Verso il Convegno Nazionale ’92


 

All’interno della chiesa cattolica l’evangelizzazione oggi – credo però anche nel passato – si realizza sempre e continuamente in un binario. Anzitutto il binario clero-laici…
Il clero (papa, vescovi, preti, frati) è sempre più distaccato dal popolo, sempre più impegnato professionalmente ad annunciare il Vangelo alla gente. Con il diaconato e i catechisti, il clero cerca di aggregare a sé dei laici. Il laicato è sempre più passivo nel recepire il messaggio del clero.
Con la teologia la chiesa cerca di spiegare quasi scientificamente Dio, la sua esistenza, la storia dell’umanità, la moralità dell’uomo, il suo fine, ecc. Con il catechismo (un bignami della teologia) catechisti e preti cercano di educare i giovani e gli adulti alla religione). La religiosità popolare invece, influenzata certamente dalla teologia e dal catechismo, vive e cerca di darsi dei perché e di risolverli al di fuori o in parallelo (divorzio, aborto, pratiche religiose, visita ai cimiteri, ecc). Per propagandare tali verità e il Vangelo, il mezzo più efficace è la parola: parola scritta (libri, disegni, ecc.), parola parlata (prediche, incontri, radio, televisioni, ecc.). Accanto a tanto rumore c’è l’altra parte del binario: il silenzio, la polvere dei testimoni (monasteri di clausura, monaci nell’attività umana, ecc.).
Nell’attività evangelica, da una parte c’è l’attivismo, l’esteriorità, la produzione, l’efficacia dell’operare. Dall’altra parte troviamo una tendenza all’interiorità, allo spiritualismo, ad una nuova mistica.
Tutto quello che è sacro è vangelo, quindi evangelizzare è rendere sacro tutto il mondo con i sacramenti, con il rito di consacrare alla Madonna o al Sacro Cuore la famiglia, la gioventù, la donna, il celibato, la verginità, il matrimonio, ecc.). Dall’altra parte il profano cerca di trovare all’interno di sé una propria evangelizzazione, anzi di secolarizzare il sacro.
Il mondo antico europeo fonda la sua evangelizzazione nella Bibbia, nella Patristica e nel pensiero filosofico dell’occidente e cerca di portare questa cultura al mondo nuovo americano (vedi l’ultimo viaggio del papa in Brasile). L’America, come l’Africa e l’Asia, cerca una propria teologia, una propria spiritualità.

Così la Bibbia viene letta, interpretata, capita in due modi differenti:
a) L’uno cerca di vedere la Bibbia come un grande magazzino, dove ci sono tutte le verità. Bisogna soltanto scoprirle e aprire tale magazzino.
b) L’altro vede una crescita della Bibbia con chi la legge.
Si potrebbe continuare sia nel descrivere altri binari (uomo-donna, giovani-adulti, persona-comunità, opera umana-opera di Dio, ecc.), sia nell’approfondire.
Noi vediamo che l’evangelizzazione con tutte queste espressioni, manifestazioni, da una parte crea delle “eresie”, cioè una chiesa che esclude un’altra chiesa”, e un’autorità serve per un riferimento alla chiesa: es. il papa e Lefèbvre), dall’altra crea degli “scismi”, cioè chiese diverse, parallele.
L’evangelizzazione cerca di compiersi quando il binario diventa unica linea, cioè, quando un gruppo invade o cancella l’altro gruppo, oppure quando una chiesa (la cattolica, la protestante, l’ortodossa…) vince sulle altre.
Come si vede l’evangelizzazione non è altro che una cultura, un’esperienza umana. E la cultura oggi è una cultura dominante e non rivelante, perché prende forza soltanto da quello che è.
L’evangelizzazione deve prendere forza ed esistere non soltanto dalla cultura della “presenza”, ma soprattutto dall’”assenza”.
L’assenza non vuol dire l’Assente, perché l’Assente è uguale a Dio, Dio che giustifica questo momento storico e, quindi, un dio creato dall’uomo per spiegarsi.
L’assenza non vuol dire mancanza, perché in tutte le forme attuali di evangelizzazione manca qualcosa per essere perfetto (manca il clero, manca la parola, la radio, il silenzio, il denaro, l’organizzazione, ecc.) e, una volta avuto quello che manca, non c’è evangelizzazione perfetta.
L’assenza vuol dire che manca la persona perfetta e ideale dove riporre il nostro abbandono.
L’evangelizzazione deve tener conto di questa realtà storica, però deve prendere forza da una coscienza sempre più profonda dell’assenza.
Noi PO veneti abbiamo cercato di prendere sempre più coscienza dell’assenza (Giovanni), senza trascurare la presenza (Pietro). Vedi il seminario di Lonigo del 1990 nella sezione Convegni.

Sergio Pellegrini


Share This