Il Vangelo nel tempo (3)


 

In un modo o in un altro a capodanno ci siamo fatti gli auguri. Termine un po’ vago, ma che allude comunque a una positività augurata.
Nella liturgia cattolica, l’augurio prende forma nella prima lettura biblica: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Questa benedizione, che ha Dio come soggetto, veniva rivolta al popolo di Israele dai suoi sacerdoti. Ora la riascoltiamo nelle assemblee di credenti e la sentiamo diretta a noi. Ma destinatari sono gli esseri umani, donne e uomini di tutti i tempi, lo sappiano e meno. Essa è intrinsecamente connessa con la vita, della quale occorre prendersi cura. E’ quello che troviamo nelle prime righe del libro che apre la Bibbia: “Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra…”. Poco più avanti, dopo il caos del diluvio, Dio stabilisce l’alleanza con Noé e la sua discendenza, cioè con l’umanità intera e con tutti i viventi che popolano la terra.

Ma che significa la benedizione che Dio dona a tutti? “Strettamente parlando è vita, salute e fecondità del popolo, per il bestiame, per i terreni…La benedizione è la forza fondamentale della vita stessa.” (Mowimckel). Essa, dunque, include anche le condizioni materiali e ambientali senza le quali la vita non può svilupparsi e sussistere. Utilizzando la terminologia moderna potremmo dire che questa benedizione coincide con il diritto nativo di ogni persona ad essere trattata umanamente (Diritti umani).
Nel testo sopra citato, notiamo che l’invocazione si chiude con la parola pace, Shalôm. Benedizione e pace sono tra loro strettamente congiunte: “Tutto ciò che la benedizione racchiude in sé, lo si può comprendere benissimo nella parola Shalôm, che indica la condizione di incolumità e di tranquillità, di pace e sicurezza, di salvezza in un perimetro più vasto possibile” (Westermann).

Se quanto detto mette in evidenza il dono di Dio, occorre aggiungere che ogni suo dono è un appello alla responsabilità umana, che nella Bibbia ebraica equivale ad agire con giustizia (Sedaqâ): “concetto d’importanza centrale per tutti i rapporti dell’esistenza umana…non solo per il rapporto dell’uomo con Dio, ma anche per il rapporto degli uomini tra di loro…anzi anche per il rapporto con gli animali e con l’ambiente naturale circostante” (Von Rad). Giustizia e pace sono talmente associate che nel salmo 85 si arriva a dire: “giustizia e pace si baceranno”. Senza la giustizia la pace è impossibile.

Tutto questo ci può apparire come un sogno, dinanzi agli incubi indotti dalle logiche che dominano il panorama del nostro pianeta. Ma è solo questo sogno che può orientare la nostra vita per una resistenza che ci consenta di essere ancora umani. Perché il rischio che corriamo è la disumanità verso gli altri esseri umani a noi contemporanei, intesi nella loro singolarità e unicità, da un lato e dall’altro l’irresponsabilità verso le generazioni future alle quali si prevede di consegnare un pianeta invivibile.

Circa 40 anni fa padre Ernesto Balducci già vedeva con chiarezza la situazione folle che oggi si è imposta, una maledizione che rovescia il senso delle cose. “A me pare che oggi il declino della benedizione, il declino della gioia di vivere derivi dal crescere attorno a noi e in noi, delle forme del potere. Il potere inteso come forza che organizza l’uomo e lo fa strumento di obiettivi di cui egli non è neppure cosciente, si allarga e si rende sempre più complesso. Per esempio, i poteri economici hanno ormai dimensioni internazionali che si fanno beffe delle nostre recitazioni politiche nazionali…E dove il potere agisce seguendo la propria logica, ivi la competizione e la guerra sono inevitabili”. Non è quello che è accaduto e continua ad accadere?

La vacuità della chiacchiera politica a cui stiamo assistendo dipende dal fatto che i veri meccanismi del potere vengono lasciati “alla loro clandestinità, alla loro latitanza. Il nostro destino è deciso in luoghi che neppure immaginiamo”.
Parlando poi della ricchezza e della sua distribuzione afferma “la legge che ne governa la diffusione…non ha mai raggiunto forme così spaventose…L’economico domina tutto. Tutto entra nella logica dell’avere”.

Da allora le disuguaglianze sono aumentate raggiungendo livelli che solo una razionalità impazzita può sostenere. Alcuni dati colti dal rapporto della Ong Oxfam:

“Un’economia per il 99%” dello scorso anno, danno un’idea del baratro generato da un’economia omicida, secondo le parole di papa Francesco.
8 persone nel 2016 possedevano la stessa ricchezza netta dei 3,6 miliardi di persone più povere del mondo.
L’1% della popolazione mondiale possiede, sin dal 2015, più ricchezza netta del restante 99%.
10 tra le più grandi multinazionali hanno generato nel 2015/16 profitti superiori a quanto raccolto dalle casse pubbliche dei 180 Paesi più poveri al mondo.
Nel 2016 la ricchezza dell’1 per cento degli italiani (in possesso oggi del 25 per cento di ricchezza nazionale) è oltre 30 volte la ricchezza del 30 per cento più povero dei cittadini italiani e 415 volte quella posseduta dal 20 per cento più povero della popolazione italiana”.

In sintesi, “la crescita va a vantaggio dei più ricchi mentre il resto della società soffre, in particolare i poveri. Sono la natura stessa delle nostre economie e i principi alla base dei nostri sistemi economici ad averci portato a questa situazione estrema, insostenibile e ingiusta”.
La maledizione non è nient’altro che un perverso prodotto umano. Questo mondo non va, e va cambiato per il bene di tutti. “Non lasciamoci rubare la speranza”. Parola di Francesco.

Roberto Fiorini


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