VIVERE L’INTERNAZIONALE, L’INTERCULTURALE, L’INTERRELIGIOSO
Incontro internazionale dei PO europei / Barcellona, 7-9 giugno 2003
Vivere l’internazionale
La mondializzazione noi la viviamo tutti i giorni attraverso i legami internazionali che condizionano il nostro lavoro. È questo mondo globale il luogo in cui tutti ci guadagniamo da vivere. Siamo coinvolti con le società multinazionali che decidono di esternalizzare i servizi.Qualcuno di noi lavora come consulente ed è chiamato dai clienti ovunque essi si trovino oppure partecipa a trattative con settori privatizzati di preesistenti “servizi pubblici”. Non possiamo più contare sulla cultura dei “posti di lavoro riservati ai britannici”. Questi cambiamenti, appena accennati, hanno un pesante impatto su molte aree urbane.Uno studio condotto a Manchester si occupa di come la globalizzazione stia ridefinendo lo spazio urbano e che cosa ciò significhi per la povertà e la marginalizzazione in alcune parti della città.Un distretto vicino all’aeroporto di Manchester ha il più alto livello di povertà in Inghilterra. L’aeroporto è il cuore della finanza per Manchester ed il nord-ovest dell’Inghilterra – ma meno dell’11% di coloro che lavorano nell’aeroporto vivono entro sei miglia da esso. La rinascita economica può avvenire accanto ad aree di grandi privazioni – la tradizionale separazione tra aree ricche ed aree sempre più povere è ora sostituita da un insieme di luoghi sempre più piccoli che formano un mosaico di contrasti molto profondi. Per esempio, nuove abitazioni vengono vendute a quattro volte tanto il prezzo di vicine proprietà comunali, ed i nuovi acquirenti privati chiedono che le loro case siano protette e circondate da barriere che li separino dai loro vicini che vivono in quei luoghi da molto più tempo.La globalizzazione ha cambiato gli schemi dell’occupazione – offrendo nuove opportunità (e richiedendo nuove abilità) per alcuni – riducendole per altri. Oggi per trovare un lavoro uno deve avere non solo le giuste competenze ma anche il giusto aspetto. Le persone giovani e sexy hanno chiari vantaggi.La forma e la natura dello spazio urbano vengono modificati mentre i politici locali lavorano con le imprese e gli imprenditori. Queste relazioni rischiano di mettere in pericolo la democrazia, sostituendola con la maggiore preoccupazione per i profitti che non per la gestione della città a favore della gente.La disoccupazione e le sempre più numerose comunità d’immigranti stanno aumentando nelle aree con i più alti indicatori di povertà. Pressioni economiche e fluttuazioni della borsa hanno ridotto la capacità produttiva delle aziende. È ironico che l’industria manifatturiera, ed ora anche i servizi vengano esportati, per ridurre i costi di produzione, negli stessi paesi dai quali le persone continuano ad arrivare in cerca di lavoro.C’è ancora lavoro nel settore sanitario, anche se coloro che vi lavorano ottengono sempre più spesso le loro qualifiche professionali oltremare, ed arrivano in Gran Bretagna per prendere i lavori del personale qualificatosi in Gran Bretagna che decide di andarsene altrove. Gli ospedali di Manchester, per esempio, impiegano molte infermiere professionali indiane che vi arrivano per regolari salari garantiti e possibilità di promozioni che non sono facilmente disponibili nel loro paese. Tuttavia questo è un continuo sfruttamento delle risorse indiane.Le infermiere portano con loro famiglie e mariti per i quali è più difficile trovare lavoro. Le abitazioni costano meno nelle zone degradate, con alti livelli di povertà dove gli affitti sono bassi ed i prezzi delle case accessibili. Le cattive condizioni iniziali vengono rese ancora peggiori.Siamo chiamati ad affrontare la sfida di ridefinire i nostri modi di intendere che cosa rappresenti una comunità. La comunità non è più basata semplicemente sulla posizione geografica, bensì sui tanti diversi luoghi in cui le persone vivono parti diverse della loro vita. Dobbiamo considerare come gruppi particolari si mischiano ed interagiscono con l’establishment. Coloro che prendono le decisioni ufficiali entrano spesso in conflitto con gruppi della comunità, con i gruppi organizzati, le associazioni informali e con i loro obiettivi e ideali. Lo scopo dovrebbe essere la preoccupazione per i residenti, quelli che contano e non i burocrati ben retribuiti, che probabilmente vivono già lontano e separati dalle aree e dalle persone che amministrano. Stiamo lavorando per reclamare la città alla gente.
Vivere internazionalmente significa per noi vivere le nostre vite lavorative giorno per giorno, ed impegnarci con i collegamenti internazionali: questo ci fa imparare, sfidare e crescere.
Vivere l’inter-culturale
Molte tradizioni culturali si mescolano nelle strade britanniche. Vivere interculturalmente è divenuta la norma per molte persone. Tuttavia ci sono aree segregate e, in grandi città come Londra, queste aree hanno una particolare connotazione etnica e culturale. Alcune delle aree a predominanza “bianca” sono quelle in cui la gente mostra il maggior sospetto ed odio verso gli stranieri.La cosa più significativa per noi in quanto PO è andare in qualsiasi posto di lavoro e trovare un miscuglio culturale con persone che sperimentano e vengono portati ad accettarsi così come sono. Phil si ricorda di un collega indiano con il quale si scambia ancora biglietti augurali a Natale e Diwali, e un collega musulmano con il quale ha condiviso alcune tradizioni.Aree di città che sono sempre state culturalmente monotonali accolgono ora persone da tutto il mondo. Alcune includono gente dal Bangladesh, dal Pakistan, dall’India e dalla Jamaica. Altre ospitano ed impiegano gente dall’Africa Occidentale, dall’Afghanistan e dall’Iraq. Stan vi può raccontare storie di una squadra di football curda, di una Casa di Ricovero Cattolica che offre assistenza alle donne africane del posto (Zimbabwe e Cameroon) che vivono da sole, a volte con bambini, e di gruppi che assistono i richiedenti asilo politico che sono stati particolarmente colpiti dalla recente legislazione del governo che nega sovvenzioni statali ad alcuni.La maggior parte della “Cultura Britannica” (o qualsiasi cosa essa rappresentasse un tempo) è stata spazzata via dalle influenze dell’Europa e degli USA. Un pub Britannico medio serve le lasagne come “piatto tipico da pub britannico”. E troviamo ovunque la stessa americanizzazione che colpisce tutte le nostre strade e negozi. L’arrivo di rifugiati alimenta le paranoie dei residenti che non vedono le paure avvertite anche da coloro che cercano un posto sicuro in cui vivere in terra straniera.Nel 2000 sono state presentate circa 81.000 domande d’asilo, con un incremento del 10% rispetto all’anno precedente. Molte migliaia di rifugiati sono entrati clandestinamente nel paese. Nel 2000 sono state prese quasi 110.065 decisioni di asilo politico, più di tre volte il numero di quelle prese nel 1999.
Vivere l’inter-culturale per noi significa accogliere gli stranieri e la diversità per diventare parte di una nuova comunità differente.
Vivere l’inter-religioso
Prima di pensare alle relazioni con altre Fedi è importante pensare a come viviamo insieme in quanto denominazioni cristiane diverse. All’incontro di programmazione di questo congresso c’è stato detto che l’Opposizione è segno/marchio/lavoro del Regno di Dio. Per questo dobbiamo opporci alla resistenza all’ordinazione di sacerdoti donne nella Chiesa. Questo è un movimento che presentiamo a questo gruppo perché lo si porti avanti come un segno del ruolo delle donne nella società.Il profilo di tante città britanniche è oggi molto diverso da quello di molti altri paesi qui rappresentati. I pinnacoli delle moschee, le sinagoghe ed i caratteristici gurdwara e templi induisti rendono visibili i luoghi di culto delle altre fedi. Un prete in una parrocchia cittadina ha detto: “Dio viene venerato in molti luoghi in quest’area – non molti di questi sono chiese”. A due chilometri quadrati di distanza ci cono tre gurdwaras, due templi e tre moschee. Queste persone sono nostri vicini, e ci sono molte occasioni per visitarli ed imparare gli uni dagli altri. Phil racconta di due colleghi di lavoro sik che andarono alla sua ordinazione (e lo invitarono a tornare) – è di nuovo il contesto lavorativo che riesce ad abbattere più facilmente queste barriere.Feste di altre fedi sono riconosciute ed inserite nella vita della città – le stesse illuminazioni sulle strade vengono accese per le feste di Eid, Diwali e Natale. I programmi scolastici sfidano gli insegnanti e le chiese a conoscere ed imparare sempre di più sulle diverse feste. Per molti nella Chiesa, le “relazioni interreligiose” vengono viste come un’attività specifica di pochi devoti, per gli abitanti delle aree intracittadine sono uno stile di vita, mentre per noi PO sono parte integrante della vita che dividiamo con i nostri colleghi. Tutto ciò ci aiuta a mostrare solidarietà in circostanze come l’attuale crisi – ed a sfidare i pregiudizi di chi ha strette vedute.
Vivere l’inter-religioso per noi significa lavorare con tutti coloro che ricercano lo spirituale e sono aperti alla diversità di vedute, e sfidare coloro che vorrebbero escludere la realtà degli altri.
Vivere l’inter-connessione
Tutto quel che abbiamo detto sottolinea le tante e complesse interrelazioni che operano nei nostri posti di lavoro, nei luoghi in cui viviamo e nel mondo. Abbiamo appena cominciato a parlare delle interdipendenze dalle quali dipendiamo. Queste vengono ampiamente ignorate o dimenticate, ma la nostra fragile esistenza sul pianeta dipende proprio da esse. Allo stesso tempo abbiamo la possibilità di comunicare con persone privilegiate in tutto il globo. Dobbiamo imparare a comprendere la nostra interdipendenza e ad usare le nostre risorse per estendere la capacità di comunicare, rimuovere gli ostacoli alle connessioni così da condividere e generare maggiore comprensione sempre più globalmente.
Tutto ciò suggerisce che la frase centrale per noi è vivere l’inter-connessione!