Ricordiamo Dino Fabiani (4)


 

Il mio orecchio
abituato al rumore
faticava ad udire.
La sua voce era sottile,
il suo parlare lento, ma preciso:
sussurrava una storia,
una storia vera.
“Ero giovane, tanti anni fa.
Sentivo scorrer la vita
nelle mie vene.
Lunghi anni a temprar le ossa
e stagioni avverse
a lasciar cicatrici profonde.
Quanta fatica per crescere!
Ma ogni anno
le mie braccia contorte
si allungavano e godevano
il solletico delle formiche.
Per me hanno cantato
la tortora e il cuculo
la cicala e l’usignolo
il daino e la ghiandaia.
E sorrideva la luna.
Venne anche un uomo,
mani callose, aspetto fiero,
l’uomo avvezzo a mangiare
quello che le sue mani
hanno guadagnato:
il vero tipo operoso ed onesto.
Cantava e mi osservava, curioso,,
ma nelle mani aveva armi lucenti:
erano forbici e un badile.
Mi disse: non aver paura, ti voglio bene!
Mi ha bagnato con il suo sudore
e mi ha accarezzato.
Gli ho dato delle olive.
Si è seduto accanto a me
strofinando la groppa sulla mia pelle.
Mi ha raccontato una favola:
parlava del profumo di un frantoio,
del sapore di  una bruschetta,
di insalata verde.
La favola io non l’ho capita.
Ma per lui deve essere stata molto bella.
Ogni anno
la mia storia si ripeteva.
Il solleone: che gioia!
Le piogge di autunno: che brivido!
La tramontana: una carezza!
Il gelo. Un morso terribile!”
Tacque.
Cadde una lacrima.
Ci fu un silenzio.
Gli risposi:
“Tu sei mio fratello.
Simili sono le nostre storie.
Hai pianto e hai sorriso.
Qualcuno si è curato di te,
e molti tu hai fatto felici.
Qualcuno ti ha fatto soffrire
ma tu hai continuato a dargli il tuo olio.
Eri immobile
ma il tuo olio
è arrivato lontano.
Qualcuno ti ha voluto bene
ma tu non hai vissuto da parassita.
La tua storia non termina qui:
tu vivrai ancora in mezzo a noi,
per essere ancora utile
per ricordarci una storia,
tante storie
di tanti uomini
che hanno lavorato accanto a te
e ti hanno voluto bene.
La tua figura è segno di pace.
Ci ripeterà ogni giorno:
“costruisci un mondo di pace”
e ancora:”gli uomini valgono
per quello che sono,
non per quello che hanno”,
e sarà cosa grande,
assai più preziosa del tuo olio.
Tu devi vivere ancora.
La tua faccia tornata giovane,
come tanti anni fa,
è tornata a sorridere.
Resterà sempre così.
Quello scultore
ha fatto ben poca cosa:
ha solo tolto il superfluo.
L’immagine era già tutta dentro di te.
Ora appare”.

Dino Fabiani

 


 

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