Editoriale (2)


Ho davanti a me lo svolgersi della mia vita, dall’infanzia vissuta nella mia famiglia alla Pezza, i lunghi anni di seminario a Stazzano e a Tortona, i paesi e le parrocchie dove ho svolto il ministero, Voghera Pombio, Lungavilla, Ponte Nizza, i quattro anni col Vescovo a Tortona, ancora il Seminario come animatore, le scuole di Lungavilla, Pietrine a Novi e Maragliano a Voghera, gli anni di lavoro all’Arona, a Villa Fede, al Centro Sociale, alla Nuova FMC di Torrazza Coste, e infine la Comunità del Carmine.
Ho trovato dappertutto, in ogni luogo e situazione, a cominciare dai miei genitori e familiari, persone che mi hanno accolto, mi hanno voluto bene, hanno avuto comprensione dei miei limiti, dei miei errori e delle mie mancanze.
Vorrei poter esprimere a ciascuna e a ciascuno la mia più profonda riconoscenza.
In particolare la mia riconoscenza più intensa e consapevole va alla carissima Luciana, che ha dedicato a me la sua vita con un amore totale e disinteressato. Verso di lei mi sento anche colpevole per non aver corrisposto adeguatamente, con le mie scelte di vita, all’amore che lei ha rivolto verso di me.
Questa consapevolezza di essere stato amato da tutte le persone che ho incontrato e con le quali ho vissuto per breve o lungo tempo, e soprattutto di essere stato e di continuare ad essere amato da Luciana, ha sostenuto sempre la mia fede in Dio, che “per primo ci ha amati” (1 Gv. 4,19), perché “Dio è amore, e chi vive nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1 Gv. 4,16).

  1. Intendo affidare a Luciana, insieme a Marcella, il compito di eseguire gli adempimenti che seguiranno la mia morte. Anche a Marcella, insieme a Claudio, che troppo presto ci ha lasciati, e alla loro famiglia, sono molto riconoscente per quanto hanno fatto per me e per la testimonianza di umanità e di fede che mi hanno sempre offerto con semplicità e discrezione, insieme a tutta la comunità del Carmine.
  2. Non so come sarà la mia morte. Spero solo di non soffrire molto e di non recare eccessivo disturbo ai miei cari. Nel caso venissi a trovarmi nella condizione di non avere più ragionevoli speranze di vivere dignitosamente, o ancor più in coma vegetativo, non si abbia nessuna remora a interrompere le cure. Non voglio essere alimentato o idratato artificialmente. Se qualche organo del mio corpo potesse essere utilizzato per trapianto o per ricerca scientifica, sarei ben lieto che questo si realizzasse.
  3. Il funerale sia semplice e sobrio. Niente fiori né addobbi di nessun genere. La bara sia di legno grezzo, senza ornamenti. Desidero essere posto nella bara indossando abiti civili, senza insegne sacerdotali, poiché anche Gesù si è presentato al Padre senza nessuna insegna se non quella della sofferenza. Dopo la funzione in chiesa si procederà alla cremazione del mio cadavere, che in tal modo non sarà tanto ingombrante dopo la mia morte. Ciò non significa che io neghi la fede nella risurrezione, che rimane sempre la grande speranza cristiana, nella quale mi riconosco pienamente. Dove si conserveranno le mie ceneri si scriva soltanto il mio nome senza nessuna qualifica. Non voglio rinnegare la scelta che ho fatto fin da bambino di essere prete. Ma il cammino di riflessione nel corso degli anni ha fatto maturare in me la convinzione che Gesù non ha voluto rendere i suoi discepoli dei diversi o dei privilegiati, ma solo persone autenticamente umane. Anche per questo ho scelto la vita operaia, e per questo ho cercato di vivere il mio essere prete nella maniera più laica possibile. Desidero perciò essere ricordato come un semplice uomo.
  4. Rimarranno pochi soldi sul mio conto, perché ho sempre cercato di accumulare il meno possibile, preferendo aiutare chi aveva bisogno. Spero si possa far fronte alle spese del funerale e della cremazione, dopo di che Luciana deciderà, a suo insindacabile giudizio, come destinare il rimanente, dando priorità alla solidarietà. Mobili e capi di abbigliamento siano destinati, a discrezione di Luciana e di Marcella, a chi dei miei parenti desidera qualcosa (tenendo conto che nella mia casa ci sono i mobili della nostra famiglia), e a chi ne ha bisogno.

Un saluto carissimo a tutti coloro con i quali ho condiviso ideali e aspirazioni, speranze e delusioni, momenti importanti di comunione e di impegno, nella comunità del Carmine, nel gruppo dei Preti Operai, nell’Associazione “Insieme”, nel Gruppo Interreligioso, nei movimenti “Noi siamo Chiesa” e “Vocatio”, nel Sindacato e negli incontri politici e sociali a Voghera e agli amici e confratelli del presbiterio diocesano.
Un affettuoso abbraccio a tutti i miei familiari, Adriana e Gin, Davide ed Emanuela, Carlo e Maria Vittoria, Enrico e Dania e familiari, a tutti i cugini e cugine. Un abbraccio particolare a tutti gli amici e amiche della Comunità del Carmine, che è stata nell’ultimo periodo della mia vita come una vera famiglia. A tutte e a tutti il mio affettuoso pensiero, insieme a tante altre amiche e amici che porto tutti nel cuore.
Vi abbraccio tutti singolarmente con tutto l’affetto del mio cuore!
E infine: grazie a Dio, “da cui proviene la nostra vita e tutto ciò che in essa abbiamo di buono, di vero e di giusto” (Giac. 1, 17-18).
Con la speranza di ritrovarci un giorno (Apoc. 21, 1-4).
La grazia del Signore Gesù sia con tutti voi. Amen” (Apoc. 22, 21). 

Pierantonio Montecucco
Voghera, dicembre 2020


 

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