Convegno di Bergamo 2019 (3a)
Dove siamo,
dopo anni di un mondo «governato»
dal capitalismo planetario guerriero ?
I ricchi hanno vinto, per ora ?
Alcuni anni orsono , Warren Buffett, uno dei più rispettati e ricchi finanzieri del mondo (per tanto tempo fu la seconda persona più ricca al mondo) affermò : «da molti decenni stiamo vivendo una lotta di classe mondiale tra ricchi e poveri. Noi ricchi l’abbiamo vinta». Non v’è dubbio che il sistema economico capitalista sia diventato negli anni ’80 il sistema economico dominante tanto da caratterizzare come capitalista l’intero sistema sociale del nostro pianeta.
Il dominio del capitalismo è quasi universale, le variazioni esistenti nelle configurazioni da esso prese per esempio in India, in Russia, in Cina o nel Giappone non costituiscono variazioni di natura strutturale. Né lo furono tra loro il capitalismo detto selvaggio made in USA ed il capitalismo detto buono, renano, made in Germany.
Tutti i tentativi di contrastare ed opporsi al dominio del capitalismo, specie in America latina, oltre a Cuba, in Cile, Ecuador, Bolivia, Venezuela, Uruguay, Brasile… sono stati sobillati , distrutti a colpi di Stato, quando non letteralmente domati militarmente dagli Stati Uniti la potenza bandiera del capitalismo universale.
Non sono mancate addirittura le tesi, fanaticamente dogmatiche, secondo le quali (a) non vi sono alternative al sistema capitalista e (b) la storia delle società umane non potrà più svilupparsi che all’interno della società capitalista. La cosiddetta «terza via» alla Blair, Clinton, Schroeder, Delors, Prodi… al di là di alcuni aspetti positivi (ispirazione umanista) si è rivelata per quel che era sostanzialmente: un tentativo impossibile di dare un volto umano al capitalismo.
Il «nuovo» sistema di dominio globale
Il dominio degli ultimi 40 anni lo ha confermato senza sfumature : il capitalismo è un sistema necessariamente violento fondato sulla proprietà/appropriazione privata di qualsiasi risorsa naturale, artificiale materiale ed immateriale ed umana, da gestire in maniera efficiente in termini di contributo alla crescita del capitale accumulato (monetario e non), in un contesto di libera concorrenza fra produttori e fra consumatori dei beni (e servizi connessi) in lotta/competizione per l’accesso, il controllo e l’uso delle risorse più redditizie e strategicamente importanti.
Centrato sul diritto/potere di appropriazione/proprietà privata delle risorse per la sopravvivenza e la potenza dei più «forti», il capitalismo globale è diventato in questi anni ancor più violento e guerriero di tutte le precedenti forme storiche del capitalismo.
Ha potuto esserlo perché:
- ha legalizzato il principio della crescita del capitale come obiettivo primario e prioritario dell‘economia («regole della casa», dal greco oikos nomos). Tutto è finalizzato e subordinato alla crescita. Per esempio, nel 1987 la comunità internazionale dovette pronunciarsi sul rapporto della Commissione Brundtland dell’ONU sullo «sviluppo sostenibile», paradigma alternativo allo sviluppo senza limiti dell’economia capitalista. Il mondo delle imprese e le classi politiche degli Stati pro-società capitalista erano apertamente ostili all’approvazionee del rapporto. E non fu approvato formalmente dall’ONU. L’ONU fu autorizzata a prenderne atto e a diffonderlo unicamente grazie ad un compromesso secondo il quale l’Assemblea dell’ONU convenne che la crescita economica restava l’obiettivo da perseguire e che uno sviluppo sostenibile ne era una condizione fondamentale necessaria. Ciò spiega perché lo «sviluppo sostenibile» dopo 30 anni dalla sua entrata nell’agenda politica internazionale non ha generato gli effetti ed i risultati tanto proclamati nel mentre le devastazioni ambientali della vita della Terra si sono intensificate ed aggravate (deforestazione, desertificazione, riduzione della biodiversità, riscaldamento climatico distruttore, rarefazione dell’acqua buona per la vita…)
- Ha legalizzato la brevettabilità del vivente a titolo privato e a scopo di lucro. Per la prima volta nella storia umana, a partire dal 1980, per decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti, è stato accordato il diritto di proprietà intellettuale sul vivente (molecole, cellule, geni anche umani), successivamente esteso negli anni ’90 al campo dell’intelligenza artificiale (gli algoritmi). Nel 1998 anche l’Unione Europea ha legalizzato il diritto di brevettabilità del vivente e, poi, dell’intelligenza artificiale.
Cosi facendo è stato offerto ai detentori del capitale privato lo strumento chiave per diventare i reali «signori della vita» per cui oramai la forte tecnologizzazione di ogni forma di vita e delle condizioni di esistenza della vita della Terra è sotto il controllo effettivo del mondo del capitale. Per questo, quando si parla di «finanziarizzazione dell’economia» si vuole significare la svolta strutturale operata dal nuovo sistema di dominio da parte del capitale nel senso della dissociazione crescente non solo tra economia e politica a favore della prima, ma anche tra finanza ed economia reale. Si è entrati in un mondo molto diverso rispetto al passato.
- Ha legalizzato la mercificazione e privatizzazione della moneta a partire dalla seconda metà degli anni ’70. Gradualmente la moneta ha cessato di essere uno strumento sottomesso all’autorità dei poteri pubblici dello Stato per diventare uno strumento sotto controllo dei soggetti finanziari privati (banche, imprese multinazionali, mercati finanziari globali, tecnocrati della finanza ad alta frequenza…). La moneta non è più pubblica ma un bene economico sempre più dominato da soggetti privati. Altrimenti detto, il capitale ha acquisito una reale indipendenza (non solo autonomia) nei confronti del potere politico statale, peraltro sempre meno pubblico.
- Ha legalizzato il principio che i beni naturali essenziali per la vita, come l’acqua, devono essere considerati essenzialmente dei «beni economici», pertanto sottomessi ai principi ed alle regole dell’economia dominante capitalista di mercato. Secondo detti principi e regole, un «bene economico» si definisce in funzione di due criteri: la rivalità (tutti possono cercare di averne l’accesso e l’uso) e l’esclusione (una volta diventato proprietà di un soggetto, tutti gli altri ne sono esclusi). Detta legalizzazione è avvenuta nel 1992 in occasione delle conferenze dell’ONU preparatorie al Primo Vertice Mondiale della Terra a Rio de Janeiro. A questo riguardo, occorre aggiungere che 20 anni dopo, al Terzo Vertice Mondiale della Terra (2012), sempre a Rio, la comunità internazionale ha spinto il chiodo fino in fondo affermando la necessità di monetizzare la natura.
All’era della sottomissione del mondo al capitalismo globale guerriero
Alla luce di quanto detto, una società che dà la priorità assoluta alla crescita del capitale (colorata al verde, per di più in maniera mistificatrice come segnalato in merito allo «sviluppo sostenibile»), che promuove «il diritto» di brevettare il vivente e l’intelligenza artificiale a titolo privato e a scopo di lucro, che mercifica e privatizza la moneta e che monetizza (bancarizza e finanziarizza) la natura, non può che generare una società violenta, in guerra, inegualitaria, escludente, irresponsabile, insana. Ed è ciò che è successo e stiamo vivendo.
All’era del capitalismo globale guerriero, il mondo è marcato da :
- lo smantellamento dello Stato di diritto.
In un’economia capitalista di mercato orientata alla crescita del capitale finanziario (per cui, le imprese sono oggi classificate in funzione della loro capitalizzazione finanziaria e non in funzione dell’occupazione o della sostenibilità dei loro prodotti e o dei processi di produzione…), non ci sono diritti, salvo quello della proprietà libera del capitale. I diritti sono apertamente sviliti, sempre più condizionati alla verifica del merito.
I diritti sono stigmatizzati come espressione di una società di persone che vogliono essere aiutate. Si esalta, invece, l’iniziativa individuale, la rivalità, la competizione, l’ineguaglianza come stimolo alla creatività. Negli Stati Uniti, uno degli slogans più diffusi e condivisi è «Only the strong will survive». Lo Stato stesso, costituzionale, res publica, democratico, del welfare, è stato demolito, non restano che briciole. La politica monetaria e finanziaria è diventata ancor più del passato, un affare di esperti, di meccanismi privati, non trasparenti, sovente al margine tra legalità e criminalità. Sul piano internazionale, il principale ruolo dello Stato è di essere al servizio della crescita e competitività delle imprese, ma in posizione subordinata come sancito dai trattati «commerciali» degli ultimi anni negoziati e firmati dagli Stati stessi (dopo il fallimento del multilateralismo ineguale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio). Questi hanno legalizzato un sistema di risoluzione dei conflitti secondo il quale le imprese private possono portare in giudizio gli Stati qualora essi abbiano adottato misure contrarie agli interessi delle imprese ma l’inverso non è ammesso.
- L’elevazione dell’inuguaglianza (le inuguaglianze) al rango di principio «naturale» delle società umane, riducendo così le pretese politiche di lotta contro i fattori strutturali dell’impoverimento nel mondo ad un problema di creazione di opportunità di partenza e di redistribuzione di reddito monetario a titolo di aiuto per acquisire e mantenere un potere d’acquisto sul mercato dei beni e dei servizi, il tutto senza alterare i fondamenti ed il funzionamento del sistema generatore strutturale dell’impoverimento.
In congiunzione alla naturalità delle inuguaglianze, il capitalismo guerriero è riuscito, in molti paesi, non solo a criminalizzare i poveri favorendo altresì la lotta dei poveri contro gli altri poveri ma, come in Italia od in Francia, a introdurre il delitto di assistenza (per esempio nei confronti degli immigranti detti «clandestini»).
- La de-statalizzazione della democrazia, del potere del popolo, e il predominio degli stakeholders.
I dominanti hanno sistematicamente discreditato le forme di democrazia rappresentativa eletta, preferendo promuovere forme oligarchiche e tecnocratiche di decisione. Da qui l’insistenza e la forza con le quali hanno teorizzato ed imposto il sistema di governance fondato sui portatori d’interesse (gli stakeholders).
Nel contesto oggi dominante, la governance degli stakeholders non è altro che la privatizzazione del potere politico. Gli stakeholders sono menzionati in tutti i campi, in tutte le salse. I dirigenti politici dell’Unione europea sono fra i più accaniti sostenitori del «potere agli stakeholders». Coloro che fossero interessati ad approfondire questi aspetti chiave, vadano a leggere i documenti della Commissione europea in materia di politica della gestione dell’acqua. Un inno indefesso e senza limiti al potere degli stakeholders. È incredibile come proprio gli Europei, cosi fieri della democrazia ateniese, della democrazia svizzera, della democrazia comunale, della democrazia partecipativa, dell’autogoverno, delle autonomie… si siano convertiti in massa al culto degli stakeholders, perché li considerano i soggetti meglio posizionati e capaci di assicurare l’uso efficiente delle risorse al servizio e nel nome dei detentori del capitale. Una visione certo coerente con i principi dell’economia capitalista ma del tutto negatrice della democrazia del popolo, per il popolo, con il popolo.
- La cultura utilitarista desacralizzante la vita come maniera di vedere il mondo.
In sintesi, all’era del capitalismo globale quel che conta più di ogni altra cosa per dare valore alla vita è la sua utilità (di scambio e di uso) attribuitagli dai produttori e dai consumatori. Da qui la riedizione delle antiche e ricorrenti forme di conquista/sottomissione, di colonizzazione/dominio e di schiavitù/asservimento che oggi chiamiamo accaparramento/appropriazione del capitale di terra e di acqua della Terra ad opera dei detentori del capitale finanziario tramite i fondi d’investimento globali privati.
Si tratta di un fenomeno maggiore a livello mondiale che vede come principali protagonisti le banche private (le banche pubbliche sono praticamente sparite) e le imprese globali private europee, nord-americane, cinesi, indiane, russe, arabe mediorientali.
Assistiamo ad una nuova fase planetaria di predazione della vita, nel nome del denaro, della sopravvivenza e del benessere dei più forti, ispirata da una visione reificata puramente strumentale della vita, priva di qualsiasi soffio etico e sociale (di giustizia, di fratellanza ).
Di questa fase Trump e Bolsonaro sono l’espressione la più violenta ed insana popolare (seguiti a distanza dai barbari Salvini, Orban…). Ma lo sono anche gli attori dei paradisi fiscali, i mercanti dei prodotti derivati e dei fondi d’investimento speculativi, gli Stati nucleari ed i principali produttori e mercanti di armi (in particolare delle armi letali autonome quali i robots killers, i droni…).
Che fare ?
Il punto chiave dell’analisi proposta è che la forza del nuovo sistema risiede nella legalizzazione dei principi fondatori e dei meccanismi di funzionamento del mondo che stiamo vivendo. De-legalizzare la legittimità di questo mondo è la via di lotta particolarmente dura, difficile e lunga che dobbiamo intraprendere a tutti i livelli dell’organizzazione umana.
RICCARDO PETRELLA
Professore emerito
dell’Università Cattolica di Lovanio (B)