Bergamo, 27 aprile 2013 / gli interventi (3)
Prima di cominciare volevo ringraziare chi di voi ha collaborato all’ultimo numero di Preti Operai, perché è un testo veramente bello, prezioso. È come se attraverso quelle parole che raccontano un filo di fedeltà ininterrotto vi avessi riscoperti, nonostante ci conosciamo e ci frequentiamo ormai da lunghi anni.
Quando Mario nel suo intervento ha citato il filo di Arianna, offrendomi di dipanarlo, mi sono resa conto che non potevo farlo perché in questi ultimi tempi sono molto distratta. Lo sono rispetto ai valori che mi hanno da sempre guidato, tanto da sentire anche io il bisogno di un’Arianna che mi indichi il cammino.
L’aspetto perché sono dentro il labirinto del non-senso e non riesco ad uscirne. Che bella questa figura di donna che, mossa dall’amore, trae in salvo l’eroe! Lo fa con l’aiuto di un elemento tipico dei saperi femminili, un filo, che significa tessitura, abiti, lenzuola, ma anche abilità, pazienza, attesa, un lento costruire rapporti, mettere insieme quanto è distante, riempire vuoti. Arianna salva Teseo, il grande re unificatore dell’Attica, eroe coraggioso e intelligente, tendendogli un semplice filo. È come se con quel gesto ponesse accanto al mito maschile del superamento dell’ignoto, una possibilità nuova di vincere le avversità, quella della speranza e della conoscenza tratte dal quotidiano.
L’altra icona che mi guida in questo periodo è quella del Buon Pastore, colui che non permette a nessuno di perdersi, che si prende cura dell’agnello smarrito… talvolta lo penso affidandomi a lui e allora mi pare di udire dei suoni, come quelli che i pastori emettono per comunicare con le pecore. Mi ricordo nei lontani anni ’60, quando abitavo al Bicchio con Sirio e gli altri, che vicino a noi vivevano due famiglie di pastori e la mattina e la sera, quando partivano e quando tornavano, l’aria si riempiva dei loro richiami. Ecco, voi meditate sulla Parola, io sono al suono, che precede il linguaggio di millenni, che era ab origine, che la creazione sia nata da un suono, una vibrazione? Mi sembra sia il mio personale filo di Arianna che non mi permetterà di perdermi.
Un’altra cosa vorrei ricordare qui con voi, una frase di Etty, la nostra carissima Etty che tu Angelo hai letto ieri: parla di <disseppellire il Dio che è in noi>, ecco, questo è il movimento, il moto che dovrebbe guidarci.
Maria Grazia Galimberti