“IL VANGELO NEL TEMPO:
SENSO DI UNA VITA”
Incontro nazionale PO / Viareggio, 28-30 aprile 2000

Interventi


 

Per semplicità l’esposizione seguirà la sequenza di alcune Parole Chiave, che saranno poste in maiuscolo.
I termini del convegno sono il VANGELO ed il TEMPO.
Il Tempo inteso come un susseguirsi di fatti su una linea retta o circolare, come è stato ben detto nell’introduzione, potrebbe essere raffigurato come una scala a chiocciola in cui linearità e circolarità si integrano in un movimento verso l’alto o verso il basso. Strettamente connesso è lo SPAZIO che permette di circoscrivere gli avvenimenti dando loro un CORPO, che si esprime in MASCHILE e FEMMINILE.
La MATERIA-corpo (vedi Teilhard de Chardin) si dispiega in queste due categorie fino a raggiungere la CONSAPEVOLEZZA, che illumina dall’interno la STORIA.
GESÙ è maestro in questo cammino come origine (LOGOS-ALFA) e come punto di tensione finale (RICAPITOLAZIONE-OMEGA). La dinamica della sua vita scorre tra due fatti che sono rappresentati da verbi che in greco hanno un suono simile, ma radici diverse: eskenosen in Gv. 1,14 nel senso di porre la sua TENDA tra noi e ekenosen in Fil. 2,7 per dire SVUOTAMENTO, si annientò. Il supporto di questo movimento è dato dal sarx egheneto, si fece CARNE. Gesù si avventura nella storia in questa scala a chiocciola, attraverso un vestirsi e uno spogliarsi che procede scendendo nelle profondità dell’umanità e del mondo assumendo e trasformando in sé quella che potremmo chiamare la CULTURA, come la globalità espressiva individuale e collettiva. In un processo di INCULTURAZIONE e DECULTURAZIONE può attraversare l’esperienza di tutti gli uomini e le donne nel profondo rispetto delle diversità, perché così ci si svuota per far posto all’altro.
Mentre nel processo di COLONIZZAZIONE si svuota l’altro per riempirlo di noi stessi (vedi conquista dell’America ecc. ecc.). Gesù risorto si presenta come pellegrino, ortolano, cuoco sulle rive del lago e continua a trasformarsi negli ultimi e ad attraversare la storia, come spazio-tempo (come diceva Maria Grazia). Mi piace pensare alla doppia elica del DNA come ad una scala a chiocciola che raffigura la mano destra (CREAZIONE) e la mano sinistra (REDENZIONE) di Dio che tesse il suo disegno di amore.
Le storie personali entrano in questo movimento. Come Preti abbiamo assunto la cultura nei lunghi anni del Seminario, come Operai abbiamo ripiegato la TENDA in processo di svuotamento per far posto all’Altro come singolo, o come classe, o come indigeno, o come ultimo. Ora stiamo
attraversando una grande CRISI di PARADIGMI, come punti di riferimento teorico-pratico. Le contraddizioni che incontriamo sono poco riconoscibili, sono o troppo grandi o troppo piccole.
Forse sarebbe opportuno uscire dal rapporto simmetrico (è un termine tecnico della teoria sistemica e relazionale) per operare una ROTTURA EPISTEMICA, cioè abbandonare la paralisi del dilemma e liberare creativamente le nostre energie.
Vi racconto un piccolo fatto personale. L’altra sera programmando in famiglia questa mia uscita per il convegno ho avuto una discussione con Irene, la mia figlia più piccola che ha 18 anni, che non capiva il senso della mia partecipazione, non essendo più prete. Mi ha chiesto ragione del mio impegno preso con Dio con il sacerdozio e di come potevano coesistere il celibato con i rapporti sessuali con Lida. Nel percorso di chiarimento fra le norme legali e canoniche ed il mio cammino di ricerca è emerso che la mia vita assomiglia molto ad un LABORATORIO. Il superamento di un testa a testa chiarificante ha dato origine ad un incontro su un’esperienza fuori dalle righe, come testimonianza della misericordia di Dio e della libertà dei suoi figli.
Ilya Prigogine, nobel per la chimica, ha scoperto che esistono delle “STRUTTURE DISSIPATIVE”, che vengono create durante la trasformazione e i passaggi di stato di una sostanza e che apparentemente non sono finalizzate e che secondo me rappresentano la ricchezza, la libertà e la gratuità. Non sarebbe male tener presente questo stile della natura riguardando l’evoluzione della nostra vita.
Anche Gesù esce dalla simmetria della violenza. Vorrei proporre un testo di René Girard, antropologo, tratto dal libro: Delle cose nascoste fin dalla fondazione del mondo, ed. Adelphi.
Nel capitolo “Lettura non sacrificale del testo Evangelico” (pagg. 272-273) scrive: sono stati gli uomini ad uccidere Gesù perché sono incapaci di riconciliarsi senza uccidere. (…) Quando Gesù dice: “Sia fatta la tua volontà e non la mia”, si tratta certo di morire, ma non si tratta di obbedire a una esigenza incomprensibile di sacrificio, si tratta di morire, perché continuare a vivere significherebbe la sottomissione alla violenza. Mi si dirà che è “la stessa cosa”. Non è affatto la stessa cosa, perché, nelle letture abituali, la morte di Gesù non proviene, in ultima analisi, dagli uomini ma da Dio, e precisamente da questo fatto i nemici del Cristianesimo traggono lo spunto per dimostrare che essa si riduce allo schema di tutte le religioni primitive. (…) La Passione di Cristo è presentata di frequente come obbedienza a un ordine sacrificale assurdo, a dispetto dei testi che rivelano in essa un’esigenza di amore del prossimo, mostrando che soltanto da questa morte può realizzare la pienezza dell’amore. (I Giov. 3, 14-15).
Ne deriva il superamento di un atteggiamento EROICO-SACRALE (c’è sempre qualcuno che paga l’eroismo con meccanismi auto o etero persecutori), perché la rottura che discende dalla morte e dalla resurrezione di Gesù ci immerge nell’impegno ma anche nella gioia.
Come si diceva anche nella relazione introduttiva dopo la Pasqua di Gesù la realtà è ormai cambiata irrevocabilmente. Il giudizio sul “Principe delle potenze dell’aria” (Ef. 2,1) è compiuto. Abbiamo l’ago per sgonfiare tutti i palloni gonfiati della storia, compresi noi stessi. Siamo nel TEMPO DI MEZZO, tra la prima e la seconda venuta, per questo dovremmo recuperare l’atteggiamento ORANTE-CONTEMPLATIVO che permette la manifestazione OGGI (qui e ora) dell’incontro con l’Altro, continuamente altro e nuovo. Gianni parlava del VUOTO nell’incontro con Dio. Credo che sarebbe utile fare il vuoto per incontrarlo, cioè eliminare qualsiasi immagine o cristallizzazione di qualsiasi altro (Dio o prossimo), qualsiasi IDEALIZZAZIONE che attinge energia dal Principe delle potenze dell’aria.
Il comandamento del Signore dice di “non farsi immagine alcuna”. Nell’incontro con il Risorto si realizza il faccia a faccia con Dio e la riscoperta continua del volto reale, attuale, del fratello e della sorella. Amarci così come siamo e non come ci immaginiamo è la conseguenza naturale, che sconfigge la paura e ci dà il coraggio dell’impegno pasquale nella politica, nella chiesa, nel quotidiano, con gli ultimi, con noi stessi.

Mario Facchini


 

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