Fraternità di Lessolo
Sono venti anni che abito a Torre e sono venti che conosco Don Renato. Al tempo frequentavo poco la messa domenicale, comunque quando andavo sentivo questa voce che diceva cose un po’ diverse dal solito predicozzo festivo: parlava di accoglienza, amore verso il prossimo, che gli ultimi erano i primi. Non che queste cose non le avessi proprio mai sentite, ma pensavo che fossero soltanto belle parole, ma mi dovetti ricredere da lì a poco.
Un giorno parlando con una mia carissima amica della difficoltà di trovare qualcuno che si occupasse di un caso sociale che a me stava molto a cuore, mi disse che forse lei sapeva come fare, dicendomi che avrebbe telefonato a dei cari amici di una Fraternità. Il giorno dopo andai a prenderla e ci recammo a Lessolo. Entrammo in una grande stanza con un tavolo tondo enorme; la signora che ci ricevette disse di andare su che Renato ci stava aspettando.
Salimmo una scala esterna che portava ad un’altra stanza, entrammo e dopo le presentazioni parlammo del caso. Fra me: “dove ho già visto questa persona?”, ma era la voce che mi ricordava qualcosa. Ma certo! Quella voce e quella barba bianca appartenevano al prete di Torre che diceva tutte quelle cose belle sull’accoglienza e sull’amore per il prossimo. Accipicchia pensai, questo sì che è un prete, che mette in pratica ciò che va dicendo la domenica mattina a messa.
Probabilmente lo guardavo in modo strano perché mi disse qualcosa e io un po’ imbarazzata gli spiegai che lo avevo riconosciuto nel prete di Torre Balfredo. Ricordo che lui rise dicendomi: “Francamente non posso ricordare ogni volto, specie se stava in fondo alla chiesa”.
Comunque mi diede una grossa mano e quell’aiuto non fu sporadico, in tante altre occasioni mi aiutò sempre.
Un giorno gli dissi che pensavo tante volte di scrivergli, perchè facendo la mia camminata mattutina mi venivano in mente tanti momenti e tanti passi del vangelo che io sentivo nella mia testa con la sua voce. Mi disse che sarebbe stato contento di ricevere una lettera scritta da un’amica ad un amico.
Così in varie occasioni nell’omelia incitava a scrivere le nostre impressioni sul vangelo domenicale, senza preoccuparci della punteggiatura, scrivendo così come il cuore in quel momento ci diceva. Non l’ho mai fatto e mi pento.
Comunque adesso lui ha letto tutte le lettere che gli ho scritto nella mia mente e sono contenta che Don Nino mi abbia dato l’opportunità di esprimere tutta la mia riconoscenza per l’accoglienza che ho sentito fin dal primo giorno che lo conobbi.
Grazie Renato, spero che un giorno mi riconoscerai e mi abbraccerai.