INCONTRO NAZIONALE 2006 PO E AMICI
“A 40 anni dal Concilio: dov’è la Chiesa dei poveri?”

 
A quarant’anni dal Concilio siamo tutti d’accordo nel dire che l’ideale della chiesa dei poveri è stato distrutto.
Io mi sono fatto un’immagine che mi aiuta a comprendere almeno in parte quello che è successo e che continua a succedere dentro questa arrancante storia dell’umanità: mentre noi, che stiamo dalla parte del tentativo di trasformazione, dell’inventare il nuovo, facciamo una gran fatica a portare avanti i nostri sforzi, perché ci frammentiamo continuamente, ci spacchiamo, sprechiamo energie, progettiamo poco… Dall’altra parte il progetto di conservazione è molto più facile da immaginare e da sostenere …e funziona, purtroppo, anche se solo provvisoriamente, fin quando non esplodono nuove contraddizioni che obbligano i “conservatori” a rivedere i loro equilibri.
All’inizio degli anni 70, quando ero un giovane pretino, si parlava della Commissione Trilaterale che univa a livello mondiale i capi della finanza con le borghesie europee, americane e giapponesi; si è anche scritto di un loro progetto che prevedeva l’uso del mitra e insieme l’uso della croce…Da lì, io credo in Italia è venuto fuori il progetto del tentato golpe prima e poi della P2.
E adesso, se andate a rovistare da qualche parte, potete riconoscere che quel progetto è ancora in atto, anche se non si parla più di Commissione Trilaterale: lo stanno portando avanti per bene, comunque (in Italia la storia della P2 è proprio esemplare: il suo progetto è stato realizzato punto dopo punto, e ormai siamo alla fase conclusiva). Insomma, hanno volutamente distrutto i progetti di trasformazione, tra i quali c’era il sogno del Concilio Vaticano II e di papa Giovanni.
Così hanno lucidamente scelto di distruggere generazioni giovani con l’uso della droga: Gianni Agnelli sapeva qualcosa del traffico di armi in cambio di droga, perché era socio al 50% della Valsella, la fabbrica bresciana che ha riempito il mondo di mine in cambio di droga. L’amministratore della Valsella è finito in galera per questo (pochissimo tempo, per carità!), mentre Agnelli non è stato toccato… Si può dire insomma, senza timore di essere smentiti, che hanno trafficato per distruggere generazioni.
Andate a leggere Il rapporto Lugano di Susan George (Ed. Asterios): in cima alla piramide sociale hanno in mente che il capitalismo per sopravvivere ha bisogno che l’umanità diminuisca, per cui tutto quello che serve per diminuire la popolazione mondiale è bene che avvenga: malattie, stragi, guerre… Il capitalismo non è in grado di reggere un pianeta abitato da 6 miliardi di persone; stanno dunque procedendo alla diminuzione degli abitanti del pianeta per permettere al capitalismo di sopravvivere ancora un poco. Questo è quello che dice Susan George.

Per ora sono riusciti a distruggere ogni sogno di umanità nuova: vedete che fine hanno fatto fare – per ora! – agli ideali che stanno dietro alle parole comunismo e rivoluzione (e io ricorderò sempre con profonda ammirazione quei terroristi argentini che avevano per slogan “morir por el pueblo” (le parole di Caifa che sono state decisive per far finire Gesù Cristo in croce…).
A questo punto siamo qua: e io continuo a sostenere, almeno per me, che sia necessario “essere dentro“ un domani pensato e progettato collettivamente: metterci insieme a pensare e progettare permette di intrecciare le energie invece di sprecarle e disperderle; sapendo bene che il nemico le sue energie ce le ha belle e funzionanti ed efficienti. Il tutto tenendo in mente la parabola dell’amministratore disonesto: è bene imparare anche dai figli delle tenebre…

 
Un’altra cosa voglio dire, legata alla situazione in cui da buon pensionato mi sto impegnando, a Pioltello: siamo nel sufficientemente degradato hinterland milanese, dentro la frazione di Seggiano (ovviamente più disastrata del centro di Pioltello); più precisamente, dentro un pezzettino ancora più disastrato del resto di Seggiano, un rettangolo fitto fitto di palazzi di cinque piani, irrimediabilmente fuori norma, condannati al degrado (anche per mancanza di fondi pubblici), nel quale si è passati dal dominio della mafia e della ‘ndrangheta alle diverse mafie dei paesi di provenienza; o a quella delle cooperative che assumono per i lavori di carico-scarico ai magazzini generali della Esselunga, distanti da lì un paio di chilometri.
Al Centro Studenti che abbiamo aperto tutti i pomeriggi per sostenere dal punto di vista scolastico gli studenti superiori, ho tentato di incontrarmi qualche settimana fa con dei ragazzi di 15-16 anni: alla prima riunione c’erano 4 ragazzi, uno per ogni continente: un polacco, un pachistano, un egiziano e un peruviano… due con radici mussulmane, due con radici cristiane (…ma che cos’ha in comune il mio cristianesimo con quello polacco e con quello peruviano? e l’islam pakistano cos’ha in comune con l’islam egiziano?).
In quel posto dove mi trovo non mi pongo il problema della chiesa-dei-poveri, mi pongo semplicemente il problema dei poveri. Il popolo dei poveri è quello che adora Dio, Gesù Cristo, Allah. Non mi pongo neppure il problema dell’essere cristiano. Lì siamo piuttosto alla ricerca di una convivenza umana minimamente dignitosa tra poveri che arrivano da tutte le parti del mondo e che hanno bisogno di sperimentare che è vero, siamo fratelli… almeno tra di noi!
Un esempio? Due fratelli egiziani, 15 e 13 anni, vengono regolarmente dall’altra parte di Pioltello a fare un po’ di italiano con noi: la scuola pubblica ormai non ha più i soldi per fare queste cose… (che vergogna!). Un giorno arrivano altri tre fratelli egiziani, appena arrivati a Pioltello. Il più grande dei primi due mi prende in disparte per dirmi: “Stai attento perché quei due là ti rubano tutto“. Ho scoperto poi che i primi due sono musulmani del Nord d’Egitto, mentre gli altri tre sono cristiani del Sud. Li hanno educati allo scontro anche fisico, anche mortale tra loro…
Allora li ho presi e gli ho detto: “Qui dentro tra noi non si litiga: io sono italiano, quell’altro è polacco, quell’altro pachistano e voi siete egiziani. Qui dentro siamo tutti con la stessa sorte, con lo stesso destino, con lo stesso sforzo di costruire un mondo di fratelli.” Sarò stato un po’ predicatore – da buon prete! – ma mi è sembrato che capissero e approvassero.
Insomma, sto facendo questo cammino di umanità di poveri.
Quale Dio poi ciascuno di loro adorerà, proprio non m’importa.

Luigi Consonni


 

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