“A 40 anni dal Concilio: dov’è la Chiesa dei poveri?”
Vorrei dire due cose perché sono stato provocato dal precedente intervento di Gabrielli. E di questo lo ringrazio. Avevo letto un pensiero che lascio qui, un pensiero di un biblista, non importa il nome che non ricordo nemmeno: egli diceva che i “poveri di spirito” sono i cretini, quelli che mangiano, dormono e basta.
Neanche Dio mi obbliga a fare l’elemosina e a vendere le cose che ho, perché a me la povertà non piace. Diventa amabile se mi innamoro. Sia ben chiaro e ritengo questo sia verità: se sono un innamorato di Dio, della gente, non ho paura di vendere tutto.
Allora non è più un obbligo. È l’innamoramento che mi porta avanti, altrimenti sento che questo Dio mi fa rinunciare oggi alle scarpe, domani alla pagnotta, e dopodomani mi girano i carismi.
Vi ringrazio. Voi non vi rendete conto, e questo non importa, del bene che mi avete fatto in questi anni, da quando ci siamo trovati, dalle prime volte. È stata per me una cosa immensa.
Se venite a trovarmi la porta è aperta.