“CHI LOTTA E SOFFRE SU UNA ZOLLA DI TERRA
LOTTA E SOFFRE PER TUTTA LA TERRA”
Viareggio 1998
LOTTA E SOFFRE PER TUTTA LA TERRA”
Viareggio 1998
Interventi
In attesa di questo nostro incontro ho riletto il libro di Sirio “Uno di loro” e ho ripreso in mano alcuni documenti dei nostri convegni e seminari. Il “far memoria” della nostra parabola di PO mi ha rianimato di dentro. Vi ho visto passarmi davanti in un lungo e chiarissimo attimo: volti segnati dalla fatica, storie cariche di lotte, di gioie, di sconfitte… ma mai di rassegnazione.
È stato come sedermi con voi sulla sponda di un ruscello per rinfrescarci mani e piedi stanchi e sudati dopo un lungo cammino.
Il contatto con quell’acqua fresca delle nostre storie mi ha fatto venire i brividi, mi ha scosso dentro. Sopra ci sovrastavano lunghi ponti di autostrade intasate da tir e automobili che sfrecciavano velocissimi; grossi carghi solcavano il cielo stracolmi di merce frutto di ingiustizie e sfruttamento. E noi stavamo seduti sulle sponde di quel ruscello a riprendere fiato insieme: il via vai sopra le nostre teste non ci disturbava più di tanto perché le storie che ci raccontavamo erano troppo cariche di vita vera da non permetterci di perdere una sola parola.
Risvegliandomi ho visto che quel ruscello era la “Seriola Maestra”, il torrente che costeggia il muro della mia abitazione ad Ostiano.
Ostiano, questa piccola zolla di terra cremonese sulla quale da 25 anni coltivo la mia vita.
È in questo paese che anch’io, come Sirio a Viareggio, come voi in tante altre parti d’Italia, ho saltato il ‘muro’, ho varcato i cancelli del calzaturifico Belvedere per diventare ‘uno di loro’ e ci sono rimasto.
È stato come sedermi con voi sulla sponda di un ruscello per rinfrescarci mani e piedi stanchi e sudati dopo un lungo cammino.
Il contatto con quell’acqua fresca delle nostre storie mi ha fatto venire i brividi, mi ha scosso dentro. Sopra ci sovrastavano lunghi ponti di autostrade intasate da tir e automobili che sfrecciavano velocissimi; grossi carghi solcavano il cielo stracolmi di merce frutto di ingiustizie e sfruttamento. E noi stavamo seduti sulle sponde di quel ruscello a riprendere fiato insieme: il via vai sopra le nostre teste non ci disturbava più di tanto perché le storie che ci raccontavamo erano troppo cariche di vita vera da non permetterci di perdere una sola parola.
Risvegliandomi ho visto che quel ruscello era la “Seriola Maestra”, il torrente che costeggia il muro della mia abitazione ad Ostiano.
Ostiano, questa piccola zolla di terra cremonese sulla quale da 25 anni coltivo la mia vita.
È in questo paese che anch’io, come Sirio a Viareggio, come voi in tante altre parti d’Italia, ho saltato il ‘muro’, ho varcato i cancelli del calzaturifico Belvedere per diventare ‘uno di loro’ e ci sono rimasto.
L’inizio di un lungo viaggio
«Andando avanti nella vita succede, tra le tante cose che capitano, di scoprire i motivi essenziali della propria esistenza, il destino — o come si dice più dolcemente — la propria vocazione personale.
Qualcosa che, gira e rigira, finisce sempre per tornare a galla; qualcosa che brucia tutto all’intorno fino a fare deserto di ogni valore, di ogni altro interesse, per emergere come l’unico motivo: e allora nasce nell’anima un dovere semplice e profondo, quello della fedeltà».
Così Sirio descriveva i ‘blocchi di partenza’ della sua nuova storia, l’inizio di quel lungo viaggio che l’ha portato a diventare ‘uno di loro’ . Uno di quelli che stanno al di là di quel tragico muro che «separa gli uomini fra loro, i poveri dai ricchi, gli operai dai padroni, gli oppressi dagli sfruttatori».
Sirio ha saltato quel muro per avere la gioia di sentirsi libero fra i poveri come a casa propria, per sentirsi sereno in un mondo di ingiustizia, partecipandolo però cordialmente.
Quell’ambiente operaio, apparentemente grossolano e rude, l’ho scoperto e sentito ricchissimo di una delicata tenerezza che ti fa bene, di cordialità profonda. basta viverci dentro allo scoperto, con sincerità trasparente, con fiducia assoluta, e specialmente capaci di capire, anzi di sentire la bontà delle cose semplici, la gioia delle cose povere.
Da quel mondo operaio ho imparato ad essere uomo, ho scoperto i valori umani più veri ed autentici.
Ho imparato a stare al mondo, a stare nella vita in modo positivo, cioè a non subire passivamente avvenimenti o situazioni. Ho imparato che per campare devi guadagnarti un salario sudato con le tue mani; ho imparato ad accudire alla mia casa senza essere servito; ho imparato che le amicizie che ti permettono di reggere richiedono continuità e schiettezza; ho imparato a reagire ad un diffuso senso di sconfitta per dichiarare con convinzione che non siamo una ‘generazione sprecata’ come a qualcuno piacerebbe che fosse.
Da quel mondo ho imparato a vivere in solitudine senza sentirmi isolato o abbandonato. Stando in quel mondo ho capito che non è possibile coniugare onestamente parole come ‘invasione culturale del pensiero unico globalizzante’ con le molteplici situazioni di sfruttamento e ingiustizia che la mondializzazione del mercato produce nei più remoti angoli del mondo.
Ed ora sono convinto che la mia parabola di PO non può essere chiusa in una parentesi, quasi fosse un errore di gioventù.
Scriveva Sirio:
Qualcosa che, gira e rigira, finisce sempre per tornare a galla; qualcosa che brucia tutto all’intorno fino a fare deserto di ogni valore, di ogni altro interesse, per emergere come l’unico motivo: e allora nasce nell’anima un dovere semplice e profondo, quello della fedeltà».
Così Sirio descriveva i ‘blocchi di partenza’ della sua nuova storia, l’inizio di quel lungo viaggio che l’ha portato a diventare ‘uno di loro’ . Uno di quelli che stanno al di là di quel tragico muro che «separa gli uomini fra loro, i poveri dai ricchi, gli operai dai padroni, gli oppressi dagli sfruttatori».
Sirio ha saltato quel muro per avere la gioia di sentirsi libero fra i poveri come a casa propria, per sentirsi sereno in un mondo di ingiustizia, partecipandolo però cordialmente.
Quell’ambiente operaio, apparentemente grossolano e rude, l’ho scoperto e sentito ricchissimo di una delicata tenerezza che ti fa bene, di cordialità profonda. basta viverci dentro allo scoperto, con sincerità trasparente, con fiducia assoluta, e specialmente capaci di capire, anzi di sentire la bontà delle cose semplici, la gioia delle cose povere.
Da quel mondo operaio ho imparato ad essere uomo, ho scoperto i valori umani più veri ed autentici.
Ho imparato a stare al mondo, a stare nella vita in modo positivo, cioè a non subire passivamente avvenimenti o situazioni. Ho imparato che per campare devi guadagnarti un salario sudato con le tue mani; ho imparato ad accudire alla mia casa senza essere servito; ho imparato che le amicizie che ti permettono di reggere richiedono continuità e schiettezza; ho imparato a reagire ad un diffuso senso di sconfitta per dichiarare con convinzione che non siamo una ‘generazione sprecata’ come a qualcuno piacerebbe che fosse.
Da quel mondo ho imparato a vivere in solitudine senza sentirmi isolato o abbandonato. Stando in quel mondo ho capito che non è possibile coniugare onestamente parole come ‘invasione culturale del pensiero unico globalizzante’ con le molteplici situazioni di sfruttamento e ingiustizia che la mondializzazione del mercato produce nei più remoti angoli del mondo.
Ed ora sono convinto che la mia parabola di PO non può essere chiusa in una parentesi, quasi fosse un errore di gioventù.
Scriveva Sirio:
«A volte mi domando in quelle lunghissime ore di lavoro, vedendomi mangiare così le giornate, se devo continuare a fare l’operaio e perfino se ne valga la pena. Su un piano umano sono assolutamente zero. Mi pare di essere a volte soltanto stanchezza. E rimangono vivi e spesso brucianti i problemi di valori umani, di carne e di sangue.
Sono tanto solo e con voglia infinita di Amore, di una donna, di figli, di qualcosa di caldo, di vivo. Qualcosa di concreto, da poter vedere con gli occhi e toccare con mano, stringere al cuore.
Non è sentimentalismo e nemmeno sessualità, anche se è tutto questo.
È l’insieme della vita, è senso di pienezza, è voglia terribile di autenticità, di completezza».
Sono tanto solo e con voglia infinita di Amore, di una donna, di figli, di qualcosa di caldo, di vivo. Qualcosa di concreto, da poter vedere con gli occhi e toccare con mano, stringere al cuore.
Non è sentimentalismo e nemmeno sessualità, anche se è tutto questo.
È l’insieme della vita, è senso di pienezza, è voglia terribile di autenticità, di completezza».
E chi di noi non è passato per questa storia descritta da Sirio.
Nessuno nega che oggi sia difficile reggere: però ho imparato che nella vita di coppia la scomparsa del partner non cancella un passato, e che il sostituirlo è comprensibile ma per te comincia un’altra storia.
La vita di una persona è fatta di relazioni con persone, con fatti, con eventi; e la relazione si regge su progetti, lotte, fedeltà e condivisione.
Ecco perché sono sempre rimasto ad Ostiano; ecco perché quando la fabbrica ha chiuso, insieme con alcuni compagni e compagne, mi sono dato da fare per non vivere da mantenuto, ed abbiamo messo in piedi una realtà produttiva in forma cooperativa che offre a 40 persone un salario mensile dignitoso anche se molto sudato.
Ecco perché continuo a stare al di là del muro, superando la tentazione di ritornare a casa, fra la gente sicura, sistemata, per non lasciarmi ancora viziare dai privilegi che salvaguarderebbero dignità e pace.
Concludo con Sirio:
Nessuno nega che oggi sia difficile reggere: però ho imparato che nella vita di coppia la scomparsa del partner non cancella un passato, e che il sostituirlo è comprensibile ma per te comincia un’altra storia.
La vita di una persona è fatta di relazioni con persone, con fatti, con eventi; e la relazione si regge su progetti, lotte, fedeltà e condivisione.
Ecco perché sono sempre rimasto ad Ostiano; ecco perché quando la fabbrica ha chiuso, insieme con alcuni compagni e compagne, mi sono dato da fare per non vivere da mantenuto, ed abbiamo messo in piedi una realtà produttiva in forma cooperativa che offre a 40 persone un salario mensile dignitoso anche se molto sudato.
Ecco perché continuo a stare al di là del muro, superando la tentazione di ritornare a casa, fra la gente sicura, sistemata, per non lasciarmi ancora viziare dai privilegi che salvaguarderebbero dignità e pace.
Concludo con Sirio:
«Allora fu l’inizio di un lungo viaggio. Ho saputo dopo che un filo d’erba nasce da tutta la terra e un fiore fiorisce su tutta la terra.
Per questo forse tutto avviene nella solitudine e nel silenzio: non importa che qualcuno sappia o ascolti; c’è chi accoglie, c’è un senso profondo nel quale ogni cosa vive, un cuore che batte ogni palpito, un’anima che respira l’infinito».
Per questo forse tutto avviene nella solitudine e nel silenzio: non importa che qualcuno sappia o ascolti; c’è chi accoglie, c’è un senso profondo nel quale ogni cosa vive, un cuore che batte ogni palpito, un’anima che respira l’infinito».