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L’incontro annuale tra i PO europei si è svolto a Torino nei giorni 13-14-15 maggio.
Erano presenti i delegati della Francia, della Germania, della Svizzera, della Spagna.
La delegazione italiana era formata da Carlo Carlevaris, Mario Pasquale e Renzo Fanfani. Hanno partecipato anche Beppe Orsello e Airò Antonio, superiore dei Maristi, che ci ospitavano.
Il tema del convegno è stato:
“1992, apertura del Mercato Europeo: come questo avvenimento tocca la gente con cui viviamo, la classe operaia, le Chiese”.
Ci era stato richiesto un contributo scritto su queste piste di riflessione:
il 1992 com’è visto:
1) a livello umano e sociale
2) a livello di analisi e strategie dell’organizzazione operaia
3) a livello di Chiese
4) a livello culturale
5) a livello utopico – quale Europa sogniamo.
Riportiamo qui una riflessione della delegazione italiana sul ruolo del PO, presentata nelle valutazioni finali e la lettera inviata all’Assemblea Ecumenica di Basilea.
Una riflessione sul “ruolo del Prete Operaio”
Essere una sentinella vigile.
— Di fronte all’euforia dei padroni per il grande mercato, che viene presentato come il migliore dei mondi possibili, non possiamo non gridare “Guai a voi che ora siete sazi” ed opporci ai sacrifici umani che questo mercato comporta in termini di disoccupazione, emarginazione, sfruttamento, espropriazione.
— Di fronte alle innumerevoli vite che tra Berlino e Bangkok sono spremute senza tanti complimenti per produrre beni e ricchezze, ricordare che gli uomini e le donne valgono “più di due passeri” e che le loro vite non possono essere ridotte a numeri in fondo ad un bilancio.
— Di fronte all’idolo del grande mercato, ricordare il primo comandamento, e che non è lecito sacrificare agli idoli né uomini, né bestie, né cose.
Ricordare che la struttura di peccato, il dominio, vero nome della guerra, è installato nel cuore stesso delle società dominanti, e non crea solo discriminazione razziale, di sesso, religiose, politiche, ma attraverso il sistema produttivo, attraverso il primato delle cose sull’uomo, attraverso la dittatura tecnologica la riduzione di tutto alla misura del denaro, aliena radicalmente l’essere umano da se stesso, lo inaridisce, rompe il rapporto con gli altri, ne distrugge la vita.
La nascita di una Europa nuova non dipenderà dall’aumento dei beni di consumo a disposizione, ma dalla capacità di dare un senso alla vita dei suoi abitanti.
— Di fronte alla prospettiva di avere di più, ricordare che “non di solo pane vive l’uomo” e che il lavoro ha bisogno di essere liberato (non soltanto diminuendo le ore impegnate) dal fatto che è visto, pensato, organizzato solo in funzione della produzione.
— Di fronte ad una chiesa orientata a dare un nuovo battesimo all’Europa, fornendo l’anima al modello vincente, di fronte al suo progetto di egemonia sul sociale (sotto il controllo e la guida della gerarchia, per cui la sola cosa che conta è l’obbedienza e l’unità senza varianti del gregge), ricordare che “non siamo più servi ma amici” e che non bisogna più chiamare nessuno padre o maestro su questa terra.
Noi sogniamo una chiesa che si fa con i poveri, vincendo e lottando con loro.
A cura della delegazione italiana
Ai nostri fratelli nella fede
dell’Assemblea Ecumenica a Basilea
Durante il nostro incontro abbiamo ritenuto opportuno inviare una lettera
all’Assemblea Ecumenica di Basilea. Ne riportiamo il testo.
Torino – Pentecoste 1989
Vi scriviamo da Torino dove siamo riuniti in rappresentanza dei preti operai europei. Siamo qui per un convegno che ha per tema: “1992: apertura del mercato europeo. Come questo avvenimento tocca la gente con cui viviamo, la classe operaia, le chiese”.
Crediamo che quanto scriviamo possa essere utile alla riflessione delle chiese che rappresentate.
Quando rifletterete sulle minacce che pesano sulla giustizia, sulla pace, sull’ambiente, ricordate la struttura di peccato, il dominio, vero nome della guerra, che è installato nel cuore stesso delle società dominanti e non crea solo discriminazioni razziali, di sesso, religiose e politiche, ma, attraverso il sistema produttivo, attraverso il primato delle cose sull’uomo, attraverso la dittatura tecnologica, la riduzione di tutto alla misura del denaro, aliena radicalmente l’essere umano da se stesso, inaridisce, rompe il rapporto con gli altri, ne distrugge la vita.
Quando parlerete del passato e delle sfide del futuro, ricordate le innumerevoli vite, che, tra Basilea e Bangkok, sono state e sono spremute senza tanti complimenti, per produrre beni e ricchezze, quelli grandi di pochi e quelli piccoli e pagati a caro prezzo di molti.
Di questi uomini, di queste donne, di questa classe operaia e contadina noi, pretioperai, ormai da molti anni facciamo parte, condividiamo fatica, lotte, vittorie, sconfitte, sogni, speranze, valori. Vite e valori troppo spesso non accolti e non apprezzati dalle chiese.
L’Europa del domani, la sua costruzione e trasformazione, non potrà essere lasciata al denaro, al potere finanziario, agli uomini del profitto, non potrà essere soltanto economica.
Per questo avrà bisogno di noi, dei lavoratori, del nostro sudore, dei nostri progetti, delle nostre speranze, per essere nuova e capace di diventare casa comune dei popoli dell’est e dell’ovest, e di quanti verranno a cercare pane, lavoro e pace.
Accogliamo e facciamo nostra la dichiarazione fatta dalla Commissione degli Episcopati Cattolici della Comunità Europea nel 1984 ed il documento della Commissione Episcopale Cattolica Francese per il mondo operaio del 14ottobre 1987. Speriamo che anche il vostro incontro sia un ulteriore passo in avanti perché le chiese siano un lieto annunzio per gli uomini, sia nelle parole sia nei fatti. Chiese che si fanno con i poveri, vivendo e lottando con loro.
Nell’eucarestia di Pentecoste abbiamo chiesto la luce dello Spirito e detto la preghiera della vostra assemblea. Che quelle parole diventino realtà!