“Carico leggero e pesanti fardelli: l’Evangelo in Italia”
Incontro nazionale PO 2008 (20)
1. Non c’è dubbio: la vita è fatta di pesi… e però, per dirla semplificando al massimo, ci sono dei pesi che non ti pesano e dei pesi che ti pesano.
Io sono riuscito a far diventare leggeri alcuni pesi dando loro una chiave di lettura religiosa (magari è soltanto un’invenzione mia per stare più tranquillo…): così mi è diventato leggero il carico della mia relazione con Cesare Sommariva da quando mi sono detto che probabilmente, dopo 31 anni che siamo insieme, può essere che in questa fase della mia vita la mia vocazione sia questa: e così faccio il “badante part-time”.
Altre cose sono pesanti, ma le faccio molto volentieri: è tutto ciò che continua quello che Cesare chiama intervento culturale. In due periferie estreme di quella periferia milanese che è Pioltello, sto seguendo due centri studenti. L’ipotesi è quella di aiutare i ragazzi a riuscire a scuola: sono circa 20-25 ragazzi, due soli italiani, tutti gli altri stranieri.
È decisamente faticoso avere a che fare, per esempio, con gli egiziani, che fanno una gran fatica a scrivere A B C D, perché loro sanno scrivere solo in arabo (e tracciano dei geroglifici meravigliosi!) ma devono imparare l’alfabeto nostro e almeno quelle 200 parole d’italiano necessarie per cominciare a farsi capire; e sono tutte diverse dalle due mila parole di arabo che loro conoscono.
Certe volte poi faccio fatica a sopportare i ragazzini, gli adolescenti quando diventano un po’ prepotenti; mi sento un po’ vecchio, insomma. Però vivo questo sforzo come un peso leggero; sta dentro il discorso della ricerca di senso della vita. La tua vita ha un senso anche soltanto se aiuti tre ragazzini stranieri a prendere della nostra cultura il meglio e a tenere il meglio della loro; e non invece quello che succede normalmente agli stranieri che arrivano da noi, che perdono il meglio della loro cultura e prendono il peggio della nostra.
La prospettiva è che, nell’ipotesi di un’Europa in cui queste presenze cresceranno sempre più, loro possano diventare soggetti attivi del vivere sociale, magari solo tra trent’anni, quando io non ci sarò più…
E così, tutto l’impegno nel Centro di cultura popolare che abbiamo aperto a Seggiano (una di queste due periferie), dove con gran fatica ma con gioia vedi dei giovani dì venti-ventidue anni, che crescono e che si assumono loro (pochi, in verità, quattro o cinque soltanto, per ora) il carico di far nascere con entusiasmo gruppi di ragazzini e di ragazzine.., e la mia gioia è lasciargli carta bianca… io al massimo faccio il bidello.
Questo impegno nella periferia della periferia mi pesa, certo, a volte mi preoccupa. Ma lo vivo come un carico leggero e, in fondo, con gioia.
2. Invece i pesi che pesano… ci sono e sono tanti; e pesano non solo per me, suppongo, ma per tutti noi.
Io faccio una gran fatica ad accettare questo imperatore che impone la sua logica imperiale in tutto il mondo… basta guardare all’americanizzazione della politica a cui ormai siamo sottoposti. L’imperatore ha bisogno che ci siano due (e solo due!) possibilità di scelta e ti fa scegliere tra due… e l’una vale l’altra!
Questo potere terribile dei media… Gli ultimi risultati elettorali mi hanno portato a dire che hanno cambiato la cultura della gente normale: ce l’hanno cambiata sotto il naso, ci hanno messo 40 anni, ma ormai la maggioranza della gente pensa così come ha votato.
Tutti i tentativi fatti negli anni passati di aiutare il popolo a reagire in maniera differente sono stati surclassati dalla potenza dei media che ha straripato nei cervelli della gente.
Queste cose mi pesano: a volte sento come un gran peso sul cuore… e capisco meglio cosa vuol dire la parola crepacuore…
Di più, spesso mi pesa l’essere prete, il far parte della chiesa cattolica: è vero, io nella chiesa sono emarginatissimo, senza nessun incarico pastorale da quasi vent’anni… Emarginato, sì, ma contento perché mi sento più libero.
Però mi pesa enormemente che questo povero Cristo, la sua vita e il suo annuncio, non riescano a passare attraverso quello che la gente sente e vede dalla chiesa.
E a volte mi vergogno di essere cattolico, e di essere cristiano; certe volte mi vien da pensare che sarebbe meglio essere musulmano, almeno negli ambienti in cui io mi trovo ad operare (poi mi dico che non è vero.., anche loro avrebbero bisogno di fare una bella pulizia…).
3. Lasciatemi aggiungere un piccolo flash su un libro che ho scoperto per vie strane (da una suora amica di Cesare, da Caivano, nel cuore della camorra napoletana): Albert Nolan, Gesù prima del cristianesimo. A Carla, dunque, avevo passato l’estratto di un libretto dolcissimo di Erri De Luca (In nome della madre), al quale lei ha reagito dicendomi che ormai le bastava il Gesù di Albert Nolan: “non sto a cercare altro”.
Albert Nolan, un gesuita sudafricano, uno dei più importanti teologi africani, ha scritto questo libro ai tempi in cui Mandela era ancora in carcere: c’era da sostenere la lotta dell’ANC e la componente cattolica e la componente protestante (ricordate il vescovo Desmond Tutu?) si sono coalizzate per sostenere il diritto alla liberazione del popolo nero.
Ho letto con molto gusto il libro di Nolan, dopo averlo trovato in prestito da una pastora battista… perché in Italia non si trova più. L’avevo cercato direttamente alle Dehoniane che l’avevano pubblicato nel 1976; mi hanno risposto che ormai è fuori catalogo…
Poco fa Dino Fabiani affermava con una fermezza ammirevole che “Gesù è Dio”. Nel suo libro, Albert Nolan per dire che Gesù era Dio, ci ha messo 150 pagine; prima sottolinea che Gesù si definisce semplicemente figlio dell’uomo, e spiega cosa vuol dire in un capitolo molto bello (“sono proprio umano, eh!” – tradurrei io, semplificando al massimo).
Quando finalmente arriva a dire che Gesù è Dio, non lo dice con le affermazioni dogmatiche che ho imparato io nei miei studi teologici; lui dice: certo, per me Dio è la “cosa” centrale, la più importante della mia vita, ciò a cui io oriento tutta la mia vita (continuo a semplificare, ovviamente).
Gesù è Dio in quel senso: prendilo sul serio, ascoltalo davvero… Nolan sottolinea moltissimo il fatto che Gesù non ci ha fatto vedere Dio, ma ci ha soltanto detto: guardate me!
A me questo libro è piaciuto moltissimo: una rilettura di Gesù molto liberante… e non importa se non riesce a stare esattamente dentro i canoni dell’ortodossia ratzingeriana, e non tira in ballo la Trinità, e neanche i concetti di natura e di persona…
È chiaro che un libro così non può più essere ristampato da un’editrice cattolica: e allora l’ho riprodotto io, passandolo tutto allo scanner: chi lo vuole, glielo regalo.