Convegno di Bergamo 2009
L’IDOLO È NUDO: METAMORFOSI DEL CAPITALISMO
Interventi e riflessioni


 
 
Anzitutto, ci riteniamo fortunati per aver potuto assistere a un convegno come questo, che ha saputo unire la tensione morale con la razionale capacità di analisi. Per quanto mi riguarda, io (Adriano, presente solo alla prima metà dell’incontro, mattinata del 1° maggio) ho apprezzato in particolare la relazione di Daniele Checchi, chiamato a spiegare, da un punto di vista il più obiettivo possibile, la situazione odierna dell’economia capitalistica. Come laico (il che, credo, non significa “non cristiano”, ma semplicemente “non confessionale”) mi è piaciuta molto la sua analisi per la chiarezza e la professionalità, non edulcorata da sbavature moralistiche; talvolta, anzi, attraversata da un certo pessimismo della ragione. Pertanto ho ancor più apprezzato un paio di constatazioni “oggettive” che lasciano comunque aperto uno spiraglio alla speranza e all’ottimismo della volontà:
• la fine evidente delle politiche liberiste (alla Reagan), del “privato è bello” e di condanna senza appello dell’intervento pubblico in economia;
• la dimensione ritrovata dell’intervento pubblico (negli USA, per es.) invocato dagli stessi che prima lo condannavano. Il che quanto meno riapre qualche spazio alla politica, qualche spiraglio per la mediazione collettiva, che permette di discutere sul “dove vogliamo andare” (cfr. n. 81 di PRETIOPERAI, pag. 13).
A proposito: congratulazioni per la vostra rivista, che mi sembra la continuazione più coerente della benemerita “COM-Nuovi tempi”.  
 
 

Adriano Menegoi


 
 
 
 
Non avevo previsto di tornare nel pomeriggio perché, arrivando il mattino da Milano, pensavo di stare con mio fratello e famiglia a Bergamo. Quindi sono discesa in città, ma poi ho deciso di tornare in Paradiso. La giornata mi aveva interessata moltissimo e il clima cordiale esteso anche ad una “estranea” o “ultima arrivata” mi aveva coinvolto.
Mi spiace aver perso l’introduzione di padre Scalia perché inizialmente ho fatto un po’ fatica a rendermi conto che quell’omino fosse, pacatamente ma inequivocabilmente, “rivoluzionario”. Questo anche se si presentava sereno e tranquillo con un linguaggio all’apparenza “tradizionale”, con il richiamo al personale impegno per non perdere la strada ideale indicata dal messaggio cristiano e non smarrire la vera fede vissuta quotidianamente in ogni scelta anche piccola che giorno per giorno la vita ci chiede di fare.
Mi sono sentita bene e pur nella mia incerta e pigra adesione alla condivisione della fede ho trovato indicazioni concrete e valutazioni sincere dei messaggi che il mondo sia laico che cattolico oggi propongono. È quello che spesso mi accade ascoltando le prediche (cui partecipo occasionalmente a San Giovanni Lupatoto — VR) di don Luigi e di don Corrado.
Ho avuto una simpatica e affettuosa sorpresa: ho incontrato Vittorio Bellavite, un vecchio amico con il quale frequentavo, giovanissimi entrambi, il gruppo di S. Fedele a Milano e che ho rivisto con tantissimo piacere.
 
 

Irene Buzzi Donato


 
 

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