REINVENTARE LA VITA: TRA CONTINUITA’ E DISCONTINUITA’
Incontro nazionale PO / Bergamo / 28-30 aprile 2005


 

Il titolo del nostro incontro bergamasco va proprio bene per uno come me, che ha ancora davanti a sé non più di 30 giorni lavorativi prima di toccare la riva del pensionamento… mi toccherà proprio cambiare la vita (ed era ora! – e ne sono passati di giorni da quando ho cominciato a pormi il problema di reinventarla…).
 Sia chiaro: in questi 35 anni, di reinvenzioni ne ho dovuto fare tante, sicuramente molte più del prevedibile:
– prima la scelta di farmi prete, poi quella del prete-operaio
– poi, due volte, la perdita del posto di lavoro in fabbrica (e non è roba indolore!)
– poi la parentesi del Rwanda nel pieno di un terribile scontro mortale

– infine il posto di lavoro (???) conquistato collettivamente in un ente pubblico
 …e tra poco, finalmente, la pensione! un’altra fase nuova della mia vita, che mi sento disponibile a vivere, in continuità con le altre fasi precedenti, come risposta ad una chiamata che ancora bene non conosco…

Oggi però vorrei sottolineare quanto sia necessario, in continuità con le grosse scelte che ciascuno di noi ha fatto all’inizio del suo percorso di PO, reinventarci la vita di fronte al NUOVO-TREMENDO che sta avanzando su tutto il globo (globalizzazione, no?) e che ci riguarda tutti, indipendentemente dal fatto che siamo in pensione o che non lo siamo, che siamo attivi più o meno dentro la chiesa istituzionale o no…
Da quando abbiamo iniziato il nostro percorso in classe operaia a oggi, il quadro che fa da sfondo alla vita sul pianeta è cambiato, e sono diventate ben più visibili di 30 anni fa alcune pesantezze – nefandezze contro le quali allora anche noi ci eravamo messi in movimento. Si potrebbe dire che le contraddizioni si sono innalzate a un livello superiore, sì; ma allora è necessario aggiungere che a contraddizioni più elevate devono corrispondere risposte nostre più adeguate.

Perciò faccio tre ulteriori sottolineature: nella linea della DISCONTINUITÀ ci tocca riconoscere che il cambiamento radicale della realtà sociale non sembra più possibile attraverso quei partiti e quei sindacati nei quali trent’anni fa molti di noi si sono impegnati con le loro energie migliori: occorre, a mio avviso, reinventare davvero i modi del fare politica come i modi del fare sindacato; soprattutto occorre, a questo punto, credere davvero che i soggetti del cambiamento sociale non sono quelli che si pensava allora (e tantomeno siamo noi stessi!); forse però è vero che, seguendo percorsi imprevedibili, si stanno formando sul pianeta nuclei di nuova “classe operaia” e/o di “società civile”, della quale saranno parte attiva, forse, qui, anche quei migranti a cui noi abbiamo “ceduto” i lavori meno retribuiti e più faticosi o più nocivi.
Nella linea della CONTINUITÀ (non solo con le scelte che accomunano forse tutti i PO, ma anche con le origini del cristianesimo) a me sembra che questi siano tempi in cui affermare con energia all’interno del mondo ecclesiale la necessità di dire con chiarezza due NO:

  • NO all’imperatore, come i cristiani dei primi secoli.
  • NO alla religione asservita all’imperatore (come Francesco d’Assisi e don Milani e… ?).

Insomma, due NO che la Chiesa e le Chiese (e le grandi religioni della storia umana) dovrebbero dire a voce alta e praticare a testa alta; due NO che mettono in continuità noi cristiani con le scelte dell’uomo Gesù Cristo, duemila anni fa, e di molti altri esseri umani di tutti i tempi, cristiani o no, credenti o no.
A sostegno e nutrimento delle scelte indicate nei due punti precedenti non può non esserci un profondo sguardo di speranza, se vogliamo essere di quelli che attendono e operano per un futuro dell’umanità migliore del presente; cercando di superare la tentazione nella quale è facile cadere sulla soglia della vecchiaia, diventando tetri annunciatori di un futuro di morte. Non so per voi, ma per me una foto come quella riprodotta qui (siamo a Cosenza, nel novembre 2002) è stata ed è sempre una grande boccata d’ossigeno…

Luigi Consonni

Cosenza / 23 novembre 2002


 

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