Condizioni di lavoro


 

Intervista rilasciata da Jean Perrot, delegato del personale per la C.G.T., membro della commissione esecutiva C.G.T. a Corbeil, il 31 maggio 1990. Jean Perrot ha fatto parte per anni della Segreteria Nazionale dei preti operai francesi e ha rilasciato questa intervista in occasione di una trasmissione curata dalla televisione francese sui preti operai, a seguito del “revival” e delle polemiche suscitate in Francia dalla pubblicazione del libro «Quand Rome condamne» che riprende nei dettagli la storia dell’imposizione del ritiro dei primi preti operai nel 1954.

Ben conosciuto da numerosi dipendenti dell’azienda, il nostro amico Jean Perrot per diversi giorni è stato seguito e filmato da giornalisti del TF1. È una parte del film che verrà proiettato su questa rete sabato 2 giugno, alle 13,15.
Perché questo film?
È l’oggetto del dialogo tra Jean Perrot e uno dei suoi “complici”, Claudio Doucet.

C. Doucet: Jean, conoscendoti, molti operai dovranno esser stati sorpresi di vederti così: seguito, spiato da un gruppo di giornalisti con la telecamera puntata su di te. Forse si son detti: «il nostro Jean Perrot è diventato una vedette!». Perché questo film?

Jean: Sono stati dei compagni preti che mi hanno designato per accettare questa richiesta di un giornalista di TF1. È un rischio partecipare a un réportage. Il rischio di vederti trasformato in vedette agli occhi dei tuoi compagni, quando vuoi esattamente il contrario. Penso che si potrà considerare riuscita questa trasmissione se gli operai vi si riconoscono e, alla fine, sono loro ad aver la parola in TV.

C. Doucet: Tu vuoi essere un salariato tra gli altri, uno che dà testimonianza e vuole che i lavoratori abbiano tutto lo spazio che loro compete. La tua carriera di prete operaio è esattamente come le altre, ma come prete operaio alla SNECMA non è per caso un’eccezione?

Jean: Sono i casi della vita di lavoro che mi hanno condotto alla SNECMA; sono gli stessi casi che hanno fatto di me un fresatore, dopo essere stato, da giovane, operaio nella “neve carbonica”, aiuto fonditore, magazziniere. Vi sono e vi sono stati altri preti operai alla SNECMA: Joseph Robert a Kellerman, negli anni ‘50: è un ex deportato; inoltre nel 1954 ha vissuto l’imposizione del ritiro dei preti operai; Jean Errota a Gennevilliers; Joseph Pignato a Corbeil. Attualmente siamo due preti operai a Corbeil e ve ne sono stati anche a Sochata, a Hispano.

C. Doucet: Come sono andati questi due giorni trascorsi sotto l’occhio della telecamera? Nel momento in cui il film verrà trasmesso, cosa resterà di ciò che è stato filmato, attorno a te?

Jean: Si sono totalizzate più di undici ore di presenza dei giornalisti in luoghi diversi. Da quattro a otto ore di ripresa in totale: la manifestazione del 31 marzo per la Previdenza Sociale, la festa per la partenza di Rémy Demarran a casa mia, una mattinata di lavoro alla SNECMA. Ho cercato continuamente di far puntare la telecamera su coloro che mi erano vicini, senza dar loro fastidio. Per esempio ho rifiutato qualsiasi ripresa nella mensa aziendale, per non disturbare il momento “sacro” del pasto, per non imporre l’indiscreta presenza della telecamera nel momento di pausa. Per una volta, tra tante riprese filmate alla SNECMA, la telecamera ha portato più attenzione agli uomini che ai pezzi, alle macchine, alle tecniche. Di tutto questo i giornalisti utilizzeranno materiali per dieci minuti o un quarto d’ora di trasmissione. Cosa concluderanno? Non ne so nulla; non sono padrone di quel materiale. È un rischio da correre.

C. Doucet: All’inizio del nostro colloquio dicevi che sono stati i tuoi compagni preti a designarti per accettare questa richiesta del TFI. Qual è il fine che vogliono raggiungere i responsabili di questa trasmissione: filmare un operaio, un dipendente SNECMA con le sue caratteristiche, in mezzo agli altri?

Jean: Oggetto della trasmissione non è né la SNECMA, né la vita di un operaio. Riguarda i preti operai. Siamo circa 600 in Francia. La trasmissione presenterà un manovratore alla Euro-tunnel, un operaio agricolo, un addetto ai trasporti per mare in un porto bretone. Per me il prete operaio è un lavoratore tra gli altri lavoratori. Se è un tecnico, un buon tecnico; se è un professionista, un buon professionista; operaio specializzato, un buon operaio specializzato. Non un dilettante. Aperto agli altri, non capisco come non possa non militare nel sindacato. Come ogni lavoratore sceglie il proprio sindacato in funzione dell’azienda in cui lavora, della sua storia professionale, della sua esperienza, del sindacato che egli crede più valido per la difesa degli interessi di tutti. Se dei compagni gli affidano delle responsabilità, non può sottrarsi.

C. Doucet: Jean Perrot, fresatore specializzato, prete operaio, naturalmente, dopo ciò che hai detto, è un militante sindacale, un dirigente del sindacato operaio CGT. Da anni pronto ad aiutare tutti quelli che te lo chiedono, dedichi una gran parte del tuo mandato sindacale a una categoria di dipendenti per cui tu nutri molto interesse. Ad oltre 55 anni tu ti interessi particolarmente dei bassi livelli e dei giovani. Come spieghi questo?

Jean: Sono molti anni che il nostro sindacato CGT rischiava di essere unicamente il sindacato dei qualificati. Sono avvenuti dei cambiamenti. Spero d’aver portato il mio piccolo contributo all’attenzione verso gli operai meno qualificati, soprattutto quelli dei livelli più bassi che, spesso, sono all’inizio della loro vita professionale. È vero che mi interesso molto ai giovani, perché ogni generazione di giovani trovi il proprio posto nell’azienda e nel sindacato. Essi ci danno molto e possiamo far condividere a loro la nostra esperienza. La fabbrica può essere qualcosa di diverso rispetto a una galera. Ho una preoccupazione che rimane nascosta, anche perché dalla mia posizione di fresatore non posso farci molto: riguarda la possibilità reale che i giovani hanno di trovare il loro posto nella CGT. Vedendo come la SNECMA ha stroncato la carriera dell’unico che a Corbeil ha avuto il coraggio di esporsi, devo constatare che manca ancora molto, alla SNECMA, in fatto di libertà e di vera comunicazione.

C. Doucet: Esprimo un augurio:che questo filmato sia realizzato in modo tale da dare a chi lo vede il desiderio di conoscere meglio l’uomo semplice e retto che è Jean Perrot. Viviamo l’uno a fianco dell’altro nell’officina, nell’ufficio. Spesso non abbiamo il tempo (o non ce lo prendiamo) di conoscerci bene. Sfioriamo appena, nella maggior parte dei casi, l’identità profonda di chi ci sta vicino. Le differenze non devono ostacolarci. Credo piuttosto alla possibilità di arricchirci vicendevolmente.

Jean: Noi preti operai cerchiamo di vivere e testimoniare la nostra convinzione religiosa proprio partendo da questa condivisione di vita, all’interno e fuori dell’azienda: una vita quotidiana vissuta tra compagni, nella solidarietà, nell’amicizia, nella partecipazione alle lotte comuni. Non credo di fare proselitismo, prediche, discorsi.
Per parte mia rispondo sempre a tutte le domande che mi vengono poste, partendo da questa situazione. È un fatto che si verifica spesso. Crediamo che sia possibile vivere il Vangelo all’interno della vita operaia. La base della vita cristiana si ritrova nella vita quotidiana con gli altri, con le lotte che essa comporta. Queste cose dovrebbero poi trovare risonanza nelle chiese.
È lungo il cammino che si deve fare perché tutti i cristiani vivano così la propria fede e perché coloro che non sono cristiani pensino che la fede religiosa debba essere vissuta così. Ci sono cristiani, uomini e donne, che vivono così la propria fede. È per questo scopo che la Chiesa ha voluto che tra i preti vi fossero dei preti operai.


Dalla presentazione della trasmissione:

«Negli anni ‘50 occupavano la prima pagina dei giornali.
La loro intrusione nel mondo del lavoro creava scandalo.
Sono i preti operai.
Oggi sono ignorati, dimenticati.
Tuttavia sono circa settecento, in Francia, ancora al lavoro.
Attraverso le testimonianze di quattro di loro scopriremo ciò che ha portato questi preti a condividere la condizione degli operai, quali sono i loro rapporti con il mondo agricolo, con l’ambiente industriale e con la gerarchia ecclesiastica».

 


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