Ricordiamo i nostri compagni di viaggio (3)


 

Co-fondatore e dirigente dell’Istituto Cooperativo di Sviluppo Onlus di Alessandria, Pietro Rodolfo Sacchi ha conosciuto personalmente e collaborato a lungo con don Giovanni Carpené: per lui, fondamentalmente, egli è stato un “prete operaio: operaio e sindacalista”.

Dopo l’esperienza in Belgio, infatti, l’impegno di don Giovanni in Alessandria si sviluppò soprattutto nell’ambito del mondo dei metalmeccanici.

Tornitore professionista, lavorò alla Pivano & C., che produceva – tra le altre – macchine da stampa e tagliacarte industriali; si rese particolarmente attivo nel sindacato e fu tra i promotori della FLM, il sindacato unitario dei metalmeccanici.

«Prete operaio, sindacalista e intellettuale – continua Sacchi –, da lui partono gli stimoli in direzione di quello che sarà il suo contributo più importante al nostro vivere civile: la giustizia sociale e l’accoglienza degli immigrati, la cooperazione internazionale».

Il suo nome si affianca a quello della sorella Onesta, presente prima in Vietnam e poi in Cambogia. «La cooperazione – spiega Sacchi – traccia un legame diretto tra la Cambogia e il nostro territorio. Delegazioni dirette, scambi, formazione, progetti in campo agricolo, scolastico e soprattutto nella gestione delle acque».

«Dalle prime esperienze degli anni Ottanta – continua Sacchi – è nata la proposta di dare alla cooperazione decentrata uno strumento operativo. Cosi è nato l’Istituto Cooperativo di Sviluppo Consorzio: un’esperienza unica nel panorama nazionale e internazionale, che ha portato il contributo di Alessandria ai quattro angoli del globo». Don Giovanni è stato a lungo il Presidente del Consorzio e, in questa veste, è stato l’ideatore della StrAlessandria.

L’iniziativa sportiva e solidale è nata nel 1996, sull’onda lunga di esperienze e risultati importanti, con l’obiettivo di correre per sostenere la lotta contro la leucemia infantile, in collaborazione con gli ospedali San Gerardo di Monza e La Mascota di Managua. I tremila partecipanti degli inizi sono diventati 7.200 nell’edizione del 2018 (la ventitreesima).

«Il nome di Giovanni – racconta ancora Sacchi – è diventato sinonimo di accoglienza, in ambito sindacale, al fine di seguire le traiettorie e le esigenze personali di detenuti e immigrati».

(AM)


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