E ancora ricordando…
Non è facile ricordare Renato, perché non si tratta di evocare dei fatti, ma di sentire una presenza che conservi gelosamente dentro di te. Tuttavia posso dire che l’amicizia e lo stimolo a crescere nella fede, in una fede incarnata, evangelica, silente, sono i due aspetti più importanti nel mio contatto con lui.
Innanzitutto metto in primo piano la sua capacità di amicizia affettuosa ed aperta con tutti, un’amicizia profonda che si conservava nel tempo e che si arricchiva di ironia e di stimoli efficaci: era il segno dell’umanità di Renato. Io l’ho conosciuto all’esame di maturità, a sudare sugli stessi banchi, poi via via l’ho seguito in alcune delle tante esperienze da lui fatte; ricordo in campo ecclesiale l’ esperienza del Concilio Vaticano II, che con lui cercavamo in gruppo di approfondire e l’esperienza del Sinodo diocesano.
Ricordo la comunità di Banchette e quella della fraternità di Lessolo…
Nella mia formazione ha pesato lo stimolo, che mi veniva da lui, ad essere critica nell’esaminare la realtà, a guardare le cose con l’occhio dei poveri, a valorizzare l’umanità di ciascuno, a mettere al primo posto la fede e non la religione. Questo è un programma difficile, per cui avevo bisogno ogni tanto di un suo stimolo, di una sua testimonianza.
C’è stata un’epoca in cui per me contavano molto le parole, le provocazioni, le “scosse” interiori, poi via via sono stata sempre più colpita dalla testimonianza, dal suo modo di vivere in comunità, nell’essenzialità e nel silenzio, nell’impegno manuale e nel servizio, nell’amicizia e nell’accoglienza.
Grazie di tutto questo, Renato!