“Abita la terra e vivi con fede” (Sal 37)
Rileggiamo oggi la Gaudium et Spes
Convegno di Bergamo 2014 / Contributi
Mi è sembrato opportuno partire dalla constatazione che è importante guardarci in faccia e verificare il nostro continuo ridurci di numero e di peso, di fronte alle problematiche di oggi del mondo del lavoro, noi, pensionati e attempati, che seguono le vicende, dovendo restare spesso a guardare, ma avendo la possibilità di osservare, reagire ancora alle mancanze gravi di umanità e di rispetto della dignità delle persone, in nome di un Vangelo esigente e di una preghiera che può farsi implorazione e sdegno. Essendo al centro di avvenimenti critici per la Fiat, che tende ad andarsene e a ignorare tranquillamente le richieste operaie e nello stesso tempo vivendo esperienze di faticosa lotta per superamento di mentalità da anticomunismo viscerale e disprezzo della condizione della donna nella nostra cultura contadina della gente del “Confin”, dove io vivo ai margini della laguna e nella vistosa assenza di istituzioni sia ecclesiali, che civili, mi è venuto spontaneo valutare il fatto che a volte mi identifico con il “cavaliere errante, che lotta con i mulini a vento“.
Anche in vecchiaia è possibile vivere momenti forti e situazioni che fanno riscoprire la forza e l’intensità di alcune scelte fatte un tempo, ma che domandano un continuo aggiornamento.
Al funerale laico di Gigetto A., barbiere, chiamato “la mano più dolce del Basso Piave“, una figura ammirevole per la sua giustizia e per la sua disponibilità e senso di solidarietà, che la Chiesa locale ha volutamente ignorato, perché non proveniente dalle schiere parrocchiali, con grave risonanza negativa nella nostra città.
Ora è in causa, di fronte alla gente allibita, la maniera di trattare i preti anziani, scalzati d’autorità e invocando l’obbedienza cieca, nel rivoltarsi della popolazione nel Trevigiano, la mia diocesi.
Sono davvero “segni dei tempi“, che domandano ascolto, attenzione, silenzio, ma nello stesso tempo riscoperta dell’amicizia, del senso della persona più importante della struttura e del “sabato“, concetto che ha fatto tanto arrabbiare anche nostro Signore.
Mi è sembrato in certe occasioni di dover ringraziare Dio, per le cose belle e significative, che l’esperienza dei P. O. hanno vissuto e li ha fatti capaci di cogliere immediatamente certi cardini del vivere di sempre. Amicizia, solidarietà (anche tra preti anziani), umanità fino alla tenerezza di Papa Francesco, mi ritornano famigliari e mi riportano oltre certe tristezze e certa forte sensazione di inutilità e di appartenenza ai lottatori contro i mulini a vento, di cui dicevamo.
Viene spontaneo ricostruire rapporti umani veri e immediati, condividere momenti di semplice compresenza, di scambi autentici, frutto di lunghi silenzi, di preghiera, di compartecipazione alle sofferenze, mentre si curano gli acciacchi, si fanno esami a scadenza, si controlla la diabete insieme con tanti diabetici.
La mia fede diventa sempre più difficile da definire, ma ne avverto sempre di più la forza e la dinamica, l’entusiasmo e il coraggio di non mollare, di non cedere alle complicazioni e alle difficoltà.
Mi sollecitano a scrivere il mio testamento, ma non so bene cosa scrivere e cosa lasciare, perché penso che da sempre se lo possono prendere tranquillamente, senza che io lasci volontà testamentarie.
Sto per essere sfrattato di casa, perché senza abitabilità e con gli scarichi irregolari, sto entrando in pieno nella situazione che tante volte mi hanno rimproverato e che qualche volta mi ha fatto arrabbiare: uccel di bosco, tappabuchi, porzèl de sant’Antoni.
Ma non mollo assolutamente nella ricerca di una profonda umanità, di una comune vicenda vissuta con preti e laici, che mi lega a tutti i pensionati, i senza potere, la gente de “Confin”, come è chiamata la mia, al limite della laguna veneta e con il grave handicap di non saper nuotare, accanto alle donne che nella nostra realtà ancora devono contare meno e prendono meno dell’uomo, e se, protestano fanno i conti con la prospettiva di essere messe fuori di casa (i casi sono frequenti) e deprivate della stessa dote.
Mi preoccupano i giovani, che spesso hanno la stessa piega degli adulti, se la cosa gli avantaggia.
Non è mai finita la battaglia e la possibilità di crescere in umanità, per seguire la sua umanizzazione!
GIANCARLO RUFFATO