1) Relazione sull’incontro


 

Un incontro molto partecipato e molto intenso. Gli amici di Torino sono stati eccezionali per la loro disponibilità e per la preparazione delle visite con i gruppi. Una forte presenza tedesca, belga, spagnola e italiana. Francesi e inglesi: due a due come si dice nel Vangelo. Una bella sorpresa l’ha fatta Luca, partito da Roma a piedi all’inizio di maggio ed arrivato all’incontro il sabato . Sta facendo il cammino di Santiago, con l’obiettivo, alla fine del percorso di diventare prete operaio emigrante. Una nuova pista, inedita. Battere le strade di tanti poveri cristi che lasciano le proprie radici per avventurarsi in un mondo pieno di incertezze e precarietà.

Il luogo dell’incontro è stato la certosa di Avigliana, luogo stupendo, restaurato in questi anni da don Luigi Ciotti, che l’ha acquisita da un ordine religioso. Essa è diventata un “luogo di sosta e di pensiero”, di incontri, dibattiti e conferenze. La sera del nostro arrivo Luigi Ciotti ha raccontato la sua storia, tutto quello che sta facendo con l’associazione “Libera” in Italia e nel mondo. Un panorama pieno di realizzazioni e proposte che danno speranza.

Il tema dell’incontro era “L’onda attuale dei movimenti migratori” nella cornice del “Noi siamo cittadini del mondo”. Un problema che investe tutto il mondo, a cui bisogna dare delle risposte concrete che non partono dalla semplice volontà di aiuto e di accoglienza. Quello che sta succedendo è un dramma dell’umanità e nello stesso tempo un crimine contro l’umanità, che va affrontato in maniera globale, politica, economica. Non è un problema di uno stato solo.

Prima dell’analisi della situazione si è partiti dalla memoria delle emigrazioni dei nostri paesi, quando emigranti eravamo noi e l’Italia ha un primato nel mondo con 27-30 milioni di emigranti dal 1875 al 1960, senza contare le emigrazioni interne dal Sud al Nord. Capire la nostra emigrazione significa entrare nel merito delle emigrazioni attuali, i meccanismi sono sempre quelli: crisi economica, guerre.

Analizzando i diversi paesi europei ci siamo trovati di fronte a delle sorprese. L’Inghilterra nel 1800 ha avuto diversi emigranti in America e in Australia ( in quest’ultimo caso molti orfani e criminali, un modo per ripulire il paese). Il Belgio dal 1873 al 1934 due milioni verso New York.

Una domanda che ci siamo posti. Come gli immigrati –rifugiati possono diventare da oggetti a soggetti? In questi anni sono considerati solo “oggetti” di leggi speciali, per limitare il loro flusso. Essi invece ci interrogano sul nostro stile di vita, che si è avvalso delle politiche predatorie dell’Occidente nei confronti dei loro paesi, devastati da guerre e sostenuti da governi e multinazionali del Nord. Una situazione destinata ad aggravarsi sempre più se non si pone mano alle cause e ai meccanismi perversi di questo mercato che diventa sempre più aggressivo. Il trattato segreto delle multinazionali delle due sponde dell’Atlantico (Ttip ) per un mercato libero da vincoli che non frenino i loro profitti, ne è un esempio. Esso vuole stabilire delle regole a cui tutti devono attenersi facendo “modificare le legislazioni statali su tutti i campi da cui le multinazionali possono trarre profitti”.

Ci sono stati mostrati alcuni segnali di cambiamento di tendenza, dal movimento “Slow Food”, con il quale abbiamo avuto un incontro. Esso si sta impegnando per aiutare con proposte concrete il rientro di molti immigrati nei loro paesi e perché possano con il sostegno di diversi gruppi riappropriarsi della loro terra per creare un’economia locale. Piccole storie, ma significative, che fanno da apripista.

Un’altra visita in quei giorni è stata al Lingotto di Torino, simbolo sacro della Fiat, dove ora non si producono più auto. E’ diventato luogo di musei, mostre, eventi, commercio, incontri e concerti. Con l’aiuto di Marta Margotti e dell’ex sindaco di Torino Castellani ci è stata mostrata attraverso grafici la trasformazione di una città in questi ultimi 120 anni, da città industriale che ruotava intorno alla Fiat, a città del terziario , degli eventi letterari e sportivi e città turistica, che non si è afflosciata su se stessa, ma che ha saputo aprire nuovi orizzonti.

Un gruppo di noi si è incontrato in Val di Susa con il movimento NO-TAV. E’ stata una sorpresa vedere persone di ogni età, giovani, adulti, anziani, che da anni difendono la loro valle, per opporsi un progetto, non per il semplice “Non nel mio giardino”, ma con dati alla mano, che spiegano l’inutilità di un tale impresa. Un movimento di solidarietà che pone a tutti noi degli interrogativi sulle grandi opere inutili, che con caparbia da vent’anni si oppone e propone con realismo delle alternative meno devastanti e rispettose del territorio.

Un altro incontro significativo è stato con il centro immigrati della città, che ci ha portato a conoscere un’esperienza particolare: l’occupazione di un edificio abbandonato ed abitato ora da alcuni anni da immigrati. Una storia come tante, ma l’incontro con i volti, con le loro storie e traversie che passano da Lampedusa ,é il primo gesto per un’azione veramente efficace. Un detto arabo dice: “Quando incontri uno sconosciuto, non aver paura, potrebbe essere un angelo”. L’angelo è il portatore di un annuncio, di un messaggio. Questi volti proiettati sullo schermo durante la celebrazione di Pentecoste, ci hanno interrogato.

“Non è facile stare sotto lo sguardo di qualcuno, soprattutto se estraneo. E’ uno sguardo che inquieta e, nello stesso tempo, libera, apre a un modo di stare al mondo più umano. ci insegna a guardare, a cogliere non solo le immagini viste con gli occhi, ma anche ciò che va al di là del visibile: i volti che dicono il dramma di chi, in un attimo ha perso tutto … Eppure quegli sguardi stanno lì davanti a noi, al nostro mondo, ormai scassato e vuoto di umanità. Un mondo assente, chiuso in un autismo dilagante, patologia che isola dalla realtà e chiude nel perimetro circoscritto dell’individualismo. Fermiamoci a cogliere lo sguardo; lasciamoci trafiggere da quegli occhi … perché il loro sguardo buca le nostre ombre”.

Abbiamo vissuto giornate intense, con un filo logico: perché l’immigrazione? Che possiamo fare? Quali i segnali di speranza? Gli incontri sul territorio ci hanno aperto delle piste: con Ciotti la lotta alla mafia è fondamentale, con la restituzione delle terre a cooperative di giovani. Una mafia che opera a livello internazionale e molto anche negli spostamenti degli immigrati. Essa ha trovato modo di sfruttare questo ambito. “Dietro alle decine di migliaia di migranti che ogni anno arrivano in Europa c’è un’industria fatta di grandi professionisti del crimine, uomini d’affari il cui fatturato mondiale è secondo solo a quello della droga”.

La visita al Lingotto ci apre un’altra prospettiva: una città può morire se con lei muore un’industria causando disoccupazione e nello stesso tempo emigrazione, ma può offrire delle opportunità, puntando su altre risorse direi ad “arcobaleno”, a più colori e dimensioni.

Il movimento “Slow food“ propone un radicamento al territorio, con produzioni rispettose dell’ambiente, e non su vaste dimensioni. La perdita del territorio da parte di milioni di essi umani per le guerre, e lo sfruttamento delle multinazionali è una delle cause ,se non la più importante,dell’immigrazione.

Sulla stessa lunghezza d’onda il movimento NO-TAV che sta portando avanti una lotta per la difesa della valle e dei suoi abitanti, contro un progetto faraonico che soprattutto oggi non ha più senso, visto anche il tramonto delle grandi concentrazioni industriali.

L’incontro si è concluso con una dichiarazione indirizzata “a rifugiati , immigrati e sfruttati di ogni condizione e di tutti i paesi, a tutti gli uomini e donne di ogni paese impegnati per la giustizia contro tutte le forme di esclusione.”

Il prossimo anno a Barcellona.

MARIO SIGNORELLI


 

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