Chiesa ed evangelizzazione
Dai pretioperai francesi
Dopo la sospensione dell’”esperienza” dei pretioperai nel maggio 1954, dopo la fondazione della Missione Operaia nel 1957, dopo la ripresa ufficiale nel 1965 dei pretioperai nella Chiesa francese, dopo il 1968 e nonostante le folate di freddo calate sulla Chiesa in questi ultimi tempi, sono ancora presenti circa 700 pretioperai in Francia.
«Certo: è necessario esserci!»: è l’espressione di uno di loro. Questa convinzione, che ha già i suoi anni, si è rafforzata con il passare del tempo.
Esserci, nascosti come fondamenta. Continuare, attraverso I mutamenti attuali della classe operaia e della società,
Esserci, in una vita di militanza. Ricordare, a tempo o fuori tempo, che non si costruirà nulla di vero o di durevole senza gli operai. L’attuale confronto tra le maestranze Peugeot e i loro dirigenti ce lo ricorda, proprio In questi giorni.
In queste situazioni dei preti vivono la loro fede. In queste situazioni pongono il problema di Dio con la loro stessa vita, con i loro gesti e anche con la Parola. Per annunciare questa parola sono stati ordinati preti e nella loro vita di lavoro compiono il ministero che è stato loro affidato.
È diminuito il loro numero, come è diminuito il numero dei preti nel nostro paese. Circa un terzo sono in pensione o in prepensionamento. Ma nuovi preti operai vengono inviati dai loro vescovi. Uno di quelli che io ho ordinato è entrato in fabbrica il giorno dopo l’ordinazione.
La Chiesa ha bisogno di questo segno utopico, di questo invito evangelico cui ha risposto per primo lo stesso Pietro: «Vai al largo e getta le tue reti»…
Questo persistere di un’intuizione profetica mi impressiona sempre più. C’è sempre bisogno di profeti. Ma diventano rari ai nostri giorni. Ci mancano. Quello che essi annunciano deve prender carne, in mezzo al popolo, come Gesù a Nazareth. Sono quarantacinque anni che camminano, con i ritmi di una vita nascosta. Raramente occupano il primo posto sulla scena. Non fanno parte della “chiesa-spettacolo”. Ma ci raccontano la Chiesa, mistero di Dio tra gli uomini, Chiesa di Gesù Cristo.
Non sono stati i primi: la JOC da oltre 60 anni e l’ACO da circa quaranta vivono lo stesso cammino dl fedeltà a Gesù Cristo e dl solidarietà in classe operaia. È insieme a loro, inoltre, che si darà vita alla Missione Operaia, all’indomani della sospensione della presenza dei preti operai nel 1954. All’inizio, gli uni come gli altri apparivano come testimoni piuttosto isolati, collegati a una Chiesa piuttosto lontana. Oggi sono riconosciuti, laici, preti, religiosi e religiose, come membri dell’unica comunità cristiana.
Oggi essi sono “volto di Chiesa” tra le masse lavoratrici, volti conosciuti nella fabbrica, nella città, nell’associazione degli inquilini, nel quartiere: volti dl giovani della JOC, di ragazzi dell’ACE, e anche volti di vescovi tra il loro popolo.
Ecco la Chiesa, dono di Dio, che nasce e vive tra i lavoratori.
È questo, oggi, la Missione Operaia. Agli inizi siamo andati avanti a tentoni; siamo stati costretti anche a commettere degli errori, realizzando le strutture; Quando nasce un problema, si costituisce una commissione. Fortunatamente la vita ci ha riportati con i piedi per terra. La Missione Operaia: sono persone, gesti semplici della vita, appuntamenti, con- divisioni, solidarietà quotidiane e festa, nei grandi momenti della vita operaia e della Chiesa.
Oggi fanciulli, giovani, adulti, sono felici di stare insieme e invitano altri: revisioni dl vita, celebrazioni, ricordi, festeggiamenti. Con loro la Chiesa prende volto là dove non è ancora stata annunciata. È un’opportunità che si presenta: come alla Pentecoste, la Chiesa non è mai così profondamente se stessa come quando esce dai propri confini.
GUY DEROUBAIX
vescovo di Saint-Denis-en-France
(dal Bollettino dei pretioperai francesi, n° 3 – novembre 1989)