letterale del testo di Luca.
Annunciare il modo corretto di vedere e denunciare la menzogna, il velo che copre la verità vera degli eventi e delle opere umane. Acquisire e comunicare strumenti di analisi, di conoscenza, per ricostruire consapevolezza, perché poi ciascuno faccia scelte con responsabilità.
Personalmente, ho maturato questo modo di guardare gli eventi e le storie umane dal punto di vista delle vittime del sistema vivendo, intensamente, per alcuni anni in una situazione di lotta di liberazione nel Salvador in Centroamerica.
È la profezia permanente del povero. Il povero che si ribella, che lotta perché ha colto la logica iniqua del sistema, è attendibile, credibile e va ascoltato, non perché è esente da limiti ed errori, ma perché mette in crisi la giustizia-giustezza del “sistema…”.
Il povero è profeta non perché buono, onesto, ma perché povero.
Gustavo Gutierrez inizia il suo commento al libro di Giobbe (“Parlare di Dio a partire dalla sofferenza dell’innocente”, ed. Queriniana) con questa poesia di Juan Gonzalo Rose:


LA DOMANDA

Mia madre mi diceva:
Se uccidi a sassate gli uccellini bianchi,
Dio ti punirà,
se picchi il tuo amico
quello col faccino da asino,
Dio ti punirà.
Era il segno di Dio
delle due asticelle,
e i suoi dieci comandamenti teologali
potevano stare nella mia mano
come dieci dita in più.
Oggi mi dicono:
Se non ami la guerra
Se non uccidi una colomba al giorno,
Dio ti punirà,
se non picchi il nero,
se non odi il rosso,
Dio ti punirà,
se al povero dai idee
anziché dargli un bacio,
se gli parli di giustizia
anziché di carità,
Dio ti punirà,
Dio ti punirà.
Non è questo il nostro Dio,
vero, mamma?

Bruno Ambrosini


 

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