Bergamo 11 giugno 2016
Convegno nazionale PO e amici
CAMBIA LA FIGURA DELLA CHIESA?

Interventi (5)


 

Vivo tempi di sicura speranza e di profonda amarezza.
Papa Francesco ha acceso una lampada nel so sogno di una Chiesa rifondata sul messaggio del Vangelo e proiettata verso una testimonianza fattiva di fede e carità.
Veramente si è assunto il compito del Francesco di s. Damiano: rimettere in piedi un edificio che crolla e fa acqua da tutte le parti. E’ tonificante ritrovare in lui parole ed intenti che hanno animato gli anni delle scelte e degli impegni a livello sociale, politico ed ecclesiale.
L’amarezza sta nel clima di sorda opposizione e di apparente plauso che aleggia nei personaggi e negli apparati vicini e lontani del nostro mondo ecclesiastico vittima di quello tsunami che si è abbattuto devastante sulle nostre chiese e nella società in cui mi è dato vivere e trova la manifestazione più limpida nei suoni della Lega e nell’opposizione sorda delle nostre comunità alla grande tragedia dei profughi.
E così l’Arcivescovo nella sua lettera pastorale per l’anno della misericordia traduce “accogliere lo straniero” con “alloggiare i pellegrini”(sic!).

Guardo al piccolo mondo che mi sta intorno, alla Curia trevigiana che prepara una casa al mare per le famiglie che non possono permettersi l’hotel e lo fa in termini scandalosamente pomposi (4-5 stelle) e con soluzioni architettoniche degne della migliore tradizione medicea.
E c’è il ‘giovane’ parroco mio in classica tonaca preconciliare, indaffarato a cercare in ogni circostanza l’obolo per le opere parrocchiali, vero parroco padre-padrone di antica memoria, organizzatore di gite-pellegrinaggio che per raccogliere l’appello di papa Francesco per una chiesa in uscita verso le periferie si preoccupa di aprire in strada (a 50 metri dalla Chiesa del borgo) una cappella privata dai più ricordata come magazzino dove pelare le patate in tempo di sagra, onde offrire una sacra sosta (senza dimenticare di accendere un lume) per gli stanchi camminatori che cercano un po’ d’aria buona nelle stradiciole della campagna ai margini della città: Sacile = giardino della Serenissima!
C’è la neonata Unità Pastorale del mio comune che dopo lungo periodo formativo sotto la guida del Vicario Episcopale arriva a programmare unitariamente la processione del Corpus Domini (?) e qualche spicciola iniziativa di formazione dei catechisti.
Cerco di resistere nella piccola comunità fatta di tanti anziani con i quali dividere le mie giornate e quelli della Casa di riposo che mi sono stati affidati senza che da due anni e mezzo sia giunta una qualche convenzione con il Comune proprietario per provvedere alle piccole necessità del servizio religioso in essa praticate.
Guardo avanti perché il cammino è ancora lungo sulla via di Francesco cercando qualche pietra per la Chiesa di domani.

 Benito Introvigne


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