Le condizioni di lavoro
Commenti a caldo di una ‘normale’ vicenda di fabbrica
10 febbraio 1987
Sto facendo il 2° turno. Oggi c’è stato uno sciopero con assemblea. In fabbrica non succede mai che un giorno sia uguale aIl’altro. Le voci che circolano sono tra le più diverse. Ed io mi dico: “cambio di guardia ai vertici aziendali. Qualche salvatore della patria che pensa di aver trovato la formuletta adatta per…”.
L’ordine del giorno, infatti, verte sull’informazione circa l’incontro che il nostro coordinamento ha avuto con la Direzione Aziendale. Si vede infatti dalla presenza massiccia, anche di impiegati, che la cosa è oltremodo seria..
Si va tutta la squadra: 8 persone. Il clima è teso.
Una domanda mi viene spontanea: “chissà cosa vogliono ancora da noi, dopo averci strappato maggior produttività attraverso il cottimo collettivo”!
Un attimo che si riempia la sala mensa e poi viene dato l’inizio dal sindacalista di zona: siccome c’è la crisi di mercato, la concorrenza, la bla bla bla del dollaro, le previsioni di fatturato per il 1986 non realizzate… la Direzione Aziendale ritiene necessario mettere in Cassa Integrazione a zero ore 370 lavoratori (fra operai e impiegati) fra tutto il gruppo:
n° 100 ad Arzignano
n° 40 a Pozzo d’Adda
n° 20 a Caronno Pertusella
n° 160 a Sesto S. Giovanni
n° 50 nelle filiali commerciali.
Ci risiamo: la ristrutturazione continua!
Sono ormai 10 anni che siamo in ballo. Prima Nocivelli, poi il Commissario Governativo, adesso la Famiglia Rocca, italo-argentina.
Tensione, rabbia, paura.
E io pensavo a tutte le discussioni di 10 anni fa: “Bisogna metterci dentro le mani, con coraggio, e cercare di governare noi la ristrutturazione!”
Questo è il fatto: loro la decidono e noi la governiamo!!
2 marzo 1987
Oggi, primo giorno di lavoro, dopo 2 settimane di malattia. Sto facendo il 2° turno. Sono le 24,45 e non riesco a prendere sonno.
Domani ci sono le trattative per la Cassa integrazione (CIG). Pensavo, rientrando in fabbrica, di trovare un clima teso, di lotta: invece niente di niente. Solo voci qua e là confuse.
Fermo un compagno dell’esecutivo di fabbrica e gli chiedo le ultime notizie. Il passo avanti finora è: da 370 a 300 lavoratori in CIG. Che schifo! E lotta? Niente. E’ la solita menata. Si vuol portare avanti la trattativa con la solità abilità della “parola”, senza mobilitare la gente attorno ad obiettivi di classe. Staremo a vedere. Domani mattina cercherò di essere in fabbrica e di incominciare a surriscaldare l’ambiente attorno a proposte di solidarietà di classe.
Parleranno i soliti sindacalisti di rapporti di forza: ma i rapporti di forza si costruiscono sul campo di lotta e attorno ad obiettivi di classe.
Se la cosa non si mette su un binario serio, interverrò in assemblea, esponendo con chiarezza il mio pensiero. Dopo di che, ad ognuno le sue responsabilità!
Mi devo preparare, non mi devo lasciar prendere dall’ira e dall’improvvisazione. C’è di mezzo il futuro di 300 famiglie.
Se si deve mangiare ‘m…’, che almeno questo sia fatto solo se si sta morendo di fame.
4 marzo 1987
Ieri tutto il giorno in fabbrica: ho esposto il tatzebao preparato durante la malattia più i nostri obiettivi di classe:
• NO alla Cassa Integrazione a zero ore
• SÌ ai Contratti di Solidarietà
• SÌ al rientro del lavoro decentrato
Ho scosso un po’ le acque nei reparti produttivi: c’è aria di rassegnazione.
Sì, però pare che il Coordinamento Sindacale di gruppo abbia scelto di trattare sui numeri e sulla CIG a rotazione, come obiettivi avanzati! Invece di un chilo di m…, 3 etti!
Pensavo che fosse normale fare qualcosa durante la trattativa: mobilitare la gente, farla discutere, far sentire la nostra voce, la nostra rabbia alla Direzione.
Invece i sindacalisti han detto che andava bene così! Ognuno ha i suoi parroci!
La cosa che mi fa soffrire maggiormente è che ci riempiamo la bocca di documenti e poi quando è il momento di tentare di concretizzarli, chissà perché, ci si tira indietro.
E’ una lotta perdente? Che almeno si lotti, ci si preoccupi di far crescere la gente; che siano aiutati a capire che noi siamo “di un’altra razza”, che i nostri interessi non sono quelli del padrone, non sono quelli di coloro che hanno scelto come loro Dio, Mammona.
A volte ho l’impressione che non si vuole andare più in là della solita scena, per scelta: si vuole entrare nella Democrazia Parlamentare!
E la classe operaia? Fuori a produrre: ubbidire e tacere.
A sera, ore 22, la trattativa non era ancora terminata: vedremo domani come è andata.
Certo, ci sono anche delle luci in questa vicenda, piccole, ma sempre luci.
La gente non è tonta, ma intontita: basta avere pazienza e costanza (cioè saper attendere) e alcuni passano da un cerchio all’altro (almeno a livello di coscienza). Le cose devi dirgliele, con un linguaggio comprensivo, e poi altroché crescono! ‘Morte tua, vita mea’ è lo slogan che ho fatto girare nel mio gruppo omogeneo come sintesi della spiegazione della legge della concorrenza e delle sue conseguenze.
E’ stato bello ieri, mentre facevo con loro alcune riflessioni, quando un’operaia, come commento a un mio pensiero, ha ripetuto questa frase applicata alla nostra vicenda.
Capisco sempre di più cosa vuoi dire scegliere di essere e di fare l’Animatore Culturale. Essere a fare il delegato in un certo modo, con certe attenzioni, con certi occhi e cuore. Ci vogliono anche gli ‘altri’, ma a mio avviso su quella strada, oggi si va poco avanti…
6 marzo 1987
Ieri mattina c’è stata una fermata spontanea degli operai: un po’ di casino negli uffici della Direzione dopo che si era sparsa la voce che la Cassa Integrazione parte già da lunedì 9 marzo.
Siamo a livelli di provocazione!
Il nuovo Direttore del personale, un uomo della proprietà mandato per gestire in modo duro tutta l’operazione, ha commentato dicendo: “lasciateli fare, oggi i bambini sono in Carnevale!” Questa frase ha fatto male alla gente, soprattutto detta in un momento così di tensione. “Loro sì che sono responsabili, noi no: tutto quello che pensano di fare è per il bene della Marelli”.
Ma quale Marelli? quella della Proprietà o quella dei lavoratori? Se non chiami le cose con il loro nome e cognome, aiuti a mistificare la realtà e contribuisci a creare la grande confusione!
Devo continuare con un tatzebao a chiarire la filosofia che ci sta dietro alla legge della concorrenza, oggi tradotta dai sindacalisti in legge della competitività.
L’ideologia aziendale, che sia Marelli o Italia, fa sempre più breccia nel cuore della sinistra.
9 marzo 1987
Oggi l’assemblea per l’ipotesi di accordo sulla CIG a rotazione. Presenza numerosissima e attenta.
L’ipotesi prevede la CIG a rotazione mensile per 120 lavoratori per i due stabilimenti di Sesto S. Giovanni, gli altri 180 per le altre fabbriche del gruppo: tutto questo per due annil Non è una bella vittoria: questo l’ho ribadito in assemblea. Non si è avuto il coraggio di puntare un po’ più in alto: ancora una volta la mediazione ideologica ha condizionato.
Su questo terreno il movimento operaio non ha fatto molta strada.
Due anni di fatiche e di tensione: perché quel poco che i padroni hanno dovuto accettare, tenteranno di portarcelo via in mille modi. Alla faccia del dialogo!
E poi si va alla ricerca degli aggrediti di oggi (cfr. Parabola del Samaritano): sono quelli di sempre. Oltre ai padri proletari, si aggiungono i figli e le mogli. Non si tratta di scoprire nella miseria internazionale chi è più misero, ma vedere qual’è la logica, quali sono i meccanismi che creano questo grande oceano di sofferenza, di sfruttamento, di oppressione, di angoscia, di…
La scelta di voler continuare o almeno cominciare a chiamare le cose, le situazioni, i soggetti sostenitori dì questo ‘ordine morale’ col proprio nome e cognome. Dovranno essere due anni di vigilanza attenta e costante.
Ogni provocazione, ogni non rispetto da parte loro dell’accordo dovrà essere pubblicizzato perché diventi momento di crescita della nostra coscienza di classe.
Occorrerà non mollare il rapporto con la gente che mensilmente sarà in Cassa Integrazione a rotazione. Controllare perché almeno la rotazione venga rispettata.
Bloccare con la mobilitazione ogni tentativo da parte dei vari Direttori di far uscire altro lavoro dalle fabbriche.
Venerdì ci sarà la consegna delle prime lettere: occorrerà non lasciar passare sotto silenzio la cosa!
12 marzo 1987
Più ci penso e più mi viene il dubbio che questa maledetta crisi che ha partorito 300 cassintegrati sia una cosa fasulla.
Bilancio in Rosso o in Verde: chi di noi lo può verificare? Ad ogni modo, il risparmio per la Proprietà sarà di parecchi miliardi: soldi che utilizzeranno per investimenti di ristrutturazione.
E noi sappiamo già quali effetti avranno sull’occupazione questi investimenti. Ma diventeremo più competitivi: che consolazione! Morte tua, vita mea!
Oggi ho esposto nello bacheche dei reparti il tatzebao: “Un giorno da non lasciar passare sotto silenzio”. La gente ha letto, ha commentato. Ha costruito i suoi pensieri, le sue reazioni, le sue deduzioni. Ho sentito qualche frase qua e là: ma questo non è l’essenziale. L’importante è stimolarci a vicenda: io a farlo e loro a leggerlo. Domani ci sarà la consegna dalle lettere: mi viene tanta tristezza solo al pensarci. A noi dicono che dobbiamo usare il dialogo: loro invece usano la lotta di classe. Così loro vincono sempre!
E’ iniziata la Quaresima liturgica: ma per molti la vita stessa è quaresima. C’è tanta mistificazione nelle nostre interpretazioni spiritualistiche della Bibbia: in fondo non intacca i privilegi di chi le annuncia.
Chi ha avuto parecchio, e lo ha tuttora, dalla Società Capitalistica (in termini di privilegi) domani farà magro e digiuno: per parecchi miei compagni del gruppo GIEM l’unico digiuno e magro sarà la lettera di Cassa Integrazione Guadagni.
Ho riletto per me il cap. 58 del Libro di Isaia: e ho pregato il Signore che tenga libero il mio cuore e la mia mente da ogni tentazione spiritualista.