Fraternità di Lessolo
Ancora prima che Renato entrasse a far parte della Fraternità di Lessolo, già lo conoscevamo per via di alcuni incontri con la Comunità di Banchette, incontri serali dove si discuteva con passione e libertà di problemi sociali ed ecclesiali, convinti che la società e la chiesa potessero davvero cambiare volto.
Poi, un giorno, un pomeriggio e un po’ a sorpresa, venne a bussare alla porta della grande cucina della Fraternità per chiedere di poter rimanere un po’ di tempo con noi. E così, nel ‘74, ebbe inizio l’ultimo lungo periodo della sua vita.
Riservato ma molto partecipe, di grandi capacità intellettuali e desideri di condivisione, rivelava poco di sé, se non in rare occasioni: gli anni con gli scout, gli studi e l’insegnamento della teologia morale, l’esperienza forte con i Piccoli Fratelli, la svolta del Concilio, la sua conversione al mondo operaio che ha segnato per sempre la sua vita. Sacerdote diocesano con in cuore la passione per la chiesa, una chiesa che con sofferenza vedeva ancora troppo centrata su di sé e sulle sue paure, incapace di annunciare e testimoniare una Parola di vicinanza, di amicizia e di liberazione.
Preferiva la Comunità alla vita solitaria del prete. E così è ‘cresciuto’ in Fraternità, arrivando in breve a occupare un posto di prima grandezza, sponda e confronto prezioso… Era davvero interessato a verificare insieme con noi, frati carmelitani, e con i laici presenti in Fraternità, il senso della vita religiosa che allora andavamo cercando, le possibilità concrete di un rinnovamento a cui invitavano il Concilio e la Chiesa.
A me è apparso un uomo in continua ricerca, mai soddisfatto dei passi compiuti, in ricerca di una sua identità, di un luogo e di mezzi poveri, di amici coraggiosi con cui avventurarsi per vivere il Vangelo senza clamori e trionfalismi, in cerca di un Volto che ha voluto trovare in quello sofferente e spesso scomodo dei poveri, degli operai, di tanti giovani perennemente ex-tossico, detenuti o comunque sfortunati, di tante coppie, prima e dopo, ‘irregolari’.
L’abbiamo visto come un uomo che di sé ha dato tutto alla Fraternità fino all’ultimo giorno, trascorso ad Albiano, dove da anni era segretario di fiducia del Vescovo Bettazzi, una delle sue amicizie più belle e reciprocamente feconde.
Rifletteva molto, scriveva anche i suoi tormenti interiori, ce li comunicava apertamente nelle nostre riunioni del venerdì sera. Ultimamente ci confidava l’amarezza per le contraddizioni, l’insensibilità della Chiesa, le compromissioni pesanti, lo schieramento con partiti e leggi disumane. Avrebbe voluto lottare più scopertamente per rianimare la sua diocesi, restituire libertà di discussione, di dissenso di pluralismo.
Si dedicava a lungo e intensamente allo studio della Parola e alla preparazione dell’omelia, che pronunciava durante la Messa domenicale nelle parrocchie dove prestava aiuto ai parroci. Per lunghi anni a Torre Balfredo, poi in altre parrocchie. La gente lo apprezzava e lo cercava per ascoltare la sua parola perchè semplice, popolare e profonda insieme. Parole rese preziose dalla sua vita povera, laboriosa, di uomo saggio e di buon consiglio. Qualcuno le ha registrate e trascritte, anche per noi che, in questo modo, abbiamo conosciuto un altro aspetto prezioso della sua complessa figura.
ENNIO
per la Fraternità

Le due case della fraternità di Lessolo, dopo la faticosa ristrutturazione