SULLA STRADA DEGLI UOMINI E DELLE DONNE
VIVERE L’OGGI… APRIRE L’AVVENIRE
Incontro internazionale PO / Strasburgo, 2-4 giugno 2001


L’intervento dei PO portoghesi

 


In Portogallo le prime esperienze di preti al lavoro in fabbrica iniziarono subito dopo il Concilio Vaticano II. A quel momento molti seminaristi lavoravano durante le vacanze ed alcuni continuarono a farlo anche dopo l’ordinazione. Si trattava soprattutto di preti diocesani delle regioni più industrializzate (Lisbona e Porto).
Ma la prima vera esperienza organizzata fu quella di un piccolo Istituto Religioso denominato “Il Regno di Dio” (Le Royaume de Dieu), fondato da un prete della diocesi di Lisbona per occuparsi del mondo popolare e scristianizzato. Tale istituto fu fondato agli inizi degli anni 60 e si istallò nella regione denominata “Alentejo”: tra Lisbona e la Spagna, regione di grandi proprietà; il suo fondatore morì nel 1965. I membri di tale istituto giunsero nella regione di Setubal, a sud di Lisbona, di scarsa pratica religiosa formata da una popolazione di grande emigrazione proveniente da Alentejo, la zona più scristianizzata del Portogallo. Questi preti vivevano insieme, lavoravano in fabbrica lasciando una testimonianza che ancor oggi continua.
In un primo momento non vi era nessun legame tra preti, religiosi e religiose che esercitavano questo ministero di lavoro in fabbrica.
Nel 1970 giunsero in Portogallo i primi figli della Carità, il cui carisma è l’evangelizzazione della classe operaia. La comunità contava quattro membri di cui due erano preti al lavoro, ambedue portoghesi. Essi vivevano a Lavradio, nelle vicinanze (a fianco) di un grande complesso industriale, il “CUT” che contava più di 10.000 operai. Una regione scristianizzata, di forte marca comunista, e di opposizione organizzata alla dittatura, regione di intensa vita associativa ed in preda alla lotta operaia. Nel 1970, i tre PO di questa Congregazione vanno ad abitare a Almada, a fianco del cantiere navale di Lisnave che all’epoca contava più di 10.000 operai.
Così, nel 1970, all’epoca della rivoluzione “des oeillets”, questi PO vi erano completamente integrati e partecipavano attivamente alle lotte sindacali e politiche che si svolgevano, nella maggior parte dei casi, nella clandestinità. Poterono così partecipare al grande movimento di massa che precedette il 25 aprile 1974 (data della rivoluzione): scioperi, lotta e
solidarietà nei riguardi dei prigionieri politici, lotta contro la guerra coloniale e in seno alle associazioni, interventi in favore dell’educazione e della cultura operaia.
Gli anni seguenti furono di grande lotta e conquista operaia: diritto di sindacarsi, libertà sindacale nelle imprese, contratti collettivi, 30 giorni di ferie pagati al tasso di un mese di salario, 13ª mensilità a Natale e in molte fabbriche diritto di participazione alla gestione dell’impresa e interdizione di licenziamento senza giusta causa, ecc.
Alla fine degli anni 70 giunsero in Portogallo tre Congregazioni di Religiose francesi: le Ausiliatrici della Carità, i Fratelli e le Sorelle delle Campagne che mandarono al lavoro alcuni loro membri.
Nel 1981, i PO come pure i religiosi e le religiose al lavoro incominciarono ad incontrarsi a livello nazionale. Eravamo più di 25 ed un teologo domenicano ci aiutava nella riflessione. Ci riunivamo due volte all’anno. Questo gruppo è oggi ridotto: meno di 10 membri. Questo gruppo era e lo è ancora composto di religiosi e partecipa, nella misura del possibile, agli incontri europei dei PO.
Partendo dai nostri incontri di questi ultimi trent’anni, ecco gli interrogativi che stimiamo più importanti:
1 – Lo sfruttamento esercitato sul lavoratore si è andato approfondendo durante questi anni e, se oggi il lavoro è meglio pagato, ciò non toglie l’esistenza di una grande precarietà che è un’alternativa alla disoccupazione. Il settore maggiormente a rischio è quello dei servizi: è a questo settore che i salari sono i più bassi. Esistono molti lavoratori clandestini che lavorano per loro conto, sotto coperta, senza essere dichiarati alla Sicurezza Sociale.
2 – Oggi regna imperante il liberalismo: sistema totalitario, secondo noi, che pretende essere il solo sistema economico e il solo capace di rispondere a tutte le problematiche inerenti alla persona umana: economiche, ma anche culturali, sportive, religiose, familiari, sociali, di salute, ecc. Si propone a tutti l’acquisto del benessere e della felicità.


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