IN QUESTO MONDO A RISCHIO
QUALE CHIESA?
Bergamo / 13 giugno 2015
Contributi
Con Lida e Bernardo, nostro fratello polacco, prete contadino con tre parrocchie in alta Versilia, pensavamo di essere al convegno, ma purtroppo per motivi di forza maggiore siamo presenti con il pensiero e con questa scrittura collettiva.
Abbiamo posto l’interrogativo del tema di quest’anno alle persone a noi più vicine. E’ un piccolissimo campione che si situa nella vita quotidiana ma che affonda le radici in contesti più vasti.
Il mio contributo fa riferimento ai primi tre mesi di lavoro nei cantieri navali di Viareggio. Vivevo nella comunità del Bicchio, ma nessuno dei miei compagni sapeva che ero prete. E’ stato un tempo di immersione totale nella realtà umana senza paraventi. La mia Chiesa era la stiva dei pescherecci atlantici in allestimento, popolata di operai avventizi. Vivevo l’esperienza di Giona catapultato, in fuga dalla sua missione, nel ventre della balena. (cfr. Mt 12, 38-41 Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona profeta….) Questo imprinting ha marcato da allora tutta la mia vita. Di questo devo ringraziare di cuore il movimento dei PO. Lasciata la funzione presbiterale l’immersione è continuata e continua ancora nella realtà familiare, ecclesiale, associativa, sociale e politica.
Lida, compagna di vita da 40 anni, dice che ognuno si fa la sua Chiesa. Questa affermazione sembra marcata da un forte individualismo, ma messa a confronto con quanto dice Lidia Maggi sembra cogliere il segno del tempo, tipico della sensibilità femminile e profetica. Nelle lettere di Paolo e nell’Apocalisse si parla di Chiesa ma anche e soprattutto di Chiese come espressione della molteplicità delle esperienze. Oggi lo sono le famiglie. Quelle giovani non ripetono i modelli del passato e inventano un modo di stare insieme (fare chiesa) originale e fecondo. Non una contro l’altra, ma una vicino all’altra comunque essa sia. Tradizionale o progressista. Giovane o vecchia.
Nicola, il primogenito, con Rachele e Agata, che ha 5 anni, hanno risposto che accogliere i difetti propri e degli altri per vivere meglio in pace è la via privilegiata per andare verso una umanità nuova (non è fare chiesa questo?).
Sara, l’altra figlia, vorrebbe una Chiesa fuori della Chiesa. Papa Francesco dice più pacatamente in uscita. Matteo, il suo compagno, risponde con messaggio molto articolato: la chiesa dovrebbe essere al passo con i tempi…ci vuole poco. Riprendere la Bibbia e dimostrare che dentro non c’è odio e non c’è discriminazione ma solo amore e rispetto per tutto e per tutti. Far scoprire il vero senso della parola di Dio (e non quello che troppo spesso traspare dalla madre chiesa) servirebbe a dare forza e serenità in momenti di crisi ai credenti e permetterebbe ai non credenti di avvicinarsi a da una religione del bene e del fare (comprendendola e favorendola senza quindi ostacolarla) e non del bigottismo e delle privazioni anacronistiche.
Irene la terza figlia chiede un alleggerimento degli automatismi e ritualismi che appesantiscono. Simone, che da una decina di anni convive con lei, si esprime drasticamente: io sono ateissimo, non sopporto chi si siede in cattedra e detta leggi e comportamenti. A qualsiasi religione appartenga. Dal loro amore è nato Lorenzo che oggi compie sei mesi.
Gesù non è forse stato il campione nel dirimere il contrasto tra legge e amore? Quanto gli è costato!!!
Bernardo sogna Una chiesa in cammino con in spalla uno zainetto contenente solo le cose essenziali, indispensabili.
Recentemente siamo stati a Cracovia e abbiamo posto la domanda a Romana, sorella di Bernardo. Lei vorrebbe una Chiesa in dialogo, mentre Matteo, suo marito, in ascolto. Hanno Gaia una bellissima bimba di un anno che li fa esercitare sia nel dialogo che nell’ascolto.
A questo proposito vorremo segnalarvi le sette regole dell’ascolto che abbiamo adottato come codice relazionale alla nostra associazione Raphael per la medicina naturale:
da “Arte di ascoltare e mondi possibili di Marianella Sclavi” Ed. Mondadori
Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni.Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere dal tuo punto di vista devi cambiare punto di vista.
Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva.
Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico.
Un buon ascoltare è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti perché incongruenti con le proprie certezze.
Un buon ascoltare accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasione per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l’umorismo vien da sé.
Dopo questo coro a più voci vorrei chiudere con alcuni versi. La poesia è sorella gemella del silenzio perché gioca con la forza polisemica delle parole, svuotandole e riempiendole, come fanno i bambini con il secchiello sulla riva del mare.
Desidero vivere in una chiesa in silenzio, in ascolto non giudicante e accogliente, come quella dei tre mesi nei cantieri navali, sul modello della vita della famiglia di Nazareth nei 30 anni di quotidianità, come un’infinità di uomini ma soprattutto donne a servizio degli altri senza mettersi in mostra. E’ la dimensione di Popolo. Popolo di Dio come dice il Concilio.
Oggi c’è un’espressione che sembra interessante: si parla di società liquida per indicare la pervasività e la difficoltà di definizione. Vorrei intitolare la poesia:
.
CHIESA LIQUIDA
Tu
piccola goccia
ti spandi nel vasto mare della vita.
I tuoi limiti
sono finestre sull’abisso.
La brezza soffia
ti increspa
distesa a perdita d’occhio
muovendoti le viscere
con lacrime di compassione.
Un’onda dietro l’altra
una dall’altra diversa
accarezzano e strapazzano la terra
sorella, madre e sposa.
Figlie e figli
sprizzano dal gioco ininterrotto,
esalano in nebbie e vapori
fecondano vallate e deserti
riposano sul fondo
dal silenzio cullate, cullati.
Vi salutiamo con affetto e con la voglia di abbracciarvi uno per uno.