Svolta epocale e segni di speranza (4)


 

Ci mettiamo davanti a Dio con la nostra storia, il nostro essere, la nostra fragilità, e nelle contraddizioni che ci agitano poniamo a Dio delle domande: “perché ?”; “cosa ho fatto di male per trovarmi nel dolore?” ; “… ma tu sei giusto Signore?” ; “ … mi vuoi bene?”.
Ma il Dio che si è rivelato nella storia del popolo Ebreo, ed in modo umano in Gesù, non è un Dio delle risposte immediate, ma un Dio che risponde con le SUE DOMANDE. Sono più di 200 le domande di Gesù nei quattro Evangeli, a cominciare dalla prima nel tempio di Gerusalemme “perché mi cercavate?” fino all’ultima “Dio mio, perché mi hai abbandonato ?”
Il Signore ci provoca a vivere bene la domanda, lasciarla depositare in noi, lasciarla lavorare, saper attendere e pazientare senza … deviare su una nostra risposta non maturata dal vissuto interiore. La domanda ci coinvolge ed apre una breccia nella vita; è un a fessura dove passa aria nuova e “salutare”. La domanda esalta la nostra dignità nella relazione che produce e ci invita ad andare alla radice di noi stessi, nel nostro profondo, pur lasciandoci lo spazio della libertà. Non è costringente, né consequenziale come può essere la risposta.
Può diventare il pertugio, la porta del nostro cammino di conversione radicale, anche se la maturazione sarà nel tempo. Crescere nella fede attraverso l’accoglienza delle domande è un processo nonviolento che può portare allo “stupore” sorpassando la nostra risposta per accogliere la “proposta” di bellezza e di gioia che viene dal Signore attraverso l’incontro con la divina – umanità di Gesù.
Non è tanto il nostro “dover essere” che ci dona luce ed energia di trasformazione, quanto “l’essere attirati” dalla bellezza di una vita che si scopre nella gratuità dell’amore ricevuto. Accettare di essere sedotti non solo da un volto, ma anche da una energia umana che ci risana e ci rende gioiosi (non ebeti) nel quotidiano delle nostre storie.
Al centro del cammino quaresimale non ci sta la penitenza o le opere di misericordia, ma l’accostare la tenerezza e la bellezza di Gesù che riflette il volto del Padre, e ci rende “solari” in ogni nostra relazione tra gli umani e con la madre terra e tutte le sue creature … e la pace seguirà.
Non releghiamo Dio a rovistare nel nostro passato e nel peccato dell’uomo. Dio può morire di noia nelle nostre chiese. La Parola ci dice “ non vedete? … faccio una cosa nuova!” (Isaia 43,18). Possiamo essere in grado di gustare un Dio desiderabile, proprio nel volto e nella umanità di Gesù sorgente di luce ed amore agli orli dell’infinito ?

Luigi Forigo


 

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