REINVENTARE LA VITA: TRA CONTINUITA’ E DISCONTINUITA’
Incontro nazionale PO / Bergamo / 28-30 aprile 2005
Una maledizione che i cinesi lanciavano ai loro nemici era:
“Ti auguro di vivere in tempi interessanti”.
Da diversi anni mia moglie Naida, io, Paola Bittini – alla quale facciamo i nostri auguri di totale guarigione, dopo l’incidente che ha subito – ed altri amici seguiamo con piacere i Preti Operai nei loro incontri ed anzi con molti di loro continuiamo ad avere tempi di condivisione durante tutto l’arco dell’anno.
Questa volta, in Paradiso, a Bergamo, mi è stato chiesto, durante una di quelle piacevolissime chiacchierate che ci coinvolgono tra una impegnativa seduta e l’altra, di esprimere a questa tappa della strada, una riflessione su di loro sia generale sia in senso temporale. E allora, a due mani, Naida ed io, tentiamo di buttare giù alcune righe che esprimano, non senza difficoltà, i pensieri a volte incerti e le sensazioni positive che, queste sì, sono ben chiare nel nostro cuore.
Per sgombrare il campo da ogni equivoco: si proviene da un’autoeducazione che vedeva nelle istituzioni temporali religiose un qualcosa di fortemente negativo: per dirla per lo meno con le parole di un grande filosofo dell’ottocento, Karl Marx, “Le religioni sono l’oppio dei popoli”; beh, considerato cosa è stato fatto di terribile nel passato da tanta chiesa e, peggio, cosa viene fatto di negativo nell’”evoluto” presente in nome di Dio, in tema di droghe più che l’oblioso oppio mi viene alla mente il violento e prevaricatore “crack”. Detto questo nel ’90, durante le azioni di movimento contro l’entrata in guerra dell’Italia – guerra che dura ormai da ben 15 anni per opera dei governi di sinistra e di destra – abbiamo l’occasione di incontrare Beppe, Don Beppe Socci che sarà per noi un amico ed un maestro , e Luigi Sonnenfeld e la Comunità del Porto e poi Balducci, la Zarri, Enzo Bianchi, Bettazzi e scopriremo poi Tonino Bello, Turoldo, Romero, Boff e così tanti altri, da capire, finalmente anche noi un po’ duri di comprendonio, ma soprattutto ignoranti e pieni di pregiudizi, che all’interno delle Religioni (per lo meno quelle che conosciamo meglio) esistono più chiese di quelle ufficiali; e la chiesa/e che scoprivamo ora era frequentemente più avanzata nel senso della costruzione di una società realizzata sui diritti umani ed attiva per un mondo più equo di quanto facesse parecchio illuminismo sedicente di sinistra. Così quando Beppe, dopo avercene parlato, ci offerse di accompagnarlo a Camaldoli per conoscere i PO accettammo con piacevole e curiosa aspettativa. A Camaldoli l’esperienza fu intensa. Non solo per gli interventi di livello alto e praticamente privi di ambiguità, qualità che apprezziamo fortemente, ma soprattutto perché entrammo in contatto con persone dall’apertura mentale inaspettata. Differenti, ognuno con la sua peculiare cultura e personalità, ma pronti al dialogo e generosi, molto generosi, nel dare la loro amicizia.
Nella nostra esperienza “politica” molto raramente la parola compagno coincideva con la parola amico. Tra i PO la cosa è stata invece speculare, prima ci è stata offerta l’amicizia e solo con quella premessa si è divenuti compagni di cammino con una medesima meta, anche se lungo vie diverse.
Da allora gli incontri sono avvenuti a scadenze regolari nel trascorrere degli anni e gli avvenimenti internazionali e locali hanno macinato molte certezze e sicurezze scompaginando le carte del gran gioco delle vite. Di conseguenza anche le nostre hanno subito quegli assalti esterni, per lo più non programmati, che, sommati a quelli inevitabili personali, hanno percosso dolorosamente l’anima. Giocoforza abbiamo visto i momenti di incontro farsi più intimi e le soluzioni ai dubbi a volte risolversi in aspetti meno vivaci. Alcuni hanno deciso per altre forme di ricerca, altri sono rimasti più fedeli alle scelte fatte lottando su posizioni a volte apparentemente lontane. Poi, ai nostri occhi, quest’anno abbiamo avuto la piacevole sensazione di un nuovo apparire di energie, quasi che una fase si stesse cambiando in un’altra, non migliore, ma diversa, più dinamica. Forse è anche l’effetto del maggior tempo a disposizione per molti dovuto a vari fattori, non ultimo la disponibilità acquisita con il pensionamento, o forse di una maggiore laboriosità che segue ad un periodo di riflessione. Non siamo in grado di esprimere un concetto netto (…e poi ricordiamo sempre gli errori di valutazione commessi in passato): si tratta di percezioni, ma pur sempre, a nostro giudizio, reali e piacevoli.
Considerando comunque concreto questo momento, resta la nostra valutazione di solida gratitudine nei confronti di questi nostri amici. In un tempo storico così “interessante”, pieno di dubbi all’osservazione di tanti cambiamenti di bandiere, di tanti netti tradimenti, della spaventosa percezione di una regressione a stadi storici più vili, i PO e tutti coloro che a loro sono vicini – e ne conosciamo ogni volta di nuovi – restano un punto fermo con il quale scambiare i riferimenti più alti e quella bella parola che si chiama ideale.