Incontro nazionale 2007
OPERARE GIUSTIZIA IN UN MONDO INGIUSTO
Memorie e prospettive
Interventi
Nella società italiana degli anni ‘70 vi erano delle grandi ingiustizie, che unificavano nelle lotte tutti i lavoratori.
I metalmeccanici, con l’FLM, cercarono di superare la separazione retributiva e normativa tra operai e impiegati, due classi considerate diverse.
Si sostenne la lotta per la disoccupazione, la casa, la sanità, la questione meridionale e altre grosse ingiustizie.
Erano filoni di interesse su cui tutta una società, e la classe operaia in particolare, anche se personalmente uno non era coinvolto direttamente, si lottava per una forte solidarietà sociale che esisteva.
Al giorno d’oggi nella realtà della fabbrica non ci sono più delle “macroingiustizie”, ma numerose “microingiustizie” su cui il sistema si regge.
L’organizzazione aziendale divide quanto più può quelli che ha al suo interno e che non hanno la forza di reagire.
Il lavoratore si trova a operare in piccoli gruppi di lavoro, nella maggior parte dei casi con una miriade di ditte che lavorano in subappalto.
Quando sono entrato in fabbrica tutti i lavori di impianti e manutenzione, mensa, pulizie, servizi di manutenzione, gestione delle centrali e della rete elettrica, telefonica, termica e idraulica venivano svolti da personale interno.
La fabbrica comprendeva tutto un corpo sociale. Ora, con gli sfoltimenti fatti con la ristrutturazione, la mobilità, la cassa integrazione, gli incentivi alla pensione, sono state eliminate tutte le categorie operaie. È rimasta in fabbrica la gestione del prodotto ed il commerciale.
Si vende il “Grande Sistema Radar” e si gestisce la parte pensante e realizzante del radar e tutto ciò che fa sistema col radar.
Per la realizzazione concreta del prodotto vi sono tante piccole aziende, le quali a loro volta distribuiscono il lavoro a ditte in subappalto. C’è una intermediazione dilagante di mano d’opera.
Si viene a formare una “Finanziaria appaltatrice” operativa che gestisce tutte le specialità di un “Global Service” lasciando a queste mini ditte il lavoro e la gestione dei lavoratori.
È un limpido sistema di sfruttamento che fa pagare tante ingiustizie e discriminazioni ai lavoratori che svolgono le attività.
A queste microingiustizie nessuno si oppone, e sfuggono a qualsiasi controllo. I lavoratori non riescono ad intervenire con lotte contro questo sistema di organizzazione del lavoro. Il lavoro è svolto da poche persone. Se una di esse si ammala o va in ferie non viene rimpiazzata da nessun’altra, e quelle che ci sono devono lavorare anche per l’assente.
L’anno passato abbiamo avuto un compagno di lavoro che con un infarto ed una ischemia è stato due mesi in coma ed ora è attualmente in riabilitazione. L’azienda non si è minimamente preoccupata di inserire un altro lavoratore, anche in via temporanea. Sono i lavoratori che stringono i denti e portano avanti il lavoro con una persona in meno.
E così vengono presi dei lavoratori precari a basso livello, che sono usati per dei lavori ad alto contenuto professionale e pagati col minimo contrattuale.
Il tempo destinato alla formazione per i giovani non esiste, essi vengono inseriti immediatamente a svolgere il lavoro su cui la ditta può guadagnare di più.
Esistono quindi nella fabbrica in cui lavoro con 2500 persone tante microingiustizie che dovrebbero essere analizzate e conosciute, che oramai fanno parte della quotidianità della nostra vita lavorativa.
Microingiustizie anche nella vita sociale: ingressi separati per i lavoratori della ditta principale e delle ditte di appalto; controllo quotidiano per l’accesso; mancanza di parcheggio, di mensa, di spogliatoi; difficoltà per le piccole ditte ad organizzarsi per una rappresentanza sindacale e per il riconoscimento dei propri diritti; salari a scendere e spesso ritardati; orari di lavoro diversi; gestione truffaldina dei lavoratori interinali, precari e con contratto di formazione.
Che fare in questa realtà?
È molto importante avere la capacità, mettersi nell’atteggiamento di focalizzare in maniera molto chiara questa serie di microingiustizie ed incominciare a ristabilire una forma di lotta per quanto possibile.
Nella nostra realtà abbiamo cercato di unificare con assemblee e volantinaggio militante tutti i lavoratori che sono legati a noi da e con subappalto, creando una forma di coordinamento di base.
In alcuni casi si è riusciti ad organizzare il lavoro affermando concretamente il rispetto della dignità e dei diritti dei singoli lavoratori e a considerarli in ogni cosa come ciascuno di noi.
È necessario lavorare sulle potenzialità che ogni gruppo di lavoro offre.
È un lungo processo per riuscire a prendere coscienza della realtà in cui si vive e per costruire questa rete di collegamento per una piena autocoscienza collettiva di lavorare per una società migliore.
Mario Pasquale