Ricordando Emilio Coslovi
Siamo i pretioperai amici di Emilio Coslovi che hanno partecipato alla liturgia di commiato da Lei presieduta. Dopo la liturgia ci siamo ritrovati, ospiti della famiglia di Franco Marangon, per un primo momento di memoria di Emilio: il nostro parlare è andato anche alla celebrazione da poco terminata, su cui vorremmo esprimere a Lei i sentimenti che sono emersi.
Desideriamo porgerLe un vivo ringraziamento per la Sua presenza e partecipazione. Un grazie anche al Presbiterio della Chiesa di Trieste presente in maniera massiccia. La liturgia è stata semplice e dignitosa, anche se non Le nascondiamo che avremmo preferito – in rispetto della radicale povertà e semplicità testimoniate da Emilio, ed ora da tutti riconosciute come segno di fedeltà evangelica – che fosse evitata ogni ostentazione di “segni del potere”. I testi ci hanno aiutato a sentire la vita di Emilio nella dimensione radicale del sogno di Gesù. La sua omelia ha toccato il positivo del tentativo di Emilio di essere fedele ai poveri come continuità del Cristo nella storia.
Nello stesso tempo Le esprimiamo con sincerità anche il nostro disagio di fronte alla “sublimazione” di un “compagno di strada”, con cui noi abbiamo ancora un conto aperto, e pensiamo che lo abbia anche il Vescovo e la Chiesa di Trieste. Emilio non può essere liquidato con un funerale. Resta il mistero di una vita provocante nella “costrizione” di un emarginato e “barbone”, eppure sempre una vita per i poveri. Di fronte a questa realtà la liturgia ci è sembrata “ingessata”. La sublimazione ha saltato dei passaggi non eludibili: la fatica di accoglierci diversi, con le nostre contraddizioni e limiti, durezze e giudizi, che sono parte della nostra umanità. È certamente vero che la Liturgia non è un fatto sociologico/psicologico, ma un evento di Salvezza celebrato davanti a Dio per mezzo del Cristo. Ma proprio per l’Incarnazione del Verbo, non può passare sopra la nostra storia, fatta di luci ed ombre. Forse è mancato lo sguardo a “colui che è stato trafitto”, con cui non siamo riusciti a solidarizzare fino in fondo, che noi stessi, perciò, in modi e con responsabilità diverse, abbiamo abbandonato…
Partendo da queste considerazioni, avremmo potuto o dovuto trovare parole e gesti vivi, rispettosi della diversità di Emilio, capaci di interrogarci davanti a Dio ed ai fratelli nella celebrazione della Sua grazia. Certamente il ricordo di un fratello nella cui vita abbiamo riconosciuto l’urgenza del richiamo alla radicalità evangelica, dovrebbe interrogare le nostre vite, la vita delle nostre comunità. Il vero messaggio che oggi raccogliamo come testimonianza non può essere che un invito alla conversione. Siamo tutti inadempienti.
Porgiamo il nostro augurio di pace e bene a Lei ed alla Chiesa che presiede.
I pretioperai: Gianni Alessandria (MN), Luciano Bano (VE), Roberto Berton (TV), Corrado Brutti (VR), Alberto De Nadai (GO), Mario Faldani (VE), Lidio Foffano (VE), Luigi Forigo (VR), Gianni Manziega (VE), Luigi Meggiato (VE), Claudio Miglioranza (TV), Umberto Miglioranza (TV), Piero Montecucco (Voghera), Sergio Pellegrini (TV), Gastone Pettenon (VI), Riccardo Povoli (TV), Giancarlo Ruffato (TV), Antonio Uderzo (VI)