Renato in fabbrica: memorie di una dura lotta
“Il Risveglio” – 30 giugno 1977
Venerdì 24 alle 16 si è svolto alla Pretura di Strambino il processo per l’azione antisindacale che la Ditta Wierer ha tenuto da molto tempo a questa parte nello stabilimento di S. Giorgio Canavese e che è culminato con il licenziamento di due delegati sindacali: Renato Pipino e Gennaro Sanginetto.
In apertura il Pretore dr. Pasquale ha offerto alle parti la possibilità di riconciliazione. Mentre il sindacato rappresentato dal sig. Cerutti era disponibile ad una soluzione concordata, l’azienda rappresentata dal rag. Varese e difesa dall’avv. Testa di Roma ha detto di non aver ricevuto come mandato quanto il Pretore chiedeva. L’avvocato ha anche colto l’occasione per dire che secondo lui non c’erano i motivi antisindacali di cui parla l’articolo 28 dello Statuto dei diritti dei lavoratori e quindi per i licenziamenti bisognava procedere in modo e in sede diversa da quella.
Conseguentemente il Pretore ha chiesto alle parti la presentazione dei testimoni invitandoli ad uscire dall’aula, in attesa di essere ascoltati. La Wierer non ha presentato testimoni ed anche l’ing. Stuani era assente. Il sindacato ha invece presentato un elenco di 8 persone. Dopo aver sentito due operai e i responsabili sindacali il dr. Pasquale si è ritirato in camera di consiglio per deliberare la sentenza che è stata letta verso le 20,15.
Dai dati e dalle testimonianze prodotte risultava l’azione antisindacale dell’azienda che veniva perciò condannata a rimuovere queste cause, a riassumere i due licenziati, al risarcimento danni stabilito in Lire 200.000 ed a pagare le spese del processo.
Per dovere di cronaca bisogna dire che c’è stato da parte aziendale una manovra tendente a far ricadere ogni colpa per il comportamento antisindacale sull’ing. Stuani, direttore di stabilimento, cercando di evitare la condanna dell’azienda stessa. Manovra chiaramente non riuscita per le testimonianze e documentazioni presentate dal sindacato che mettevano la direzione aziendale di fronte alle sue responsabilità.
È anche importante dire che dall’inizio della vertenza integrativa l’azienda ha accentuato in vari modi l’azione tendente a dividere i lavoratori e ad ostacolare il lavoro dei delegati e del sindacato. Il sindacato era difeso dall’avv. Resta.
Soddisfazione ovviamente fra i quaranta dipendenti del complesso che attendono ancora una risposta dalla proprietà Wierer in merito al rinnovo del loro contratto aziendale.
“La Sentinella” – 1 luglio 1977
Il vice pretore di Strambino, Pasquale, ha accolto il ricorso presentato dalla Federazione Lavoratori Costruzioni contro il licenziamento dei due delegati, don Renato Pipino prete operaio e Gennaro Sangineto, dichiarando che la ditta Wierer di San Giorgio ha tenuto un comportamento antisindacale, dal quale è conseguito il licenziamento dei due delegati.
Secondo la versione dei sindacati il direttore dell’azienda, ing. Giacinto Stuani, avrebbe aggredito nel corso di uno sciopero i due delegati. Il vice pretore, visto l’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori ha ordinato alla ditta la immediata reintegrazione nel posto di lavoro dei due delegati sindacali, dichiarando esecutivo il decreto. La Wierer è stata condannata al rimborso delle spese di procedimento, da liquidarsi in 200 mila lire.
La riassunzione dei due delegati è stata accolta con soddisfazione dai lavoratori e dal sindacato, i quali dovrebbero avere in settimana un nuovo incontro con la direzione presso l’Associazione Industriali di Ivrea, per la definizione della vertenza interna Wierer.
Che il clima all’interno della azienda non fosse “idilliaco” è risultato anche dall’udienza di lunedì 27, nella quale sono comparsi come imputato lo stesso direttore, ing. Stuani e l’operaia Maria Li Sacchi. Lo Stuani era accusato di aver offeso l’onore ed il decoro della donna apostrofandola con le parole «Sei un’ubriacona, non mettere più i piedi in fabbrica, perché sei una puttana ». La donna invece per avere più volte minacciato in Chivasso ed altrove il direttore di percosse e altri gravi conseguenze al fine di farlo desistere dall’inviare visite mediche di controllo a lei e alla sorella.
Al dibattimento gli imputati ritiravano le reciproche querele ed il vice pretore Pasquale dichiarava il non doversi procedere per remissione di querela con spese a carico dei remittenti.