Ci scrivono (1)


 

Carissimo don Roberto

ti ringrazio per il dono dell’ultimo numero di Preti Operai, che mi hai dato ieri e che ho terminato ora di leggere quasi tutto di un fiato.

Ho trovato spunti profondi di riflessione sulle figure profetiche del nostro tempo, dai mostri sacri Milani, Turoldo, Langer, Martini, Balducci, sino al ricordo fresco delle figure dei preti operai scomparsi, che hanno scelto di seguire in tutto il Cristo attraverso l’attenzione ai fratelli.

Confesso che quale né prete, nè operaio, ma frequentante in passato l’altra sponda rappresentata dalle parrocchie, con i loro riti e le loro confraternite non sempre aperte, ho seguito sempre con attenzione l’esperienza profetica dei preti operai, anche quando alcune scelte politico-sociali erano in contrasto con il mio credo personale.

Ho apprezzato la freschezza e l’attualità dei contenuti della rivista, nonostante l’età non più giovanile dei preti operai. È soprattutto l’importanza di una esperienza in un contesto storico, oggi credo concluso, nel quale i preti operai hanno profondamente vissuto la propria sequela a Cristo.

Credo che la progressiva scomparsa per vecchiaia dei protagonisti e la contestuale profonda trasformazione del mondo del lavoro, che non lascia spazi a fruttuose testimonianze solidali nel mondo operaio, nulla tolga alla preziosa opera dei preti operai che, nella umiltà del lavoro manuale, sono stati profeti necessari nel tempo e nei luoghi in cui hanno operato in un contesto storico purtroppo finito.

E non mi preoccupa la constatazione che una esperienza pregnante di fede abbia compiuto il suo tempo: la chiesa, intesa come uomini alla sequela di Cristo, credo che muoia, quando non si rinnova e non sorgono voci profetiche. E i preti operai per me hanno rappresentato questo nei luoghi e nel tempo che Dio ha concesso a loro.

DANIELE BETTONI
Mantova


 

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