In vista del Convegno 2009
L’IDOLO È NUDO: METAMORFOSI DEL CAPITALISMO
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1. La sicurezza dei granai pieni
“Uno della folla gli disse: “Di’ a mio fratello che divida con me l’eredità”. Ma egli rispose: “Uomo, chi mi ha costituito giudice o arbitro tra di voi? “.
E disse loro: “Guardatevi da ogni avarizia, poiché non è dall’abbondanza dei beni che uno possiede che è al sicuro la vita”.
E disse loro una similitudine: “Il campo di un uomo ricco diede copiosi frutti ed egli pensava tra sé dicendo: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: farò così: abbatterò i miei granai e ne edificherò di più grandi e porterò lì tutto il mio grano e i miei beni e dirò alla mia anima: Anima mia, hai molti beni, riposati per molti anni; riposati, mangia, bevi, godi.
Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa verranno a prendere la tua anima, e quello che hai preparato di chi sarà?“.
Così avviene a chi ammassa tesori per sé e non è ricco presso Dio”.
(Luca 12, 13-21)
Ho letto questo brano del vangelo di Luca perché mi sembra che metta bene in evidenza la radice profonda di quella che abbiamo chiamato “idolatria della sicurezza”.
Questa radice consiste nell’illusione di poter scongiurare attraverso il possesso dei beni l’insicurezza esistenziale della condizione umana. Naturalmente, come dice Gesù, questa è un’illusione destinata all’insuccesso, perché la morte arriva per tutti. Perciò questa illusione di sicurezza è passata dal singolo individuo ad un gruppo di persone, ad una famiglia, ad una città, fino a diventare il sistema economico sociale, che oggi chiamiamo capitalismo.
2. La sicurezza della città fortificata
Nel medioevo sono sorte le città-stato. Costruite su un colle, circondate da mura inespugnabili, avevano all’interno il palazzo del principe, la cattedrale del vescovo e le case di tutti i servitori che erano necessari per garantire una vita agiata e sicura ai signori e al clero.
È l’immagine in miniatura del sistema vigente ai nostri giorni. La città fortificata è il mondo ricco che cerca di garantirsi la sicurezza con tutti i mezzi che ha a disposizione: la gestione e la manipolazione delle informazioni, le leggi basate sul diritto del più forte, l’uso della forza contro chi osa ribellarsi.
In Europa abbiamo lo spazio Schengen, in Italia la legge Bossi-Fini e le altre normative sempre più restrittive, c’è il muro tra Israele e Palestina, l’assedio e oggi il massacro di Gaza… e tanti altri muri divisori. Sono le barriere che il mondo ricco costruisce per difendersi dai poveri.
Anche le nostre amministrazioni locali adottano spesso provvedimenti di marca razzista: il comune di Voghera (centrodestra) contro i barboni e le prostitute, il comune di Pavia (centrosinistra) contro gli “zingari di merda”… (cfr. Antonio Moresco, Zingari di merda, Effigie Edizioni 2008).
Allora l’idolatria della sicurezza presenta, a mio avviso, queste due caratteristiche:
– è l’illusione di esorcizzare l’insicurezza esistenziale della vita umana;
– è la difesa di un benessere, del possesso di beni, di privilegi esclusivi, con tutti i mezzi possibili compresa la violenza, da parte di una piccola parte di umanità contro tutti gli altri considerati come nemici, ai quali non si riconosce nessun diritto.
3. La sicurezza contro il popolo
Ho recuperato un testo di 20 anni fa di un gruppo di teologi di sette paesi (Filippine, Corea del Sud, Namibia, Sudafrica, Salvador, Nicaragua, Guatemala) dal titolo “La via di Damasco”, che analizza proprio l’idolatria come sicurezza contro il popolo:
“Nei nostri paesi il culto del denaro, del potere, del privilegio ha sostituito il culto di Dio. Questa forma di idolatria è stata organizzata all’interno di un sistema in cui il materialismo consumista è messo sul trono come un dio. L’idolatria considera le cose, specialmente il denaro e la proprietà, più importanti del popolo: è anti-popolo.
Sono quattro le caratteristiche principali di questa idolatria:
a) è una forma di schiavitù.
La sottomissione e il servizio al denaro disumanizza le persone. Lo stato di sicurezza nazionale che difende il sistema esige obbedienza cieca ed assoluta.
In alcuni paesi questo dio è crudele e senza misericordia; in altri usa una maschera ingannevole. Coloro che disubbidiscono vengono castigati duramente, coloro che ubbidiscono vengono premiati con benefici materiali e con la sicurezza. Gli idoli governano basandosi sulla paura e sull’intimidazione, o cercano di comprare le persone, corrompendole e seducendole con il denaro.
b) L’idolatria è la negazione di ogni speranza del futuro.
Coloro che trovano la loro sicurezza nello status quo si oppongono in tutti i modi a qualsiasi cambiamento e a un futuro diverso.
In passato la gente ricorreva a Baal o ad altri idoli per motivi di sicurezza. Oggi i nostri oppressori ricorrono al denaro, al potere militare ed alle così dette forze di sicurezza.
La loro sicurezza però è la nostra insicurezza.
Noi sperimentiamo la loro sicurezza come intimidazione e repressione, terrore, violazione ed assassinio.
Coloro che ricorrono agli idoli per la loro sicurezza esigono la nostra insicurezza come prezzo necessario da pagare, perché ci temono come una minaccia.
c) Gli idoli esigono sacrifici umani.
Come ai tempi dei profeti, anche oggi questa è la dimensione più perfida del peccato di idolatria: uomini e donne, giovani e vecchi, innocenti e indifesi vengono sacrificati per placare l’idolo, lo stato di sicurezza nazionale e del capitalismo internazionale.
Viviamo con la realtà quotidiana del sacrificio umano: bambini che muoiono di fame, detenuti uccisi, assassinii, massacri, sparizioni.
Uccidere la gente è divenuto una specie di rituale religioso, un aspetto necessario della guerra totale contro il popolo.
Gli idoli creano un sentimento di sete di sangue che lo stesso sistema non è in grado di controllare.
d) L’idolatria è una menzogna
e può perpetuarsi soltanto ingannando sempre più la gente.
L’idolatria presenta l’ordine esistente come l’ordine naturale delle cose ed ogni cambiamento radicale come caos.
Utilizza le parole usate dal popolo per indicare le sue aspirazioni, come “pace, democrazia e libertà”, e dà loro un significato completamente diverso. Pace significa mantenere lo status quo. Democrazia può essere la manipolazione delle elezioni o comunque il meccanismo per impedire che la maggioranza del popolo abbia accesso al potere. Libertà significa dare ai ricchi e ai potenti la possibilità di sfruttare i poveri.
L’idolatria nasconde la verità e crea una cultura piena di menzogna”.
(La via di Damasco, suppl. al n. 2-3/1989 di Amanecer, La Piccola Editrice).
Anche se è un’analisi che parte da situazioni molto diverse dal mondo in cui noi viviamo e per giunta risalente a vent’anni or sono, mi sembra che molti giudizi e valutazioni siano validi anche per noi oggi.
Come resta valido, di conseguenza, l’invito di Balducci a “mettere continuamente in questione il nostro tipo di esistenza che si basa su una sicurezza abusiva, perché è una sicurezza di alcuni che si nutre con l’insicurezza degli altri. Perciò ognuno di noi deve essere insicuro finché tutti gli esseri umani non siano sicuri. O siamo tutti insieme sicuri o ogni sicurezza è abusiva (E. Balducci, Gli ultimi tempi, vol.1 p.386).
4. La sicurezza della cattedra
La Chiesa, nonostante lodevoli testimonianze e prese di distanza, è prof ondamente implicata nell’idolatria della sicurezza dell’attuale sistema economico sociale.
Ma a questo punto vorrei soprattutto accennare alla sicurezza che la chiesa ha di avere il possesso della verità, in ogni campo, ma in primo luogo nel campo della teologia e dell’etica.
In un mondo (occidentale) disorientato e impaurito la chiesa propone le certezze della sua dottrina e della sua tradizione e pretende di far accettare il suo messaggio anche al mondo laico e di introdurre i suoi principi nelle legislazioni civili e negli ordinamenti istituzionali. In tal modo si cerca di esportare la “logica del granaio pieno” del vangelo di Luca. Il “deposito della fede”, che è garanzia di verità per il mondo cristiano, si pretende che sia accettato, almeno nelle sue implicazioni etiche, anche dai non credenti e dagli appartenenti ad altre fedi.
Il mondo in cui viviamo è sempre più plurale. Sarebbe opportuno un atteggiamento di dialogo permanente, per ricercare ciò che unisce le diverse culture e tradizioni religiose, come raccomandava Papa Giovanni. La chiesa si propone invece come elemento di divisione e di contrapposizione, rischiando di alimentare il fanatismo di alcuni gruppi e di giustificare nuovi conflitti e nuove crociate.
Dal mio punto di vista, penso che la fede sia un cammino, che si nutre dei tesori del passato, ma soprattutto guarda al futuro, guarda alla storia umana e alla vita della gente.
Nel mio vocabolario di fede non esistono più le parole “certezza, sicurezza, garanzia “, ma esiste solo “dubbio, ricerca, fiducia, speranza, attenzione”…
Attenzione soprattutto a quello che avviene nella storia degli uomini e delle donne, piuttosto che alle direttive che vengono dall’alto.
Credo infatti che le tracce di Dio non le troviamo tanto nei palazzi o sulle cattedre, ma le troviamo più facilmente tra quel “non-idolo” che è l’uomo, nella sua povertà e oscurità, nella sua mancanza di sicurezza, in questo momento di crisi, dove spesso manca il lavoro e la casa e la possibilità di una vita dignitosa…
Ecco, l’unica “garanzia” (volendo usare questa parola) legata alla mia fede è ancora una volta la condivisione con l’umanità sofferente, per quel poco che mi è possibile, per essere “realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia” (Gaudium et spes, n.1).
Piero Montecucco
questo sei tu, Signore.
Nessuna definizione tu sei,
lucidità è nostra illusione:
questo predicarti, quando tu
ci frani nelle mani
come nuvola.
E non sarà soluzione
neppure la morte:
la soluzione è qui,
il silenzio.
(David Maria Turoldo)