Ricordando Emilio Coslovi (4)
Vorrei che restasse di Emilio e delle nostre risate, spesso autocritiche e di contestazione delle sue stesse proposte e dei racconti delle vicende che lo interessavano, il senso che c’è una “normalità” e delle cose “date per scontate” che sono più pazze della pazzia.
In molte affermazioni ed in molti atteggiamenti suoi, del resto pagati di persona ed a caro prezzo, emergono elementi di una profezia, più che mai necessaria per noi e per la nostra chiesa. La grandezza e la forza della povertà, la scelta radicale per i poveri e le loro realtà di vita, la condivisione concretissima fuori da tante chiacchiere e dichiarazioni di buone volontà o del bigottismo e della “carità pelosa” sono chiamate in causa sia a livello personale che di presenza sul territorio ed in parrocchia.
Ce lo ricordava con un’insistenza ossessiva. Abbiamo bisogno di darci una regolata sull’uso del tempo e sulla scusa dei “tanti impegni” lasciando in ombra esigenze vive e vitali di chi soffre, è solo, ammalato, bisognoso anche di affetto ed attenzione, di amicizia e di una parola di sostegno.
La sua voglia di partecipare alle riunioni ed agli incontri ci sollecita a non fermarsi solo al “culturale” ma a ricentrarci sulle persone e sulle loro richieste.
Tutto questo ci renderebbe più “umani”, come diceva lui.
Giancarlo Ruffato