“PRETIOPERAI QUALCHE ANNO DOPO”
Convegno nazionale 1989
Interventi personali (11)
Il nostro movimento può avere delle premesse di poter continuare solo se non prevalgono delle tendenze a classificarci in modo semplicistico. Se così facessimo ci sarebbero gli evangelizzatori, gli interroganti, gli spontanei, gli istituzionali, i liberi ecc.
Resta sempre tra noi, come premessa vitale e non intellettualistica la necessità di domandarci, di chiarirci reciprocamente i vari versanti nei quali, per motivi casuali o di scelta, viviamo. ‘Interrogazione’ qui non vale come continuo e artificiale porsi dei problemi. Porsi dei problemi esige che ci si fermi per poi agire a problema risolto. La vita invece continua quotidianamente proprio nel continuo chiarirci che cos’è vita, amore, preghiera ecc.
In questo senso chi tra i PO dice dei nodi come ‘mandato’, ‘missione’, ‘evangelizzazione’ ecc, indica nodi non del tipo “prendere o lasciare” ma valori, perché indicano l’essenziale del nostro essere: la rivelazione, Dio che non è un nostro pensiero, il fatto della Incarnazione, il suo vero investire la storia…
Il Regno di Dio è un annuncio e un evento reale e all’uomo deve essere annunciato sempre, anche oggi. Il sale, il lievito non sono la pasta e il mondo.
Contemporaneamente – e questo è, anche questo, evangelizzazione, reciprocamente, nella Chiesa e nella società – altri tra noi indicano che cosa, nella evangelizzazione, non è evangelizzazione: già il vangelo indica il dovere della evangelizzazione e insieme di non creare discepoli ai quali basti (Mt. 25) dirsi cristiani, pone allo stesso evangelizzatore regole molto severe sul come essere maestro (Mt. 23).
Non si può dei nodi evangelizzazione – mandato – missione fare un blocco tradizionale e sacerdotale, perchè il vangelo indica che simili nodi così presi hanno ucciso Cristo. Non c’è quindi un depositum fidei che si possa dare come ‘divino’ perché il vangelo è nato proprio come un Regno che non vive in queste dimensioni di cose, di persone, di strutture divine. Preso così il depositum che l’evangelizzazione, anche quella del PO, darebbe come divino, darebbe legittimità a strutture della Chiesa che sono all’origine anche della frattura con la classe operaia.
Niente di evangelico si deve, da questo punto di vista riconoscere al politico nella Chiesa: il suo essere insieme monarchia assoluta e anarchia assoluta (i fedeli trovano spesso nelle loro 100.000 parrocchie 100.000 teologie diverse e altrettante regole morali). I guasti di questo ha visto il PO, come i guasti del porsi la Chiesa non come annuncio del Regno ma spesso come annuncio di modelli umani e politici molto contingenti.
Evangelizzazione quindi vale sempre come eterna domanda che c’è nel vangelo: che cos’è la visione, che cos’è la testimonianza, come dire il Regno e non chiamare Regno (Mt. 23) pulsioni di violenza personale, di gruppo, di civiltà occidentale ecc. Le domande sul sacerdozio hanno questo senso evangelico ed è questo senso che esse vogliono indicare, dal momento che – sembra – il vangelo toglie ogni senso ai sacerdozi rigidamente professionali e alle tradizioni che si danno come divine.
La condizione operaia ha mostrato al e nel PO come l’uomo oggi arriva tardi per il Regno. Tradizioni umane pesano troppo oppure come Regno sono mostrati modelli e realizzazioni della Chiesa a livello sociale che, in mancanza di politiche laiche, sono preziose, ma che non sono il Regno. Che cos‘è evangelizzazione a livello di società italiana e internazionale? Se fede ed evangelizzazione è forte solo e soprattutto in regimi di povertà (povertà spesso all’occhio esterno) economiche e politiche, che cosa sono in società, non più mature o migliori, ma più laiche? È, pare, in queste domande che si evangelizza e si evangelizza in questo stile interrogante e critico, seguendo Cristo, molto da lontano.
Roberto Berton