IN QUESTO MONDO A RISCHIO
QUALE CHIESA?
Bergamo / 13 giugno 2015
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Il nostro gruppo, che ogni anno si assottiglia sempre più, continua però con ostinazione a portare avanti la sua testimonianza.
Che io oserei definire “la fragilità e la forza della Parola”.
Cosa c’è di più fragile della nostra vita, immersa nell’umanità più nascosta e trascurata, noi stessi ignorati e non considerati dalla nostra chiesa? Profondamente legati alla tradizione del Concilio Vaticano II, che per noi è stata l’espressione più alta della Parola nel corso della nostra vita, ma affossata per decenni dall’ufficialità ecclesiale.
Siamo i testimoni di una rinnovata “kènosi” della Parola.
Ma Luisito Bianchi, nella sua “Messa dell’uomo disarmato, ha scritto che
“la parola copre tutto, è in tutto, nessuno può sottrarsi alla parola: puoi essere roccia, puoi respingerla infinite volte, ma il vento (lo spirito) riuscirà sempre ad accumulare nelle fessure il terriccio sufficiente a farla germogliare”.
E se noi siamo qui oggi ancora a raccontarci le nostre vite e a dirci i nostri pensieri, è perché siamo coscienti che
“ogni persona è la parola che si è fatta carne, e il vero significato della nostra vita è l’aver preso coscienza di questo mistero che ciascuno porta di dentro” (Luisito Bianchi, La messa dell’uomo disarmato, p. 7).
.Giustamente ha scritto Roberto nel suo/nostro libro: “Non ho faticato invano”.
Anche se l’ufficialità della chiesa ha pensato e pensa il contrario.
Ma anche in questa roccia granitica che è la Chiesa la parola ha trovato la fessura e il terriccio per germogliare, ed è arrivato papa Francesco, il quale si rivolge al mondo con un linguaggio profetico.
Potremmo rammaricarci che le sue parole non si trasformano sempre nella realtà. Ma la parola profetica è di sua natura efficace ed eversiva delle logiche umane.
Vorrei riflettere con voi su alcune parole del Papa che mi sembrano una buona risposta alla domanda del convegno “Quale Chiesa?”, perché mi sembra che possano aprire nuove prospettive.
.La prima è il discorso ai Movimenti popolari del 28 ottobre 2014.
C’erano esponenti di organizzazioni popolari di ogni provenienza, dai “senza terra” del Brasile ai “cartoneros” argentini, c’erano indigeni, migranti, precari e ancora, come li ha enumerati il Papa, “raccoglitori e riciclatori, sarti, artigiani, pescatori, contadini, muratori, operai di imprese recuperate, membri di cooperative e persone che svolgono i lavori più comuni, che sono esclusi dai diritti dei lavoratori”…
Cos’ha detto il Papa a questa gente? Ha riconosciuto la dignità di questi protagonisti “che lottano contro le cause strutturali della povertà”.
E ha affidato loro la consegna “a lottare per quello che qualsiasi padre o madre vuole per i propri figli: terra, casa e lavoro. Terra, casa e lavoro: quello per cui voi lottate, sono diritti sacri”.
Un Papa che esorta alla lotta per i diritti: è veramente inaudito!… Vi ricordate quante storie per il nostro impegno sindacale, perché abbracciavamo la “lotta di classe”?…
Certo, perché questa parola del Papa risulti davvero credibile ed efficace, dovrà inserirsi in un contesto di chiesa povera e dei poveri, una chiesa che rompa il suo legame con un sistema economico finanziario di ingiustizia.
.Un’altra parola di Francesco che prefigura una nuova Chiesa: “Non molestare le coscienze”. L’ha detta nel discorso al Consiglio Pontificio per le Comunicazioni Sociali il 21 ottobre 2013:
“Manipolare le coscienze è un lavaggio del cervello teologale, che ti porta a un incontro con Cristo puramente nominalistico, non con la persona di Cristo vivo. L’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile, perché Dio ci ha creati liberi”…
“Se Dio ha corso il rischio di renderci liberi, chi sono io per intromettermi?”.
.Ancora più eversivo è quello che ha detto tornando da Istanbul il 30 novembre 2014:
“Il vero deposito della fede non sono le dottrine, ma le persone. Uomini e donne si incontrano e scambiano le loro esperienze: non si parla solo di teologia, si parla di esperienza religiosa. E questo sarebbe un passo avanti bellissimo”.
.Sono parole, certo, ma dette da un Papa faranno sicuramente storia.
Anche se, prevedibilmente, saranno ancora una volta seguite dal silenzio della Parola.
Intanto però l’affetto e la stima di cui è circondato papa Francesco, anche da parte di molti lontani dalla fede, può significare anche una riconciliazione con Dio, non più visto come un nemico e un oppressore, ma come un amico e un compagno di vita per ogni persona.
Un Dio che vuole la fraternità e la pace per questo mondo a rischio, tribolato e martoriato.