L’IDOLO È NUDO: METAMORFOSI DEL CAPITALISMO
Interventi e riflessioni
Dopo aver tanto ascoltato prendo la parola in forma scritta solo per esprimere un’emozione e una riflessione. O meglio, un invito.
Ringrazio però prima tutti voi e, in primis, padre Mario che mi ha invitato ad assistere a questo convegno e che mi ha permesso quindi di poter usufruire di riflessioni di uno spessore cui raramente si ha modo di accedere.
L’esposizione di Daniele Checchi mi ha entusiasmato sia per i contenuti che per la grande chiarezza espositiva. Avrei voluto non finisse mai. Nel pomeriggio tutto è stato ancor più fecondo e prezioso, proprio perché, nonostante le tematiche toccate fossero, almeno per me, non più cristiano da tempo, oggettivamente meno coinvolgenti di quelle del mattino, l’attenzione non è mai venuta meno. Insomma una giornata che è volata via con dentro, come sfondo emotivo, la costante e gratificante sensazione di stare ricevendo stimoli interessantissimi da persone in gamba.
Rispetto al tema del convegno invece la mia visione dei fatti lì discussi è sostanzialmente diversa dalla vostra. Premetto che è una mia avvenuta trasformazione mentale, dovuta ad una “rinnovata spiritualità”, che mi fa guardare con occhi diversi tutti gli accadimenti che investono l’umanità, anche quelli critici toccati ieri. Io, a tale riguardo, non sono così pessimista per il futuro e non vedo certo nero l’orizzonte. Il mio può essere scambiato per uno stolto ottimismo invece vi è in me una convinzione interiore che nessuna vera ingiustizia si stia consumando ai danni di chicchessia. Ho la salda certezza che l’evoluzione sociale dell’umanità, in senso positivo ovviamente, è e sarà irreversibile.
Da dove deriva un mio siffatto sguardo alle “cose umane” tanto da essere facilmente catalogate e liquidate come affermazioni assurde?
Da una visione acquisita tramite una filosofia di tipo spirituale che mi ha dato delle risposte per nulla fideistiche; solo risposte razionali, logiche e perciò esaurienti e soddisfacenti, alle questioni tanto dibattute del “bene e del male, della giustizia e dell’ingiustizia, del dolore e della libertà”. Insomma risposte al perché esistenziale del nostro esserci. E ovviamente in tutto ciò ci sta dentro, alla larga, anche la crisi del capitalismo e gli idoli con annessi e connessi cui si è riflettuto in questi due giorni. So per certo che voi siete uomini a tutto tondo nel vero senso della parola e la vostra vita lo sta a testimoniare.
Nutro, pur non conoscendovi, una grande ammirazione per l’uomo “totale” che avete sviluppato. Una vita, immagino, trascorsa con encomiabile coerenza e che racchiude tre aspetti che fa di voi persone complete. Lavoro, studio, moralità. Avete sviluppato nella vostra vita “il corpo, la mente, lo spirito”. Anni spesi in lavoro manuale ma anche di continua ricerca sia intellettuale che etica che, penso, non sia ancora esaurita.
Siccome lo sguardo “altro” che poco sopra ho accennato non lo posso suffragare, almeno ora e in questa sede, con tesi e ragionamenti, per ovvie ragioni di spazio e di incapacità mia espressiva, rimando anch’io, come molti di voi hanno fatto durante questo convegno, al consiglio della lettura di un libro che, sono certo, per i volenterosi che lo leggeranno, male di sicuro non farà. Il libro che mi permetto di suggerire è di largo respiro e se assunto anche solo un pochino cambierebbe abbastanza le prospettive con le quali si sono analizzati i fatti, sia economici che religiosi, di questo fine settimana.
Mi piace concludere questo mio piccolo contributo con Rumi un poeta sufi, che diceva: “Al di là delle idee di sbagliato e di giusto vi è un campo: io vi incontrerò lì”. Questo libro conduce in una direzione nella quale è possibile esplorare cose mai o poco conosciute perché si è rimasti troppo a lungo a discutere dì qua nel campo dove impera la dualità, le contrapposizioni, il gioco dei contrari.
Il titolo è “Oltre l’illusione”, Edizioni Mediterranee.
Ciao e grazie per gli stimoli.
Annibale Birolini