Il vangelo nel tempo


 

Ho incontrato ad un corso di lettura popolare della Bibbia, tenutosi a Verona nel mese di settembre due ex colleghi pretioperai (ex prete per me e ex operai per il pensionamento). Le vicende della vita ci hanno disseminato qua e là nella famiglia, nelle parrocchie, nella solitudine, nella diaspora.
Il metodo di lettura della Parola di Dio affinato negli anni dai cristiani dell’America Latina ha fatto da comune denominatore per le 150 persone presenti al corso. Una varietà di popolazione attraversata dalle esperienze più varie e provenienti da diverse parti del mondo.
La teologia della liberazione sta sullo sfondo come approccio e chiave di lettura.
Il CEBI, centro di studi biblici, che ha guidato il corso, fondato nel 1979 in Brasile, è un’associazione ecumenica senza scopi di lucro, formata da uomini e donne di diverse denominazioni cristiane riunite per cogliere e sostenere il metodo di lettura della Bibbia a partire dagli ultimi e dai piccoli (Mt. 11, 25).
La Bibbia sta al centro di un triangolo che ha ai suoi apici le tre direttive di lavoro: studiare il testo, creare la comunità e servire la vita nella società. L’obbiettivo comune è: ascoltare Dio oggi.
Un pezzo cospicuo della nostra vita è stato trascorso nella testimonianza a fianco dei compagni operai, nelle lotte sindacali, politiche, nella autenticità della missione di servizio evitando di essere serviti e/o asserviti.
Spesso nella solitudine o in piccole fraternità, dispersi negli scantinati della storia ecclesiale e pubblica. È stato il nostro “oggi” di allora e di ora.
Una punta del triangolo che è diventato un punto predominante rispetto agli altri due apici.
Nell’ascolto di questa lettura popolare della Bibbia abbiamo ritrovato le radici di quelle scelte, o per lo meno sono state alimentate all’interno di una tradizione di ultimi che si ritrovano privilegiati dalla Parola.
Guidati da frei Carlos Mesters e da Tea Frigerio del CEBI ci siamo trovati nel vissuto della deportazione in Babilonia con affianco Osea e il secondo Isaia.
A fare i conti con gli idoli e a scontare un percorso di tradimento maturato nelle scelte politiche e monarchiche del popolo di Israele.
Il disincanto e l’approfondimento storico con l’attualizzazione hanno tolto il velo spirituale a brani che gridano forte, ad una città abbandonata nella dispersione dell’esilio la parola “consolazione”.
Le bestemmie che abbiamo ascoltato nei cantieri e sui posti di lavoro trovano risonanza nello sfogo delle lamentazioni di Geremia rilette da Frei Carlos: lasciateci sbagliare e litigare con Dio, dal momento che abbiamo sopportato gli errori e i soprusi della gerarchia per molti anni, dicono i poveri dell’America Latina.
Il patriarcato che ha forgiato il volto di Dio a sua immagine e somiglianza viene passato al vaglio da una lettura biblica femminista di Tea che arriva, con il suo sorriso e i suoi occhi penetranti, a smontare e smascherare gli inganni che la cultura maschilista ha prodotto nel cammino ecclesiale.
Chi ha avuto la fortuna di passare in un paese dove la Bibbia alimenta la speranza dei poveri, non dura fatica a mettersi a loro fianco per imparare.
Abbiamo imparato la saggezza di non servire gli idoli nella nostra esperienza di lavoro, spogliati dai privilegi e in ascolto permanente; in un mondo globalizzato dove i poveri sono disseminati ovunque, risvegliamo la nostra antica intuizione che si incarna là dove oggi viviamo.
Nella vita familiare e di amicizia sto tentando il recupero dell’ascolto e del fare comunità mantenendo vivo l’impegno del politico.
Sono briciole di incarnazione come note di un canto d’amore.

Mario Facchini



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