Sguardi dalla stiva


 

Ieri sera, primo giorno di inverno, ho celebrato la Messa di esequie di Guilherme, bimbo di 1 anno e 18 giorni, morto la settimana scorsa. Il motivo della morte nessuno lo sa. All’ospedale dicono che si sia soffocato col latte, ma erano settimane che stava diminuendo di peso e portato all’ospedale, non hanno avuto tempo, voglia o condizioni per intervenire puntualmente. Già le cliniche private, carissime, funzionano mediocremente; gli ospedali pubblici ovviamente ancor più! La famiglia non aveva condizioni di pagare consulte ed esami privati e quelli pubblici, ancora il mese scorso avevano agendato per settembre! Così quando il bimbo è stato portato all’ospedale era troppo tardi! Per due notti la mamma ha dormito sulla sedia e al lunedì, siccome conoscevano una delle infermiere, ha ottenuto una stanza dove lei pure poteva sdraiarsi. Ma dopo appena un giorno è sopraggiunta la morte.
La mamma, Wellane, è una giovane di 18 anni, molto piccola – sembra ancora ragazzina! – molto, troppo silenziosa, che è rimasta incinta di un uomo che l’ha abbandonata, come purtroppo e spesso succede da queste parti! Lei non ha mai voluto dire a nessuno chi è il padre di Guilherme. La mamma di Wellane, quando domenica sono andato a trovarli a casa, mi dice, con la figlia presente, che è preoccupata con lei, perché l’altra primogenita, 7 anni fa, molto più espansiva di questa, – e le due erano attaccatissime – all’età di 15 anni era pure lei rimasta incinta, e da un momento all’altro, senza che nessuno lo potesse sospettare, si era tolta la vita, inghiottendo veleno. Così mi fa capire che ha paura che anche questa figlia faccia lo stesso gesto assurdo: “Cosa sarà di lei adesso non so. Ha lasciato la scuola due anni fa, perdendo il primo anno per causa degli scioperi prolungati e l’anno scorso per la gravidanza. Il prossimo anno tornerà a scuola, ma intanto con chi parlerà? Perché non ha amici, è sempre silenziosa e le uniche occasioni che aveva di parlare era con ragazzini, minori della sua età, per strada, e con mamme più grandi di lei, su argomenti di neonati”.
Cerco di parlare con Wellane, ma è molto difficile. Le domando se le piace scrivere, se ha un diario personale, e lei mi risponde che sì e che è ben nascosto. Le chiedo se vuole leggermi qualcosa dei suoi scritti, ma lei si rifiuta. La cameretta, di fango, è tappezzata di pubblicità di telefonini da un lato e di immagini di bambini dall’ altro. Nella cameretta, di 2,5m x 2,5m, ci sta solo il suo letto su cui ci sediamo e il lettino vuoto di Guilherme con poche cose personali di entrambi. Parliamo del bimbo, di lei, di Dio, di chiesa, ma praticamente mi sembra di fare un monologo. La mamma intanto va a preparare un caffè, che accetto anche se non l’avevo chiesto. Wellane mi guarda con occhioni grandi, ma risponde solo con monosillabi. Le chiedo se, per la Messa, può prepararmi una preghiera dei fedeli o uno scritto e lei si rifiuta, ma dicendole che un’altra persona potrebbe leggerlo, lei mi risponde che ci pensa.
Ieri arrivo davanti alla chiesa e lei mi viene incontro con lo scritto e mi invita a leggerlo. Così durante l’omelia, dopo il mio commento alla Parola di Dio e alla circostanza vissuta, termino con lo scritto che semplicemente traduco e riporto:

Guilherme
Perché questa visita tanto breve?
Sei entrato nella nostra vita per la porta dell’amore, e con noi hai appreso ad amare. L’amore oblativo, l’amore comprensivo, l’amore sofferto per l’enormità degli eventi e per la dedizione totale.
Tu avevi appena un anno di vita, era troppo presto per partire.
Gli amici, quando vogliono confortarci, dicono: “Dio ha voluto così!”.
Noi non riusciamo a capire! (Dio) ci dà un bimbo così bello, così meraviglioso, che è diventato pure padrone del nostro amore, della nostra dedizione, della nostra vita.
Tutto girava attorno a lui: è stato un anno di gioia e felicità. Per questo ci chiediamo, giorno e notte: perché? Lo so che la nostra croce sarà eterna; neppure il tempo diminuirà il peso e allevierà la nostra nostalgia. Sì, nostalgia del nostro amato Guilherme, che per un anno ci ha donato gioia, soddisfazione e amore. Ricordo il suo sorriso meraviglioso che inondava la nostra casa, come il sole che illumina il mondo. E i suoi occhi come erano belli, parlavano con noi attraverso la loro espressione, brillavano tanto che sembravano stelle, le più grandi. Avevi solo un anno, eri totalmente vita, felicità e gioia.
E se Dio, nella sua infinita bontà, ci concedesse di scegliere e ci chiedesse se volessimo cominciare tutto di nuovo, accetteremmo, senza dubbio, perché, nonostante tutto, ne è valso la pena!
Guilherme, noi ti amiamo! Tu continua vivo e presente in ciascuno di noi!
Tua mamma, nonni, zii e familiari.

Pe Daniel

Sao Luìs, 22.06.05


 

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