ECONOMIA GLOBALE E GIUSTIZIA SULLA TERRA:
SFIDA DEL 3° MILLENNIO
Camaldoli 1997

Interventi


 

1. Tra le motivazioni che mi hanno spinto a scegliere la condizione operaia c’era questa convinzione maturata in me a partire dagli anni del Concilio: che la fede cristiana ci impone di lottare per la liberazione dell’uomo dall’ingiustizia e dall’oppressione. Di conseguenza ho inteso rendere concreta la scelta evangelica dei poveri con la scelta politica della classe operaia. È tutto quello che in quel momento ero riuscito ad elaborare sotto questo aspetto. Non c’era nessun progetto concreto, anzi neppure nessuna conoscenza della stessa classe operaia e delle sue organizzazioni.

2.
L’esperienza sindacale di un decennio (1972-82) è stata per me di una eccezionale ricchezza e intensità. Ho vissuto l’esperienza dell’unità sindacale, dell’impegno comune per costruire un sindacato democratico e parteci-pativo, le lotte in fabbrica e per le conquiste sociali.
Ho condiviso, insieme a tanti campagni di lavoro e di lotta, l’attesa e la speranza di realizzare gli ideali del socialismo, un socialismo che rispettasse la libertà e i diritti della persona umana.
Ed anche quando i regimi comunisti andarono in crisi, la speranza era che questi non crollassero, ma si trasformassero in senso democratico conservando quei valori positivi sui quali si erano costruiti: libe­razione degli sfruttati, valorizzazione del lavoro umano, uguaglianza di tutte le persone, solidarietà verso i più deboli.
Di fatto c’è stata una follia autodistruttiva da parte delle nazioni ex comuniste a cui è corrisposta logicamente un’opera distruttiva da parte del capitalismo mondiale, che non vedeva l’ora di eliminare anche l’ombra di una possibile alternativa.

3.
La mondializzazione dell’economia e della tecnologia è una tendenza ormai inarrestabile. Gli aspetti disumanizzanti di questo fatto sono sotto gli occhi di tutti:
– una sempre più accentuata divisione tra poveri e ricchi;
– teorizza l’esclusione di interi popoli da un possibile sviluppo;
– la regola del gioco è la competitività: vincono i più forti, i più ricchi, i più potenti, gli altri spariscono;
– sono negati valori fondamentali della persona umana come l’uguaglianza
e la libertà; per milioni di persone è negato addirittura il diritto alla vita.
Questo, che è stato chiamato paradossalmente “nuovo ordine mondiale” risponde ad un disegno imperialistico di dominio sull’umanità, di possesso e rapina del pianeta, che, tra l’altro, comporta anche una distruzione ambientale.

4.
Tuttavia nel seminario di Camaldoli del maggio scorso si è parlato anche di una mondializzazione umanizzante (Marco Cantarelli).
Ossia questo fenomeno, che non si può che giudicare fondamentalmente
negativo, porta comunque con sè anche degli effetti positivi.
E, tra questi, venivano citati: una conoscenza mondializzata e la coscienza di essere umanità universale.
Negli ultimi decenni è andata sempre più aumentando la possibilità di conoscere quanto avviene nel pianeta; nonostante ci sia un con­trollo dall’alto delle informazioni, ormai le notizie non si possono più fermare. Si conoscono tutti i gruppi sociali anche minoritari, i modi di vivere e di pensare più diversi, i grandi drammi dell’uma­nità, la fame, le guerre, le malattie, ma anche le ribellioni, le lotte, i movimenti di liberazione.
La reciproca conoscenza fa crescere la coscienza di avere tutti, come umanità, un comune destino e la consapevolezza che ormai dipendiamo gli uni dagli altri.

5.
Questo mi porta a guardare alla famiglia umana da un punto di vista che non è (solo) l’economia e la tecnologia, ma riguarda la sua crescita umana e spirituale. Di questa crescita voglio considerare in particolare due aspetti:
a) il cammino verso la libertà: dalla lotta quotidiana dei poveri del mondo per la sopravvivenza, alle lotte di interi popoli per liberarsi dall’oppressione, alla lotta della classe operaia contro un sistema economico e sociale che sfrutta il lavoro umano senza riconoscere i diritti della persona.
b) la maturazione della coscienza collettiva:
* sull’unità dell’umanità: coscienza di un comune destino, ma anche di un comune patrimonio di valori, che richiama una comune origine (cfr. E. Balducci, La terra del tramonto, pag. 68-70).
* sull’uguaglianza di dignità e di diritti di tutte le persone umane, al di là di differenze di sesso, razza, cultura, religione, politica.
Questa crescita dell’umanità, sia nella lotta per la libertà sia nella maturazione della coscienza collettiva, è un processo lento, che coinvolge interi popoli con la loro storia, tradizioni, stili di vita, modi di pensare i più diversi. È un processo non lineare e progressivo, anzi è piuttosto altalenante, con delle accelerazioni, ma anche con involuzioni e rallentamenti.
Ogni persona, ogni gruppo, con la propria vita e la propria azione contri-buisce a far progredire o a rallentare questa crescita dell’umanità.

6.
Qual è oggi il mio personale contributo per questo cammino dell’umanità?
Al di là di sentimenti o sensazioni che naturalmente provo quando mi confronto con realtà e fenomeni mondiali che schiacciano le per­sone, senso di impotenza, sofferenza per non riuscire a promuovere movimenti di resistenza o di lotta o di opposizione, oggi la mia vita mi offre queste opportunità:

a) Il lavoro
In questi ultimi anni il lavoro operaio è diventato per me
pura testimonianza di condivisione,
un lavoro faticoso e disagevole,
in un rapporto paritario
con compagni di lavoro che sono
in oggettiva condizione di debolezza,
perché diversi (appartengono a quattro nazionalità)
e divisi (su 30 solo la metà sono a tempo indeterminato,
gli altri sono a termine o in contratto di formazione lavoro,
uno dipende da una cooperativa)
b) L’impegno sociale con gli immigrati.
Dopo alcuni anni in cui si è dovuto far fronte all’emergenza (casa, lavoro, problemi di burocrazia, problemi quotidiani), oggi l’impegno sta diventando più culturale, di conoscenza reciproca, delle diverse tradizioni e culture.
Nello stesso tempo si cerca di far fronte alle ondate di intolleranza e razzismo e di aiutare una società civile non preparata all’accoglienza del diverso e spesso strumentalizzata.
c) L’impegno ecclesiale che ho accettato nella comunità del Carmine da un lato è più consono alle mie scelte di vita che non quello in una parrocchia tradizionale; d’altro canto la mia presenza consente oggi di continuare una esperienza comunitaria di fede e di condivisione, aperta alle istanze sociali e politiche della mondialità, che può ancora essere importante per i suoi partecipanti ed anche per la città.

Piero Montecucco


 

UNA PAGINA DI GIULIO GIRARDI

 

Uno degli aspetti più impressionanti del sistema capitalista è la logica con cui esso inquadra e unifica, nonostante la loro estrema varietà, le sue molteplici componenti. Logica implacabile di cui l’analisi delle singole sfere della società, appena abbandona la superficie delle cose, scopre la presenza tentacolare. Logica invisibile per l’immensa maggioranza degli uomini, dato che, per agire, esso ha bisogno dell’oscurità.

Questa unità è la forza del sistema. Ma le possibilità di riuscita dell’alternativa sono anche esse legate all’unità. Nella misura infatti in cui sono isolate, settoriali, le lotte per la libertà sono neutralizzate: si tratti della trasformazione economica e di quella culturale, dell’emancipazione dei lavoratori e di quella delle donne o dei giovani; della liberazione politica e della liberazione sessuale; della rivoluzione pedagogica o della rivoluzione senz’altro.

La divisione delle lotte non è meno nefasta della divisione del lavoro. Poiché ogni lotta si inserisce effettivamente in una logica alternativa solo se trova il suo posto in un progetto globale e articolato. La libertà è indivisibile. La lotta per conquistarla, anche.

Questa percezione della globalità della posta in gioco, questa capacità di ricollegare di continuo, nella analisi e nella lotta, il settoriale al globale, è al centro della coscienza rivoluzionaria e dell’educazione liberatrice. Essa denuncia ogni prospettiva riformista che in nome del realismo dimentichi la solidarietà del reale; che, in nome dell’efficacia dei mezzi, ne dimentichi la finalità.

Fra le divisioni più tragiche nella storia della libertà abbiamo denunciato quella che ha diviso il cristianesimo dai movimenti rivoluzionari, soprattutto dal marxismo, e ha imposto agli uomini di scegliere fra dimensioni essenziali della loro liberazione. Questo divorzio fra due immensi movimenti di educazione delle masse segna anche, in modo decisivo, la storia dell’educazione. Per il cristianesimo e per i movimenti rivoluzionari esso rappresenta un indubbio impoverimento e una delle cause dei loro fallimenti.

Ma un nuovo dinamismo è oggi in atto, che offre all’uno e all’altro una possibilità storica eccezionale: quella di rinnovarsi inserendosi insieme nella storia, unica, delle libertà.

Giulio Girardi / 1975


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