CONVEGNO A BERGAMO
Il giorno dopo il convegno abbiamo impegnato gran parte della mattinata in riflessione e preghiera. E’ stato un momento molto bello. Crediamo utile riportare alcuni testi che abbiamo ascoltato insieme. In mezzo c’era un cesto con molte pietre ben levigate, come se per secoli fossero state immerse nell’acqua salmastra e fossero emerse per essere raccolte da noi. Prendendo la pietra ciascuno ha mormorato un suo pensiero davanti a tutti. Ora mentre scrivo la pietra sta qui dinanzi a me. Ciascuno l’ha portata con sé nel viaggio della vita che continua.
In successione riportiamo i testi che hanno accompagnato la nostra mattinata:
- Preghiera allo Spirito consolatore
- La pietra in Daniele
- La pietra in 1 Pietro
- Abbiamo occhi estinti (poesia di D.M. Turoldo)
- Vangelo operaio: la passione dei sette operai bruciati alla Thyssen-Krupp
- Lettera ai giovani disoccupati di Tonino Bello
- Pietra in cammino. Un gesto simbolico. I pretioperai in preghiera
1. Spirito consolatore
Veni Sancte Spiritus, tui amoris ignem accende,
veni Sancte Spiritus, veni Sancte Spiritus.
Manda, signore Gesù, il tuo Spirito consolatore
La sua presenza ci sveli la verità delle cose,
l’effimero e l’eterno, l’illusorio e il permanente.
Il tuo Spirito ci manifesti le conquiste della mente,
ci inizi alla vita di contemplazione,
e in essa trovi pace il nostro cuore inquieto.
Il tuo Spirito illumini la nostra mente,
la renda attenta alla tua parola
e docile alla tua presenza silenziosa.
O Signore, vogliamo comprendere sempre di più
che lo Spirito consolatore è vita:
egli ci liberi dalle aride dottrine.
I suoi doni non sono parole:
con la sua potenza egli faccia di tutti i credenti
pietre vive della sua casa.
Canti in noi il tuo Spirito il canto nuovo,
il canto che nasce dai cuori puri,
il canto di coloro che hanno ritrovato
l’immagine e la somiglianza divina.
2. Daniele 2,29–35.44-45
“Ecco dunque quel che hai visto in sogno mentre dormivi: appena ti sei coricato , maestà, hai cominciato a pensare al futuro. Allora Dio che svela i misteri te lo ha rivelato. Per quanto mi riguarda, questo sogno misterioso mi è stato svelato, non perché sono più saggio di tutti gli altri, ma per poter comunicare a te il sogno e farti sapere quel che turba il tuo animo. Ecco quel che hai visto, maestà: dritta davanti a te c’era una statua altissima, di accecante splendore e di terribile aspetto. La testa della statua era di oro fino, il petto e le braccia di argento, il ventre e i fianchi di bronzo, le gambe di ferro, e i piedi in parte di ferro e in parte di terracotta. Mentre stavi osservando, una pietra si è staccata dalla montagna, senza intervento di uomo, ed è andata a sbattere contro i piedi di ferro e di terracotta della statua e li ha fatti a pezzi. Allora non solo il ferro e la terracotta, ma anche il bronzo, l’argento e l’oro sono stati ridotti in polvere. Come fili di paglia su un’aia d’estate, il vento li ha portati via senza lasciare traccia. Intanto la pietra che aveva colpito la statua è diventata una grande montagna che coprì tutta la terra. Questo è il tuo sogno, maestà: ora ecco la sua spiegazione:
Al tempo di questi re, il Dio del cielo susciterà un regno che non sarà mai distrutto e non cederà mai il dominio ad un’altra nazione. Questo regno durerà per sempre, dopo aver distrutto tutti i regni precedenti e aver messo fine alla loro esistenza. Ecco il significato della pietra che hai visto staccarsi dalla montagna senza intervento umano, per frantumare il ferro, il bronzo, la terracotta, l’argento e l’oro della statua”.
3. 1 Pietro 2,1-10
“Allontanate da voi ogni forma di male. Basta con gli imbrogli e le ipocrisie, con l’invidia e la maldicenza! Come bambini appena nati, desiderate il latte puro e spirituale, per crescere verso la salvezza. Voi davvero avete provato quanto è buono il Signore. Avvicinatevi al Signore. Egli è la pietra viva che gli uomini hanno gettato via, ma che Dio ha scelto come pietra preziosa. Anche voi, come pietre vive, formate il tempio dello Spirito santo, siete sacerdoti consacrati a Dio e offrite sacrifici spirituali , che Dio accoglie volentieri per mezzo di Gesù Cristo.
Si legge infatti nella Scrittura: “Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso”. Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli “la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta pietra angolare, sasso d’inciampo e pietra di scandalo”. Loro vi inciampano perché non credono alla parola; a questo sono destinati. Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi che un tempo eravate non- popolo , ora invece siete il popolo di Dio; voi un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia”
4. Abbiamo occhi estinti
Abbiamo occhi estinti, Signore,
a penetrare in cuore alla notte
come a scrutare il cielo profondo
e a fissare il rogo del sole.
E sempre il buio alla luce s’eguaglia
a speculare enigmi e misteri:
manda il profeta che il velo sollevi
sui tuoi segreti, sui nostri enigmi.
Noi a vederti di certo moriamo,
venga il profeta che veda per noi,
che di noi parli a te senza terrore
e di te a noi senza essere ucciso.
O Dio, non lasciarci mai senza profeti,
senza di essi sono mute le chiese;
e dona a noi di mai più ammazzarli:
sono essi il segno che salvi ci vuoi.
Siano il vessillo che mai si ammaina
avanti al tuo popolo in cammino:
la voce tua per chi non ha voce,
voce degli uomini sempre più liberi.
Davide Turoldo
5. Vangelo operaio: cosa è morto con gli operai della Thyssen
Questo testo si può leggere sul n. 76 di Pretioperai
6. Lettera ai giovani disoccupati
Carissimi, lo so che di tempo ne avete da vendere. Ma so anche che,quando si è costretti a incrociare le braccia, non si ha molta voglia a leggere documenti. Sono decenni che venite sottoposti ad analisi puntigliose, senza che se ne ricavi gran che. E sulla vostra pelle sono visibili i lividi lasciati da infiniti prelievi senza che ancora si profili la più pallida ipostesi di terapia per quel male oscuro che si chiama disoccupazione.
Non c’è che dire: le prospettive non sono proprio tali da tenervi su di morale.
Ogni giorno infittisco la mia agenda di nomi, che mi fanno tenerezza finché li scrivo. Ma poi, dopo, quando il profilo di un volto si sfilaccia, e il dramma irrepetibile di una situazione si stempera nel mucchio di altre situazioni che gli rassomigliano, e un moto di pietà successiva cancella quella precedente, e il tentativo di dare conforto coincide spesso con una specie di giustifica dell’ineluttabile, e l’abitudine di sorvegliarmi sulle emozioni fa ammutolire le residue istanze profetiche che mi porto dentro, e il trucco borghese di razionalizzare i sentimenti mi impedisce di esplodere, e la mia obbligatoria gravità episcopale frena la voglia di gridare contro le ingiustizie, dopo… mi sento anch’io complice, se non addirittura uno dei principali azionisti, di quelle aziende a responsabilità illimitata che portano il nome di “strutture di peccato”…
Ma perché vi scrivo? Sostanzialmente per tre motivi. Anzitutto per dare spessore alle vostre speranze. Coraggio! Le cose non potranno andare avanti così per molto tempo. Un giorno cambieranno. Quella coscienza di solidarietà finirà col promuovere, una buona volta, cambi radicali in questo vecchio modo di concepire la vita con le categorie del potere e dell’accaparramento.. Ma è indispensabile che la solidarietà reciproca la viviate prima voi, al punto da anteporla perfino alla vostra riuscita personale. Guardatevi dall’insidia di chi, sfruttando gli istinti di sopravvivenza, cerca di tenervi separati nelle rivendicazioni, magari con contentini a macchia di leopardo. E tenetevi lontani dalla logica del si salvi chi può, o dell’ognuno per sé e Dio per tutti. La quale logica, anche se vi dà l’apparenza del successo immediato, si ritorcerà domani contro i vostri figli.
La seconda cosa che vi voglio dire è questa: non vendetevi a nessuno. Anche a costo di morire di fame. Resistete tenacemente alle lusinghe di chi pensa di manipolarvi il cervello comprandovi con quattro soldi. Attenzione, perché di questi osceni tentativi di compravendita morale ce ne sono in giro parecchi. Anzi, alle vostre spalle c’è tutta una orchestrazione di sfruttatori del disagio che vogliono ridurvi a “zona denuclearizzata”. Ad automi, cioè espropriati di quell’intimo nucleo di libertà da cui si misura la grandezza irrepetibile di ogni uomo.
Rifuggite dalle raccomandazioni, perfino del vescovo.
Mi costa tantissimo dire queste cose, perché forse immaginate che io abbia fatto il callo alle vostre sofferenze, e che ora non me ne importi più di voi, e che anch’io mi sono rassegnato al sistema. Lo sapete, non è questo. E’ perché temo di diventare complice di quelle forme di regressione destinate a perpetuare la mala pianta della dipendenza. …
Tonino Bello
7. Pietra in cammino: un gesto simbolico
Per me essere pietra in cammino e pietra viva significa dedicare questo ultimo periodo della mia vita all’ascolto delle persone che vengono all’eremo, per dire come Giacobbe di fronte alla pietra: qui c’è Dio e io non lo sapevo. Ascolto soprattutto delle pietre scartate.
Mario Signorelli
A me la pietra richiama la pietra scartata dai costruttori., che diventa pietra angolare Penso di assomigliare ad una pietruzza. Forse le pietre che non riconosciamo sono le più importanti. Essere pietra viva è per me partire dalle pietre che sembrano insignificanti per costruire qualcosa per il futuro.
Luigi Consonni
Pietre scartate sono le persone che hanno bisogno di fiducia, una cittadinanza possibile. Essere là credo voglia dire intrecciare un dialogo.
GianCarlo Ruffato
Lo corso anno c’era un escavatore sulla sabbia. Ne sono uscite delle pietre che da queste parti possono sembrare strane. Ne ho preso una e l’ho messa da parte e mentre l’appoggiavo si è aperta, dentro era vuota. In quel periodo stavo facendo un percorso sul senso della vita con un piccolo gruppo di ragazzi di 15 anni. L’ho chiusa in un giornale con uno spago e l’ho messa sul tavolo I ragazzi arrivano e vedono questa roba. “Che cos’hai messo qua?” “Tra un momento vediamo”.
Ho invitato tutti a guardare e quando hanno visto il vuoto sono rimasti stupiti. Ho chiesto di fare un giro per vedere come possiamo colmare questi vuoti e alla vita dare un senso. Vorrei dare un mio piccolo contributo a questa ricerca.
Gino Chiesa
Pietra in cammino per me significa rimanere fedele agli ultimi che ho incontrato, continuare il lavoro di ascolto e cercare di non spegnere quel poco di speranza che è nel cuore di ciascuno.
Beppe Giordano
Con le pietre si fanno le case ma tanta gente non ha la casa. Facciamo spesso dei bei discorsi: casa piccola chiesa. L’associazione “Casa amica” pensa alle case per gli stranieri e non solo, anzi in questi ultimi tempi sono in aumento. A Bergamo c’è anche uno scandalo: l’istituto per i sostentamento del clero agli inquilini chiede una cauzione non di tre mesi come dice la legge, ma una fideiussione bancaria di 5 mila euro. Tanti non hanno neanche i soldi in banca. Stiamo vedendo di far retrocedere i dirigenti dell’Istituto. Per me è questo l’impegno di essere pietra viva.
Giacomo Cumini
Essere pietra viva per me significa provare ad aiutare i miei figli e le persone soprattutto giovani a trovare un senso alla loro esistenza per stimolarli ad una partecipazione attiva alla costruzione della storia.
Pippo Anastasi
Per me significa essere fedele alle amicizie con le persone straniere che sono venute qui da noi e che negli anni sono legate a me, esse hanno delle attese. Fedeltà a queste è per me essere pietra viva.
Piero Montecucco
Stando in mezzo ai monti mi accorgo di sentire molto la vita. Queste piccole pietre mi piacciono, esse sono portate dai fiumi verso la riva del mare. La pietra più piccina di queste mi fa venire in mente un canto di un operaio spagnolo che mi dette Sebastian di Barcellona, “piedra pequena”. Ma soprattutto mi fa nascere un sogno:”lasciate gli ormeggi e andate al largo”, di cui parlava uno dei preti “insoumis” (non sottomessi). A me piacerebbe andare al largo, mi rendo conto però che devo stare solo sulla riva e ringraziare. E questo è già abbastanza.
Renzo Fanfani
Le pietre vive come ogni albero hanno una voce, basta saperla ascoltare. A casa mia, e chi c’è stato lo sa, c’è uno scaffale con tante pietre. Tutte della zona che mi raccontano la storia di quel luogo. Pietre diverse con storie di 3 milioni di anni fa. Dove sono io c’era l’acqua. Ho anche un’altra pietra, una conchiglia fossile venuta da 4500 metri di altezza, dalle Ande. Un ragazzo che lavora là me l’ha inviata. Si va a 500 milioni di anni, un milione più o un milione in meno conta poco. La pietra parla, basta saperla ascoltare. Vi assicuro che è meglio ascoltare la voce delle pietre che quella di tanti uomini.
Dino Fabiani
Questa pietra che tengo in mano si è riscaldata. Se la pietra la lasci lì resta fredda e non ti dice niente. Nel momento in cui la prendi in mano si riscalda, ti dice qualcosa, ti aiuta anche a scoprire il calore che è dentro di te. Vorrei che questa pietra fosse il sogno di una speranza che c’è in noi e che non è finita. Quello che diceva Pietro: dobbiamo essere capaci ogni giorno di rispondere a chi ci domanda della speranza. Allora basta prenderla in mano, non lasciarla lì. Ti accorgi che dentro di te c’è il calore da riscaldare anche quello che sembra freddo.
Gianni Alessandria
Io mi sento un giorno pietra viva, un giorno pietra morta. Un giorno, preso da scoramento, da pessimismo, da dubbi sulla fede, dal problema del male, dai mali naturale e dai mali fatti dall’uomo. Mi sto accorgendo negli ultimi tempi che a far prevalere la dimensione di pietra viva sono le amicizie, gli amici che si fanno vivi, che in un modo o in un altro dicono una buona parola, dando aiuto. In questi due giorni ho sentito tra questi anche voi. Grazie
Armido Rizzi
Tempo di lanciare le pietre, tempo di raccoglierle. Che ognuno viva il proprio tempo.
Luigi Forigo
Voglio ringraziarvi perché voi siete per me pietra viva e poi voglio chiedere a Dio che mi dia il dono della fede e della speranza per me e per le persone che conosco.
BiancaRosa De Battisti
Per continuare a credere a una fedeltà alla classe operaia, ai lavoratori, alle persone che vivono e muoiono e sono sacrificate nel mondo del lavoro.
Mario Pasquale
In questi giorni mi sono arrivate delle lettere dal Salvador dove ho lasciato un pezzo di cuore. Alcune notizie tristi perché lo scorso anno ci sono state prima le grandi piogge, poi la siccità. Chalatenango che è la zona nord-est è chiamata “tierra prometida”. La pioggia e poi la siccità hanno fatto perdere il raccolto. C’è anche una novità: dopo 180 anni c’è un presidente eletto dell’esercito di liberazione Farabundo Martì. Ci sono quindi delle speranze. Continuo a credere che se si prende in mano la vita degli altri si può riuscire davvero a costruire una “tierra prometida”, sempre promessa e mai conquistata.
Bruno Ambrosini
Le pietre fanno male soprattutto quando sono tirate alle donne. Ho sempre visto le pietre con molto fastidio, non le ho mai amate perché vedevo in esse le donne che soffrivano. Tante donne hanno sofferto sotto i colpi delle pietre e anch’io mi sono molte volte colpita dalle pietre. Dopo con altre esperienze, più matura, le vedo in un’altra maniera, esse possono aiutare a mettere fine a una cosa e poi a farla rinascere, quindi a costruire.
Nicoletta
Non posso pensare alla pietra come qualcosa di fermo. Abbiamo fatto un numero della rivista 15 anni fa: Tempo di lanciare le pietre. Ma non c’è un punto che rappresenti da solo tutta la storia.
Innanzitutto la storia con voi. I livelli di comunicazione, costruiti con voi in 30 – 40 anni, non sono paragonabili agli altri dove vivo, con i preti soprattutto. Sembrano appartenere ad un altro mondo, in tutte le cose, nella preghiera e negli scambi. Questa parte di comunicazione con voi si esprime con le cose che faccio.
E’ stato parte di me l’impegno con mio padre che è morto 5 mesi fa.
Un’altra cosa è il portare assieme a voi il concilio nel quale siamo “nati”, almeno io mi sento così, e portare la responsabilità di non lasciarlo morire, di essere sentinelle che vigilano, perché quel dono dello Spirito, come lo ha avviato papa Giovanni, non venga spento e non ci si metta una pietra sopra. Sono questi alcuni dei diversi livelli in cui la mia pietra viene portata e pro-gettata.
Roberto Fiorini
Penso alla gente che incontro fuori dal lavoro e che sono le pietre del quartiere. Pietre differenti, qualcuna scartata, qualcuna con più forza e qualcuna molto debole. Tutte quante però fanno la costruzione. Penso alle pietre che fanno la casa mia e quindi alle persone con cui vivo, in modo particolare a Salvatore che in questi giorni ho lasciato all’ospedale.
Luca Filippi
Questo coccio identifica il mio infantile e orgoglioso sogno che la mia vita, che non ha significati, possa essere una pietra raccolta da un qualsiasi Davide che decide di combattere contro Golia.
Luigi Sonnenfield
E’ la prima volta che mi incontro, questa è una premessa. Posso solo dire che la pietra, questa pietra, simbolicamente rappresenta per me la testimonianza che necessariamente devo dare alla mia famiglia per l’impegno che mi son preso e che anche mentre la lancio, metafisicamente, ogni giorno alla mia comunità e alla collettività, possa trovare anche altre ipotesi di impegno rispetto a quello modesto del passato. Che quell’ideale di speranza teologale a cui mi appello possa costruire un ideale di comunità, anche se in qualsiasi comunità ci sono sempre delle spigolosità. Grazie ancora dell’occasione che mi avete dato
(……)
Per essere pietra vivo devo imparare da quell’altra pietra da cui mi difendo, ricordando che quell’altra pietra era uno che non aveva una pietra dove posare il capo. Sono tanti che come lui richiedono la mia attenzione, la mia condivisione.
Angelo Reginato
Ringrazio tutti e metto la mia pietra insieme alla vostra in questo momento particolare della mia vita che ha il significato del servizio e dell’impegno per il servizio che mi viene richiesto.
Gabriella
Pietre che possono aiutare un popolo a difendersi come quelle dell’intifada. Pietre che possono servire ad una banda di ragazzini a cui anch’io appartenevo, contro un’altra banda. Pietre che possono servire anche per organizzare un popolo che possa indirizzare l’adorazione di Dio a Giacobbe, oppure alla Mecca per i musulmani. Pietre che possono essere anche preziose da mettere in banca o in cassaforte. Pietre che possono essere raccolte e buttate dalla finestra come in un litigio che ha fatto la moglie di un mio lontano professore di scienze. Pietre che dovrebbero diventare pietre vive. Io vorrei diventare una pietra viva ricevendo vita dagli altri ma anche dando vita agli altri
Giovanni Bruno
Credo di essere il più vecchio dei preti operai. Voglio qui ricordare Sirio Politi e gli altri amici con cui ci siamo guardati pur da lontano. Era passata la voce che alcuni preti malandati, fuori di testa, erano andati a fare i manovali e gli operai. Sono andato a cercare Sirio. Lui mi disse semplicemente: “Sta qui e lavora con noi”. Le cose sono andate poi in modo diverso. Sono ritornato a Torino e negli anni 54-55 ho bussato al primo stabilimento. La mia pietra è la più vecchia di voi. Ringrazio il cielo che sono ancora qui ed anche perché ho incontrato Sirio e i vari militanti dell’Azione operaia. Il giorno in cui ho lasciato la fabbrica, a 60 anni, il capo del personale è venuto a farmi gli auguri. Non vedevano l’ora che io me ne andassi. Sono cresciuto al Cottolengo fra i poveri che mi hanno semplicemente insegnato a non dire mai “grazie”, ma sempre “Deo gratias”. Questa sera dico semplicemente “Deo gratias”. Ringrazio il signore per quello che mi ha dato ella vita e mi scuso con lui per le mescalzzonate che magari ho combinato. Qui con voi preferisco dirvi semplicemente grazie. Vi dico che sono molto contento della mia vita. Ringrazio Dio che mi ha dato modo di vivere con gioia, con tante difficoltà e traversie nei confronti della chiesa, dalla quale sono stato messo in crisi, accusato di essere comunista. Però sono qui in pace con me e con quelli che mi hanno fatto del male e messo in difficoltà. Voglio avere un pensiero per il cardinal Pellegrino, che qualche volta alle dieci di sera mi telefonava per chiedermi se avevo letto l’articolo riportato dalla Stampa. Deo gratias, perché sono qui con voi e perché sono contento della mia vita.
Carlo Carlevaris
Sono rimasto per ultimo perché non sapevo con chi essere in questo momento come pietra viva. Se fosse stato un gesto fatto qualche anno fa diventava facile, perché lavoravo in fabbrica, ora da pensionato. In questo momento parte della mia vita è spesa con papà e mamme nel quartiere per dare un po’ di speranza, di vita, a ragazzi delle elementari, medie e superiori, che se lasciati soli sarebbero fregati, figli di operai come del resto. Vorrei allora essere pietra viva per loro. Continuare a comunicare con loro, ad avere presenza con loro e capacità di sopportarli dando loro quel poco che ancora riesco a dare, perché loro possano continuare il loro cammino.
Giorgio Bersani
Questa pietra non è mia è per Giovanni Miccoli. Quando abbiamo preparato il convegno mi aveva detto di avere grossi problemi di salute e per questo aveva disdetto tutti gli impegni, mantenendo solo il nostro. Poco fa se n’è andato. Abbiamo cercato di dare a lui un riconoscimento economico. Non l’ha voluto assolutamente, dicendo che lui era qui come militante.
Roberto Fiorini