Appuntamenti


 

Viareggio 2-4 maggio 2003
IL SOLCO DELL’ARATRO

Chi ha avuto il dono di Dio di accogliere e di ascoltare e di obbedire a questa violenza interiore
che l’ha costretto e spinto a uscire di casa, abbandonando tutto,
per mettersi sulla strada della storia e viverne e condividerne l’avventura,
sa bene che ciò che gli appartiene è unicamente la fedeltà

(Sirio Politi)

 Nella riunione di gennaio del gruppo lombardo si è riflettuto sull’incontro annuale da proporre ai PO, amici e tribù. È emersa unanime l’opportunità e la positività del ritrovarsi insieme con tutti quelli che ritengono produttivo questo appuntamento.
Alcuni rematori della redazione assieme al gruppo di Viareggio si incaricano – secondo una collaudata tradizione – degli aspetti organizzativi.
Nell’incontro di quest’anno vogliamo guardarci in faccia l’un l’altro, dopo tanti anni trascorsi e le conseguenti modificazioni intervenute – non ultimo il pensionamento dei più – per ascoltarci reciprocamente. Ciascuno è invitato a preparare una rilettura meditata del proprio percorso di vita con i passaggi più salienti, non tanto per fare un ennesimo amarcord, quanto per arrivare a dire a noi stessi ed agli altri il punto a cui siamo arrivati, la prospettiva nella quale ora ci poniamo, le continuità e le discontinuità intervenute, la responsabilità che stiamo gestendo per aprire un futuro di vita per le generazioni che prenderanno il nostro posto.
Siamo profondamente segnati dalla follia che sta attualmente pervadendo il mondo e casa nostra: sempre più sfacciatamente la forza, e segnatamente la forza militare, che ne rappresenta la versione più distruttiva, pretende di essere riconosciuta come l’unico principio di legalità e di diritto. È già scoppiata la guerra mediatica, è penetrata nelle nostre teste e nella vita di tutti i giorni, in attesa di quella che ci si appresta a combattere con le armi. Non l’ultima, ma dopo l’Afghanistan, la seconda di una serie…
A meno che…
In questo clima praticamente viene oscurato, o perde di rilevanza quanto di grave sta avvenendo nel mondo del lavoro e nella quotidianità della popolazione più indifesa. Soprattutto le giovani generazioni si trovano tra le mani illusioni ossessivamente fatte balenare, ma non certo reali speranze di vita.
L’incontro di Viareggio può essere una occasione propizia per fare il punto della nostra vita, per rivedere gli snodi fondamentali e soprattutto per valutare la sostanza buona che ha retto in tutti questi anni e la paglia che inevitabilmente si è lasciata lungo il cammino.
Inoltre può essere lo spazio nel quale comunicare le creatività che sono nate nel tempo, la forza del radicamento “nella compagnia” della quale siamo entrati a far parte con l’opzione della scelta del lavoro, le connotazioni che sono presenti nei gesti e nelle parole con i quali esprimiamo la nostra fede e testimonianza, il nostro porci attuale nella drammaticità della storia umana che stiamo vivendo.
Le riflessioni offerte saranno quelle che ciascuno si sentirà di mettere a disposizione degli altri. Non si tratta di rievocare ma di ri-leggere, ri-pensare, con l’obiettivo di essere all’altezza della responsabilità che abbiamo sulle nostre spalle nel momento presente, comunicandolo come pensiero.
Riportiamo un testo di una strabiliante attualità di Simone Weil, già richiamato nell’incontro di Viareggio del 1999 e recentemente ricordato da Cesare in una sua lettera dal Salvador, sull’assoluta necessità di poter contare sull’esercizio di un libero pensiero:

«Si dice spesso che la forza è impotente a dominare il pensiero: ma perché questo sia vero, occorre che vi sia il pensiero. Là dove le opinioni irragionevoli tengono il luogo delle idee, la forza può tutto. È assolutamente ingiusto, ad esempio, dire che il fascismo annienta il libero pensiero: in realtà è l’assenza di libero pensiero che rende possibile l’imposizione con la forza di dottrine ufficiali interamente sprovviste di significato.

Per la verità, un regime del genere riesce ad accreditare ancora considerevolmente l’imbestiamento generale, e c’è poca speranza per le generazioni che saranno cresciute nelle condizioni da esso determinate».

In questa comunicazione non vengono indicati ambiti particolari sui quali concentrare la riflessione. Ci si limita ad offrire una scaletta formale che può aiutare la riflessione personale e favorire lo scambio reciproco su lunghezze d’onda che rendano più agevole la condivisione dei nostri pensieri. Va da sé che un tale incontro esige lo sforzo di attenzione di ciascuno per arrivare preparati, possibilmente con un testo scritto e da distribuire ai presenti.
Buon lavoro ed arrivederci a Viareggio.


 

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