L’idea di un convegno aperto alla partecipazione di riviste per le quali è significativa la riflessione sulla fede, nacque nell’ambito dell’ultimo incontro nazionale dei pretioperai con l’intento di proporre “luoghi” di incontro e di confronto tra esperienze e sensibilità diverse su tematiche condivise.
Diversi mesi fa, la rivista Pretioperai ha invitato i rappresentanti dei gruppi redazionali di testate di importanza “regionale” quali Esodo (Venezia-Mestre), Il Foglio (Torino), Il Gallo (Genova), a lavorare alla realizzazione di questa idea. Sono state successivamente interessate alla partecipazione (in particolare alla tavola rotonda conclusiva) una ventina tra le riviste più conosciute per l’impegno nel trattare tematiche simili a quelle che verranno affrontate nel convegno.
Gli incontri del piccolo gruppo del lavoro preparatorio si sono succeduti a ritmo sostenuto, partendo da un consenso iniziale espresso nei punti seguenti:

  1. Non si vuole un convegno contro. L’impostazione dovrà avere un taglio propositivo.
  2. L’intenzionalità che muove non si propone il raggiungimento di particolari obiettivi socio – politici.
  3. L’interesse più profondo non si colloca nell’ambito strettamente ecclesiale, inteso come rapporti intra-ecclesiali.
  4. Il fuoco sul quale l’attenzione si è concentrata concerne la fede.

Le diverse formulazioni espresse nel succedersi degli incontri, i progressivi abbozzi per il titolo del convegno e il programma di svolgimento, si sono mossi in questo ambito.
Siamo quindi ora in grado di presentare il programma definitivo del convegno cui sono – tramite queste pagine – calorosamete invitati tutti i pretioperai, i loro amici e naturalmente quanti sono interessati. Stiamo cercando di dare la massima diffusione possibile della notizia del convegno (anche attraverso le diverse riviste interessate) in modo da richiamare un’attenzione ed una partecipazione la più aperta possibile. Siamo grati a chiunque vorrà darci una mano per allargare questa informazione.


 

DOCUMENTO/PROPOSTA PER IL CONVEGNO
«Paradosso cristiano nel crepuscolo del XX° secolo»

• figure del cristianesimo storico nella transizione al post-moderno;
• primato della Parola nella molteplicità delle parole;
• gratuità della testimonianza ed obbligo incondizionato dell’agire etico.



1. Definire il quadro storico nel quale ci collochiamo utilizzando i seguenti filtri:

– transizione dal moderno al postmoderno
– secolarizzazione e persistenza della religione
– universalità dell’economia di mercato
– invadenza tecnologica
– rapporto nord-sud del mondo;


• figure del cristianesimo storico in simbiosi-contrappunto con l’affermarsi del moderno e con la dominazione dell’occidente-nord sul resto del mondo. La cultura dell’occidente appare più vincente che rivelante: il cristianesimo che di essa è rivestito e impastato porta vistosamente i segni di questa contraddizione. Che cosa deve morire perché la sostanza autentica del vangelo possa vivere? Da quale cristianesimo dobbiamo congedarci e quali sono i nodi di questo congedo?

 

2. La Parola nella molteplicità delle parole

Il tema va affrontato tentando di fare chiarezza su alcuni nodi essenziali:
• La verità dell’altro: la modernità ha portato alla “tolleranza” religiosa. Ma che significa il pieno riconoscimento della verità presente nell’altro? Che vuol dire per il cristianesimo riconoscere la presenza di verità fuori dal cristianesimo?
• Verità e potere: la disciplina o la forza usate per “proteggere” la verità. Uso della teologia contro le teologie. Il logos provinciale che viene imposto come logos universale (catechismo universale). La Parola che viene impedita di incarnarsi nelle parole e nelle culture.
• Parola e singolo: il nostro secolo ha conosciuto paurosi processi di massificazione, di omologazione, di obbedienza alle parole d’ordine. Parole usate come strumento di suggestione e seduzione.
Nelle chiese solo “i mediatori” prendono la parola di Dio e pretendono di dire l’ultima parola sostituendosi alla coscienza del singolo. Lo scisma pratico presente nelle chiese (politica, sesso).
Parola-evento nella vita del singolo. Il destinatario della parola e ogni singolo (l’alleanza e le seicentomila alleanze)
• La parola e gli interessi. Tradimento della parola quando la si costringe a servire interessi in nome della “giusta causa”. Bugie e silenzi: i sepolcri della parola. La parola condannata alla vanità, al nulla.
• Parola come esercizio attivo della nonviolenza.
• Parola e gesto:
verso una ricomposizione della pienezza della comunicazione

 

3. Testimonianza gratuita ed obbligo dell’agire etico

• Testimonianza come presenza gratuita e nonviolenta. Forza interna del gesto che non ha nulla da dimostrare. Tanto meno ha da dimostrare la fede (questa si diffonde come il profumo dal fiore).
Disinnescare la potenziale violenza contenuta nella identità religiosa quando si rapporta all’altro (historia docet).
Paradosso della gratuità nel mondo dominato dalla logica di mercato. La Forza e il limite della testimonianza gratuita.
• L’etica è sotto il segno della obbligazione libera e chiama a responsabilità. Dall’affermazione formale dei diritti dell’uomo a quella degli obblighi verso l’essere umano con i suoi bisogni fisici e morali. “La nozione di obbligo sovrasta quella dei diritti, che le è relativa e subordinata. Un diritto non è efficace di per sé, ma solo attraverso l’obbligo cui esso corrisponde; l’adempimento effettivo di un diritto non proviene da chi lo possiede, bensì dagli altri uomini che si riconoscono, nei suoi confronti, obbligati a qualcosa. L’obbligo è efficace allorché viene riconosciuto. L’obbligo, anche se non fosse riconosciuto da nessuno, non perderebbe nulla della pienezza del suo essere. Un diritto che non è riconosciuto da nessuno non vale molto… (Weil, La prima radice).
Le nuove responsabilità di una generazione cui è toccato decidere se la terra debba rimanere un pianeta abitabile (Rapporto Worldwatch 1988).


 

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