Caleidoscopio


 

Dalla mia postazione

 
Sono 10 anni ormai che vivo all’eremo e se facessi un’analisi delle persone che qui vengono e si fermano, direi che son tutte di una certa area.
La maggior parte degli ospiti lavorano nel sociale, ed hanno avuto una formazione superiore ed ultimamente anche un gruppetto di operai e sfigati.
C’è un equilibrio tra maschi e femmine e l’età va dai 25 ai 60 anni: il momento delle scelte ed il momento della revisione.
Non ho mai avuto la possibilità di ospitare leghisti e berluscoidi, neanche uno in dieci anni. Eppure Bergamo è piena di questa gente.
Da questo desumo che queste persone non amano il silenzio, l’ascolto, il pensare, né tanto meno il meditare.
Ho letto in questi giorni la rivista”Azione nonviolenta”, che riporta un articolo di Tullio de Mauro su “Internazionale”. Viene analizzato l’esito di alcune ricerche internazionali.

Cinque italiani su cento tra i 15 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra dall’altra. Trentotto lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta e a decifrare qualche cifra. Trentatré superano questa condizione, ma qui si fermano: un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata della loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona incomprensibile. Secondo specialisti internazionali, soltanto il 20 per cento della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea” […].
Tra i paesi partecipanti all’indagine l’Italia batte quasi tutti. Solo lo stato del Nuovo Léon, in Messico, ha risultati peggiori. I dati sono stati resi pubblici in Italia nel 2001 e nel 2006, ma senza reazioni apprezzabili dei mezzi d’informazione e dei leader politici.

Il razzismo crescente nei discorsi del governo e nei suoi decreti legge, che trova consensi enormi tra le persone che non distinguono tra le vere e le false emergenze-sicurezza, non ha forse a che fare con questa condizione di analfabetismo di massa?
Un’associazione no-profit americana (Freedom House, fondata da Eleanor Roosevelt), in occasione della Giornata internazionale della libertà di stampa nel mondo relativo a 185 paesi, di questi i primi 70 sono giudicati “liberi”, i successivi 61 sono “parzialmente liberi”.
Per la prima volta, quest’anno l’Italia scivola al 73esimo posto collocandosi tra i “paesi “parzialmente liberi”, unico paese dell’Unione Europea.
Nel comunicato della Ong si legge, tra le motivazioni, che l’Italia è stata declassata per “le limitazioni imposte dalla legislazione, per l’aumento delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti da parte del crimine organizzato e di gruppi dell’estrema destra, e a causa di una preoccupante concentrazione della proprietà dei media”.
Se l’Italia fosse un paese libero questo giudizio di un’organizzazione indipendente internazionale sarebbe considerato dall’opinione pubblica un attentato alla democrazia e, in ultima analisi, alla sicurezza dei cittadini, ma poiché appunto siamo “parzialmente liberi” anche questa informazione è passata praticamente inosservata.
Noi a piccole dosi stiamo assorbendo tutto e ne viene l’assuefazione. Una droga che ci viene propinata a piccole dosi in modo tale che noi ci troviamo nella merda senza che ce ne accorgiamo. È la stessa cosa che è successa con i cellulari: prima si telefonava qualche volta, li si accendeva quando si telefonava, poi quando si usciva e piano piano li abbiamo lasciati sempre accesi costretti a sentire tutte le conversazioni degli altri, sul treno, in autobus, in ambulatorio. Anche questo comportamento piano piano viene assorbito e non ci si fa più caso. Mentre prima era fastidioso, ora diventa normale e diciamo: “fan tutti così”…
George Orwell nel suo romanzo “1984” scrive:

In un momento di improvvisa lucidità, Winston si accorse che anche lui stava strillando come tutti gli altri e batteva furiosamente i tacchi contro il piolo della sedia. La cosa più terribile dei Due Minuti d’Odio non consisteva tanto nel fatto che bisognava prendervi parte, ma, al contrario, proprio nel fatto che non si poteva trovar modo di evitare di unirsi al coro delle esecrazioni. In trenta secondi, ogni tentativo di resistere andava all’aria. Una fastidiosa estasi, mista di paura e di istinti vendicativi, un folle desiderio di uccidere, di torturare, di rompere facce a colpi di martello percorreva l’intero gruppo degli astanti come una sorta di corrente elettrica, tramutando ognuno, anche contro la sua stessa volontà, in un paranoico urlante e sghignazzante“.

Siamo arrivati a questo punto lentamente, e lentamente bisogna risalire, come una cura omeopatica. Un’immagine biblica che mi viene in mente ora è quella di Davide che con dei sassolini abbatte il gigante Golia. Non ci sarà più una rivoluzione che sconvolga da un mese all’altro le cose, ma questo è il tempo dei sassi, mirati e ben indirizzati, incominciando dal lato culturale e direi antropologico.
C’è una deriva su questo fronte ed è utile interrogarci su “quale uomo sta emergendo”.
Anche il religioso ne è coinvolto, il messaggio cristiano si è svuotato e il potere (la politica) se ne è appropriato. C’è il rischio dello svuotamento della parola di Dio.
I fenomeni emergenti del leghismo e del berlusconismo, al di là delle persone che lo incarnano, nascono da un substrato culturale che ha radici lontane che vanno analizzate e studiate a fondo. È il primo passo verso la risalita.

Mario Signorelli


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