Voci dai Coordinamenti


 

Dopo aver analizzato in questi ultimi mesi il tema della evangelizzazione, abbiamo maturato l’idea di coinvolgere nelle nostre riflessioni altre persone, preti o laici, per non correre il rischio di parlare sempre e solo tra di noi.

Il materiale di queste riflessioni, domande e interrogativi, formerà un foglio di collegamento che sia di stimolo nell’area ecclesiale romana. Sarà chiamato «Il lievito» e sarà inviato a tutte quelle persone o gruppi a cui sta a cuore riflettere sugli interrogativi che la realtà di oggi ci pone.
La presentazione di questo foglio è la seguente:

Ci siamo ancora

Sì, siamo proprio noi pretioperai romani. Durante questi anni di testimonianza abbiamo verificato e approfondito la nostra vita e le nostre idee in collegamento con tutto il movimento dei PO italiani. Si è scelta la strada del seme che muore e che proprio nell’atto di morire fa storia. Resta la fedeltà ad essere sentinelle che scoprono segni e pronti a dare pane a chi lo chiede.

Alcune piste devono essere riprese, ma forse non nella ricerca astratta, quanto nelle varie tematiche o situazioni di vita dei PO.

– Come stare dentro una realtà (non solo ecclesiastica) che è compresenza di istituzione (Pietro) ed utopia (Giovanni), di gestione del presente e progettazione del futuro e come vivere la loro inevitabile mescolanza.

– Il rapporto tra parola e silenzio, tra fedeltà e infedeltà: «proprio perché infedele, tu devi annunciare la fedeltà di Dio».

– La paradossalità di dirsi credenti in Dio e la domanda: quale Dio.

– Il rapporto tra l’io soggetto e la comunità: oscillazione permanente tra esaltazione del soggetto e teologia oggettiva… funzionalità – disponibilità… rispetto – pluralismo…

– La libertà del cristiano e l’oggettività della verità.

– Davanti a Dio ed al suo mistero come ci collochiamo: produttori, consumatori, o tutti azzerati!

– Testimonianza: mediazione necessaria… dolce.

Ci siamo incontrati continuamente per diverse volte l’anno e verificati tra di noi interrogandoci sulle nuove situazioni e problematicità all’interno dell’universo ecclesiale. Contenti di lavorare manualmente, facendo parte di quella moltitudine di persone che si guadagnano il pane con le proprie mani, contentissimi di essere preti, vivendo il ministero in quegli spazi lasciati vuoti e ritenuti di poco interesse, “estranei alla pastorale organica”, ma che a noi hanno rivelato potenzialità enormi.

Perché «Il lievito»

Esso richiama all’essere dentro le situazioni, all’incarnazione nella storia. Il lievito non si vede, ha poco peso ma nasconde delle forze vitali incredibili. ‘Stare dentro” significa superare le barriere ed eliminare i muri divisori tra buoni e cattivi; anche la gramigna cresce insieme al buon grano. Lo “stare dentro” è la storia di noi pretioperai, che richiama la teologia del frammento, dei mezzi semplici, del silenzio e della contemplazione, che si rifà a una “presenza” che è segno di contraddizione, teso a superare gli schieramenti di maggioranza e di minoranza. Il lievito è il Regno di Dio e tutti noi lo siamo nella misura in cui partecipiamo alla sua crescita.

A chi ci rivolgiamo

A tutti coloro a cui sta a cuore il confronto, la verifica e il sostegno reciproco (laici, preti e religiosi).
È un invito a incontrarci soprattutto in un periodo come questo, così carico di tensioni e di interrogativi, per poter affrontare delle tematiche e verificarle, tra le quali avranno la loro preminenza l’evangelizzazione, l’essere chiesa oggi, come parlare di Dio alle persone del nostro tempo.

Che cosa vogliamo fare

Vorremmo produrre un foglio di collegamento la cui stesura è affidata a tutti coloro che si incontrano. Il metodo del dialogo ci aiuterà a cercare delle risposte. Sarà importante porre attenzione al momento in cui il lievito fermenta, arricchiti dalle testimonianze di coloro che stanno tentando delle esperienze nuove.

I pretioperai di Roma


Share This