Caleidoscopio


 

La profezia è un’impressionante lucidità sulla realtà. È la capacità di leggere il presente in profondità, cioè in quelle dimensioni che sono anche gravide di futuro. 
Riportiamo alcuni brani del monaco Giuseppe Dossetti, uno dei padri della Costituzione Italiana. Come una sentinella vigile e attenta, si è sentito in dovere di mettere in guardia sui rischi mortali che corre la democrazia italiana per l’invasione di una “mitologia” per descrivere la quale utilizza le pagine della Bibbia. Là dove si parla del corrompimento umano che avviene quando si diventa prede della illusione idolatrica. A distanza di 15 anni queste parole conservano tutta la loro attualità, anzi trovano conferma piena nelle vicende politiche e culturali e, perché no? religiose che stiamo vivendo in Italia.

Roberto Fiorini


 

LETTERA AL SINDACO DI BOLOGNA
di Giuseppe Dossetti

 

Lettera di risposta all’invito ricevuto dal Sindaco di Bologna, Walter Vitali, a presenziare alle celebrazioni per l’anniversario della Liberazione; scritta il 15 aprile 1994 dall’ospedale di Bazzano dove era ricoverato (in Giuseppe Dossetti, I valori della costituzione, Edizioni S. Lorenzo Reggio Emilia 1995, 37-38).

La ringrazio per il suo cortese invito.
Sono molto dispiaciuto che un improvviso aggravamento delle mie condizioni di salute mi impedisca di partecipare di persona alle prossime celebrazioni della Liberazione.
Pur nel costante desiderio di completa e unanime pacificazione nazionale, che ha sempre ispirato tutta la mia vita e che tuttora fermamente mi ispira, tuttavia non posso non rilevare che attualmente i propositi delle destre (destre palesi ed occulte) non concernono soltanto il programma del futuro governo, ma mirerebbero ad una modificazione frettolosa e inconsulta del patto fondamentale del nostro popolo, nei suoi presupposti supremi in nessun modo modificabili. Tali presupposti non sono solo civilmente vitali ma anche, a mio avviso, spiritualmente inderogabili per un cristiano: per chi come me — per pluridecennale scelta di vita e per età molto avanzata — si sente sempre più al di fuori di ogni parte e distaccato da ogni sentimento mondano e fisso alla Realtà ultraterrena. Ciò però non può togliere che anch’io debba partecipare alle emergenze maggiori dei fratelli del mio tempo […]. Si tratta cioè di impedire a una maggioranza che non ha ricevuto alcun mandato al riguardo, di mutare la nostra Costituzione: si arrogherebbe un compito che solo una nuova Assemblea Costituente, programmaticamente eletta per questo, e a sistema proporzionale, potrebbe assolvere come veramente rappresentativa di tutto il nostro popolo. Altrimenti sarebbe un autentico colpo di stato.


 

IL POTERE COSTITUENTE
di Giuseppe Dossetti

 

Intervento conclusivo del Convegno dei Costituzionalisti, organizzato a Milano il 21 gennaio 2995 dall’associazione “Città dell’uomo”

[…]
3. Con tutto questo che ho detto, non voglio per nulla assumere, alla base del mio discorso, il postulato che dal 1948 ad oggi non siano intervenute molte e complesse modificazioni.
È vero il contrario, che certo sono intervenuti dei cambiamenti di grande spessore:
• nel costume;
• nella trama e nell’ordito della società italiana;
• nei suoi dinamismi economici;
• nelle potenzialità, positive e negative, del suo sviluppo;
• nei suoi impulsi, desideri, istinti, individuali e collettivi;
• nella stessa coscienza e gerarchia dei valori;
• da parte di donne e di uomini, di individui maturi e di giovani o adolescenti.
Queste rilevanti e intrecciate mutazioni, per giunta, possono assumere anche un peso maggiore, quando vengan situate in un quadro internazionale radicalmente diverso rispetto al 1945 -‘48 […].
Tutto questo indubbiamente ci pone in una situazione geopolitica e geo-economica totalmente nuova, e ci richiede, da tutti i punti di vista, una capacità di invenzione creativa.
E infine non si può non tener conto di ulteriori cause di trasformazione su un piano ancor più largo, per il mutato e problematico atteggiamento dell’America nei confronti dell’Europa; per la mondializzazione del mercato; e per le istituzioni già profilate per il suo regolamento unitario (GAT ecc.) in senso ancor più sfrenatamente capitalista, capace di determinare veri sconvolgimenti ulteriori nei legami sociali in intere popolazioni dell’Africa e dell’America latina. E non solo in campo economico e sociale ma, quel che più conta, anche in campo culturale, ormai irrimediabilmente aperto all’invasione egemonica della produzione di film e di video nordamericani: questa prevedibile egemonia mediatica ha dato luogo, in Francia, a lunghe e non sopite polemiche, con le quali si è cercato — a differenza che in Italia — di mettere in allarme tutta l’opinione pubblica.

4. Quante e quali di queste cose siano presentì alla coscienza degli italiani, può essere dubbio: ma certo è che può provenirne in molti un’idea confusa che comunque predispone a una voglia di tanti di cambiare le regole fondative, per cambiare, e indipendentemente da una valutazione tanto anche per poco approfondita dei cambiamenti vagheggiati e della loro pertinenza rispetto alle mutazioni reali intervenute o prevedibili […].
Non si vuole, per ora, anticipare un giudizio sfavorevole a singole riforme costituzionali, che siano effettivamente esigite dai mutamenti reali sopra enumerati, ma si vuole dire che codesti mutamenti, per ora, ben raramente hanno dato e danno luogo a riflessioni sistematiche e dotate di una certa plausibilità dottrinale e pratica, e quindi convogliabili, come dovrebbe anzitutto essere, in proposte serie e concrete di leggi ordinarie e di direttive di governo; bensì per ora sono sfociate in una denigrazione aprioristica e molto confusa del nostro Patto fondamentale, divenuto facile pretesto non all’impossibilità, ma alla incapacità di governare e di avviare gradualmente la nostra comunità nazionale verso pacati e già possibili passi di trasformazioni reali.
Ed è appunto questa mitologia sostitutiva che è al centro del conflitto istituzionale, evidenziatosi in tutta la sua dimensione nelle ultime settimane, specialmente tra il capo dello Stato e l’ex Presidente: e non soltanto l’ex Presidente, ma anche vari strati dell’opinione pubblica (anche cattolica) disinformata o volutamente male informata.
Parlo di mitologia sostitutiva: in qualche modo analoga a quello che avveniva nell’antico Israele ogni volta che Dio incominciava a castigare il popolo per la sua apostasia e per il suo falso culto verso gli idoli di Canaan, e invece il popolo interpretava i castighi proprio a rovescio, cioè non li attribuiva al Dio unico e vero che voleva portarlo alla conversione, ma lì attribuiva proprio al suo mancato servizio degli idoli cananei e babilonesi. Come quando ai rimproveri di Geremia da parte di Dio, il popolo rispondeva:
«Non ti vogliamo dare ascolto, anzi, decisamente eseguiremo tutto ciò che abbiamo promesso [agli idoli di Canaan]. Allora [quando li onoravamo] avevamo pane in abbondanza, eravamo felici e non vedemmo alcuna sventura; ma da
quando abbiamo cessato di bruciare incenso alla Regina del cielo [la dea babilonese Ishtar] e di offrirle libazioni, abbiamo sofferto carestia di tutto e siamo stati sterminati dalla spada e dalla fame» (Ger 44, 17-18).

5. È appunto a questa mitologia sostitutiva che in sostanza si riduce tutta la tesi assurda e violenta, sino quasi al limite della rottura eversiva, sostenuta nelle passate settimane e in fondo ancora riproposta dal Polo della destra: cioè la tesi che si appella alla prevalenza assoluta della sovranità popolare come si è espressa nelle ultime elezioni.
Ma la vigente Costituzione afferma sì che la sovranità appartiene al popolo, ma soggiunge anche che esso la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Orbene, sono di tutta evidenza due dati:
• anzitutto questa volontà popolare ha come normale espressione costituzionale la sua rappresentanza nelle assemblee parlamentari, che non sono solo “lo sgabello o la cassa di risonanza del Presidente del Consiglio e del Governo, così che possano essere licenziate quando non servono più. Il Parlamento continua ad essere centro di elaborazione politica, entro le possibilità del risultato elettorale” (Zagrebelsky, La Stampa, 16.1.1995).
• E in secondo luogo, nel caso specifico, non è stata propriamente espressa dalle elezioni una maggioranza omogenea, ma ab initio una maggioranza composita, perché risultante da un cartello elettorale formalmente disomogeneo e contraddittorio. Era infatti costituito da un partito che aveva contratto due diverse e incompatibili alleanze, una nel nord e una nel sud del Paese.
La incompatibilità, che era già palese e dichiarata ancor prima del voto, si è manifestata insostenibile e paralizzante a pochi mesi dalle elezioni stesse, nell’esercizio concreto dell’azione di governo, e poi finalmente conclamata dalla sfiducia di una gran parte del Parlamento.
Venuta così meno la base parlamentare della fiducia al Governo, era del tutto ovvio che il Governo sfiduciato dovesse tirarsi da parte, e non pretendere invece che il Parlamento fosse sciolto e si procedesse subito a nuove elezioni. Non c’era e non c’è nessun motivo costituzionale per pretendere di conservare il potere, e di conservarlo quanto meno sino alle nuove elezioni.
Illegittime — e forse già formalmente eversive — sono state tutte le ripetute e insistenti minacce e pressioni sul Capo dello Stato, volte a condizionare e a ridurre la libertà di scelta che è propria ed esclusiva delle sue prerogative in tali contingenze.
È così dunque che, alla Costituzione ancora formalmente e sostanzialmente vigente, si sono volute opporre ipotetiche norme di una mitica Costituzione ancora non scritta, del tutto immaginaria, sulla semplice base di deduzioni ricavate solamente dalla legge elettorale maggioritaria: deduzioni del tutto infondate e senza nessun precedente in qualunque ordinamento costituzionale.
A parte i tanti discorsi e spettacoli (televisivi) volti solo a esercitare una seduzione ingannatrice, il conflitto è conflitto tra realtà e mito: si potrebbe anche specificare tra una sana democrazia e i miti antidemocratici, alla fine idolatrici, come quelli della babilonese Regina del cielo, cioè i miti della prepotenza, della arrogante occupazione del potere, della conservazione di esso ad ogni costo e contro ogni ragione ed interesse di patria, della palese prevalenza degli interessi privati di un’azienda sull’interesse pubblico della Nazione.
Così la stessa sovranità popolare diventa sempre più una sovranità mitica: a cui in pubblico e nei discorsi seduttori si rende culto e la si sopraesalta, ma di fatto in sostanza la si viola: delegittimando le sue rappresentanze elettive (il Parlamento), tentando sempre più di comprimere l’indipendenza dell’ordine giudiziario, moltiplicando estrose e indebite pressioni sulla Corte Costituzionale, e finalmente cercando con ostinazione sistematica di ridurre sempre di più la libertà della suprema Magistratura della Repubblica. Pressapoco come Mussolini aveva ridotto la libertà del Re, e Hitler aveva ridotto la grandezza mummificata di Hindemburg.
A una sovranità popolare così mitizzata che cosa potrà ancora restare? Un’ultima illusione: l’illusione di una democrazia diretta! Cioè di essere chiamata ad esercitarsi attraverso referendum, resi sempre più frequenti ed agevoli. Ma anche questa è un’illusione. Invece di una democrazia rappresentativa (parlamentare), con le sue procedure dialogiche e le inevitabili mediazioni di ragioni contrapposte a confronto, si avrebbe una democrazia populista, inevitabilmente influenzata da grandi campagne mediatiche, senza razionalità e appellantisi soprattutto a mozioni istintive e a impulsi emotivi, che trasformeranno i referendum in plebisciti e praticamente ridurranno il consenso del popolo sovrano a un mero applauso al Sovrano del popolo.
Non si pensi che io vada troppo fantasticando:
• nella realtà sono già presenti e qualificati i soggetti necessari e idonei;
• si sono già escogitati e alquanto messi in prova alcuni passaggi e alcune procedure;
• si sono già verificati o sono in via di verifica certi possibili consensi;
• si è riscontrato il benestare dì poteri occulti;
• e forse la tolleranza di alti accreditamenti etici.
E così o prima o poi — se continuiamo per questa strada — i mistagoghi dell’utopica Seconda Repubblica potranno iniziare tutto il popolo italiano, o per lo meno una gran parte di esso, ai paradisi artificiali della nuova salvezza.

Giuseppe Dossetti


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