Nord – Sud


 

Usi civilizzati e cristiani

Era il 1755. Joseph Dudley, governatore del Massachusetts, allora colonia britannica, pronuncia parole di fuoco contro l’Europa che “ci impedisce di ripulire la nostra terra dal verminaio indigeno, selvaggio e crudele, impossibile a convertire ai nostri usi civilizzati e cristiani ostacolo all’industria umana”. Non parlava dei musulmani naturalmente, ma dei pellerossa. Così Dudley, adattando alla bisogna le leggi inglesi contro i cani randagi, decretava un premio in denaro per ogni indiano ucciso. Il massimo del premio, 30 sterline (la paga settimanale di un operaio) era pagato per “i maschi guerrieri sopra i 14 anni”. Come prova, bisognava esibire lo scalpo della vittima. Data però la difficoltà di scotennare i lattanti, in quel caso sarebbe stata accolta come prova la mano sinistra del bambino. La misura, su richiesta dei cacciatori di indiani, venne presto estesa ai francesi: colpevoli di aiutare i Mohawks contro i britannici.


La fabbrica del consenso

Chomsky dedica queste parole alla fondazione degli Stati Uniti d’America:
“Alcune settimane fa, durante le vacanze per la festa del Ringraziamento, passeggiavo in un parco nazionale con alcuni amici e con i miei familiari. Passammo accanto ad una tomba, sulla cui lapide c’era scritto: ‘Qui giace una donna indiana della tribù Wampanoag. La sua famiglia e il suo popolo hanno donato se stessi e la loro terra affinché questa grande nazione potesse nascere e svilupparsi’. Non è esatto dire che i popoli indigeni hanno donato se stessi e la loro terra per quel nobile scopo, piuttosto, sono stati massacrati, decimati, dispersi durante uno dei peggiori genocidi della storia dell’umanità… che noi festeggiamo ogni ottobre, quando celebriamo Colombo – altro ragguardevole sterminatore – nel giorno del Columbus Day. Centinaia di cittadini americani, benintenzionati e onesti, si imbattono regolarmente in quella lapide e ne leggono l’epigrafe, senza manifestare, apparentemente, alcuna reazione; forse provano soddisfazione perché noi, almeno, offriamo un tributo al sacrificio dei popoli indigeni… Forse reagirebbero diversamente, se, visitando Auschwitz o Dachau, trovassero una lapide che dicesse: Qui giace una donna, un’ebrea, la cui famiglia e il suo popolo hanno donato se stessi e tutti i loro averi affinché questa grande nazione potesse crescere e prosperare”.
(N. Chomsky, La fabbrica del consenso)


Una razza più forte

Nel 1937 Churchill diceva dei palestinesi:
“Non credo che il cane del fattore abbia diritti sulla mangiatoia, nemmeno se è lì da molto tempo. Non riconosco questo diritto. Non condivido, per esempio, l’idea che ai pellerossa d’America o ai neri d’Australia sia stato fatto un grande torto. Non credo che si possa affermare che è stato fatto un torto a questi popoli solo perché una razza più forte, più progredita, una razza… mettiamola così più esperta e più navigata, è arrivata e ha preso il loro posto
(cit. da Arundhati Roy, Guida all’impero per la gente comune).


Noblesse oblige

“Non chiederò mai scusa in nome degli Stati Uniti, quali che siano i fatti”:
Bush fece questa affermazione riferendosi all’abbattimento di un aereo di linea iraniano avvenuto nel 1988, in cui trovarono la morte 290 persone.
(cit. da Arundhati Roy, Guida all’impero per la gente comune).


La longa manus del mercato

“La mano invisibile del mercato non funzionerà mai senza un pugno invisibile. Mc Donald’s non può prosperare senza Mc Donnell Douglas… E il pugno invisibile che garantisce la sicurezza del mondo e delle tecnologie della Silicon Valley si chiama esercito, aeronautica, marina e corpo dei marines degli Stati Uniti”.
E allora “gli Stati Uniti devono rendere chiaro all’Iraq e ai loro alleati… che l’America userà la forza senza negoziati, senza esitazioni, senza l’approvazione dell’ONU”.

(T. Friedmann cit. in Arundhati Roy, Guida all’impero per la gente comune)


 

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